Rete di Matteo Messina Denaro/2 Il pentito: «La maggior parte delle decisioni erano subordinate alla loggia»

Amati lettori di questo umile e umido blog, da ieri mi sto occupando dell’interrogazione presentata il 2 febbraio dal senatore Beppe Lumia (Pd) al ministro dell’Interno Angelino Alfano sulla rete di protezione che garantisce da (appena) 22 anni la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Il cuore dell’interrogazione è la richiesta al ministro di acquisire gli elenchi dei massoni trapanesi (e non solo) perché – come del resto emerge dalle indagini della Procura di Palermo ed è già emerso da quelle della Procura di Trapani ad esempio per il delitto Rostagno – è tra i “grembiuli” sporchi, oltre che nella borghesia mafiosa e nella politica allevata a santini e vangelo, che si alimenta il circolo protettivo di Messina Denaro e dei suoi indegni sodali.

Rimando al link http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/02/10/rete-di-matteo-messina-denaro1-beppe-lumia-chiede-al-ministro-alfano-di-acquisire-le-liste-dei-massoni-siciliani/ per quanto scritto ieri e vado avanti con quanto scrive nella sua interrogazione Lumia: «proprio in un verbale di interrogatorio dell’ex patron del Trapani, Nino Birrittella, arrestato nel 2005 (ora collaboratore di giustizia, ndr), perché, come da sua stessa ammissione, componente della cupola mafiosa legata a Messina Denaro, si parlerebbe di massoneria. Secondo Birrittella infatti sarebbe necessaria per avere agganci utili e la maggior parte delle decisioni erano subordinate a questa (…) La loggia, sempre secondo le dichiarazioni rese da Birrittella, si riuniva il martedì in un ufficio in un palazzo di corso Italia, nel cuore di Trapani. La loggia avrebbe influito direttamente sugli uffici pubblici, la Prefettura, il Comune, la Camera di commercio, l’ospedale, e avrebbe avuto inoltre un controllo sulle attività giudiziarie condotte nella vicina Procura».

Ora, come sempre ripeto, sta alla magistratura cercare riscontri alle dichiarazioni di un pentito (se sia credibile o meno non sta a me, come sempre ripeto, dirlo) ma è certo che la pista della massoneria deviata va battuta con ogni forza possibile e immaginabile come, proprio il processo Rostagno (e lo vedremo nei prossimi giorni su questo umile e umido blog) testimonia. Anche se, come insegna la storia del pm Agostino Cordova (ma anche, vedremo, quella del vicequestore ed ex capo della Squadra Mobile di Trapani Saverio Montalbano) chi tocca i fili della massoneria alla ricerca dei “fratelli disobbedienti” muore (non c’è bisogno che venga fatto fuori fisicamente, basta l’isolamento prima e la diffamazione poi, o viceversa, fate voi, tanto è lo stesso).

E proprio la storia di Montalbano ci consente di legarci al processo Rostagno, per capire quanto forte sia il ruolo della massoneria (di mille obbedienze diverse, ufficiali e no) a Trapani e le Trapanese e quali enormi ostacoli dovranno essere superati per tentare di penetrare un muro pressoché inscalfibile.

Ma di questo – abbiate pietà del vostro umile e umido scriba – comincerò a scrivere domani.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (si vedano anche

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/12/01/sua-latitanza-matteo-messina-denaro-e-lombra-lunghissima-della-massoneria-parola-a-francesco-lo-voi/)

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/12/02/francesco-lo-voi-cosa-nostra-ha-una-collegialita-mobile-qual-piuma-al-vento-e-forse-il-capo-assoluto-non-e-messina-denaro/)