Amati lettori di questo umile e umido blog, il tema dell’analisi degli elenchi dei massoni calabresi e siciliani, sequestrati dalla Gdf a quattro obbedienze massoniche diventa sempre più caldo.
Da due giorni vi intrattengo con un documento che trovo molto interessante: il verbale di interrogatorio, come persona informata dei fatti, di Giuliano Di Bernardo, ex Gran maestro del Goi, poi fondatore della Gran Loggia regolare d’Italia (Glri) ed infine di Dignity Order.
Di Bernardo il 14 dicembre 2013, per oltre tre ore, nei locali della Dia di Milano, sarà ascoltato dai pm Antonino Di Matteo e Francesco Tartaglia, che indagano sugli anni bui della stagione stragista e vogliono saperne di più sul ruolo, in quel periodo, della massoneria. Analogo interrogatorio, sempre come persona informata sui fatti, Di Bernardo sosterrà pochi mesi dopo con la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
L’ex Gran maestro – che è stato audito anche dalla Commissione parlamentare antimafia a gennaio 2017 – farà mettere a verbale a Milano cose la cui lettura è ancora straordinariamente attuale (rimando al link in fondo per le due precedenti puntate).
Personalmente mi ha colpito la parte in cui Di Bernardo racconta ai pm di Palermo il tormento interiore nel rifiutare la visione degli elenchi completi della P2. Al punto che dopo oltre 20 anni ne parla per la prima volta. Lo interpreta come un atto di liberazione al quale fa poi seguire un’analisi personale non solo sul luogo in cui possono essere conservati gli elenchi completi ma anche – secondo la sua interpretazione resa ai magistrati – sullo “zampino” fatale dello Stato.
Leggete insieme a me questo stralcio di deposizione.
Di Bernardo:…cioè ne parlo con voi la prima volta tanto per darvi un quadro perché in questa situazione disperata tutte le informazioni,
anche quelle che forse non servono a nulla bisogna darle, ecco, questa un po’ era la situazione, non ho mai parlato con nessuno perché quello è stato un mio problema di coscienza, sa, perché io so, non è che lo abbia escluso semplicemente, io c’ho pensato…
Pm1: Anche perché poteva rientrare nell’operazione trasparenza, in qualche misura, no?
Di Bernardo: ho detto, vabbè, se io entro in possesso di questi fascicoli, ho la possibilità finalmente di chiarire questa situazione che poi non era una situazione solo massonica, era politica, economia, militare, tutta… lì c’era tutto, però poi una volta che tu hai tra le mani questi documenti, non ha senso che tu li metta in una cassaforte mandandola ai posteri, se tu ce li hai, hai un dovere morale nei confronti… e dissi che andare a fare ulteriore confusione con tutte queste cose… cioè non ho voluto essere protagonista di una vicenda di questo genere, cioè non è stata semplice per me la decisione di lasciar perdere perché ho pensato anche a tutti gli aspetti positivi che avrebbe potuto dare, però creare un’ulteriore confusione, ecco… ecco, però di questo io non ne ho parlato mai con nessuno, non ne avevo mai parlato con nessuno perché faceva parte un po’del mio senso di responsabilità soggettiva, ecco, in ogni caso sarebbe stata l’accettazione di un atto di corruzione da parte di Gelli, invece, poiché io poi sono una persona corretta, se prendo i documenti poi io mi devo anche impegnare a farlo rientrare, cioè io non bluffo con queste cose se no la nostra coerenza morale dove va a finire, ha capito?
Pmi: Ha mai avuto modo di sapere, a proposito di questi elenchi se fossero conservati in Italia o altrove, questo lo ha mai…
Di Bernardo: Allora, io sono certo che è stato sequestrato quel libro di cui parla il segretario di omissis perché a casa di Gelli c’era quello, non c’erano due elenchi, non c’era nessuna ragione per avere due elenchi, due tipi di elenchi (…)
(…) secondo me anche qui c’è stato un intervento dello Stato a cancellar la verità, questo è quello che penso io, eh!
Pm1: Però se sono stati sequestrati tutti gli elenchi, il passaggio in cui Gelli le propone di essere riammesso è evidentemente successivo alla data del sequestro, quindi questo farebbe pensare ad una persistente disponibilità da parte di Gelli di quegli elenchi, quindi…
Pm: Ma già Gelli ne disponeva.
Pm1: Quindi evidentemente non c’era solo la parte sequestrata!
Di Bernardo: No, è chiaro che Gelli poi teneva gli elenchi anche in altri luoghi, però quello che io sto sottolineando, che gli elenchi sequestrati a Villa Wanda erano completi, questo è il punto, ma Gelli quello che aveva era l’assoluta convinzione che ormai lui era il padrone d’Italia e che poteva fare perché disponeva di questo generale, disponeva di questo, di quest’altro… lui si è sentito il padrone d’Italia, tranquillo (…)
Pm1: Però c’erano anche i nomi dei vertici dei servizi segreti dell’epoca in quegli elenchi, ufficialmente comunicati.
Di Bernardo: Sì, quelli non si potevano, quelli non si poteva non metterceli, poi noi dobbiamo andare a vedere i politici, capito, questa è stata un po’ la cosa che per me resta non dico incomprensibile, cioè ho la mia verità (…)
(…)
Pm: Poc’anzi lei ha indicato la categoria del politici, lo ha fatto sulla base di qualche confidenza che le è stata fatta o di una deduzione?
Di Bernardo: Mah, questa è una deduzione che discende anche dalle riflessioni che ho fatto con altri in quel momento, ecco, cioè lì chi si voleva coprire erano i vertici dello Stato, perché che un generale dei Carabinieri faccia parte della P2 mi interessa fino a un certo punto, ecco, ma che non so, il primo ministro, cioè i vertici istituzionali siano nella P2 e allora è grave, non è come diceva Gelli quando parlava che 350 parlamentari erano alla sua obbedienza, lì stiamo parlando di parlamentari, ma in quell’elenco, in quell’elenco si indicava i vertici dello Stato, ecco, questa sarebbe stata la bomba eclatante, i vertici dello Stato!
(…)
Pm1: Ma al Grand’Oriente nessuno aveva, è vero, parliamo di una loggia coperta, però all’interno del Grand’Oriente nessuno aveva la possibilità di verificare…
Di Bernardo: No. Solo il Gran Maestro aveva questa possibilità (…)
(…)
Pm1: Domanda non priva di margini di ingenuità, ma lei sulla base delle sue conoscenze, potrebbe avere un’idea di chi e dove possa oggi conservare queste copie?
Di Bernardo: No, no, ma questo è… Molti si sono chiesti ma evidentemente non sono qui, sono all’estero, ecco, che ormai la sua casa l’hanno rovesciata, le banche, cioè i possibili luoghi, i figli, i nipoti, le nuore, eccetera, eccetera, hanno guardato dappertutto, secondo me questi documenti sono all’estero, sono all’estero, ormai Gelli è vecchio, più che novantenne (morirà il 15 dicembre 2015, ndr) , non fa più nulla, quindi è una vicenda che ormai si sta estinguendo però restano i problemi a monte, restano i problemi a monte, c’è chi ha cercato di raccogliere l’eredità di Gelli ma nessuno c’è mai riuscito, sembrava qualche anno fa che Gelli avesse chiamato a raccolta un gruppo di persone per dire: voi dovete continuare, eccetera, eccetera, ma le cose che mi si dicono, questo gruppo in mancanza del leader, ecco, ci vuole un leader per tutte le cose umane, mancando (inc.) si è sciolto, niente, ormai della P2 ne parla la storia ma restano a monte tutti i problemi insoluti. Io son convinto che se questi problemi non si risolvono è perché c’è lo zampino dello Stato, questa è la mia convinzione.
Ora mi fermo ma a breve continuo.
(si leggano anche
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