Ora che sono state pubblicate sul sito della Commissione parlamentare antimafia, sono andato a leggermi le audizioni dei Gran maestri della Gran loggia regolare d’Italia (Fabio Venzi) e del Gran maestro della Gran loggia d’Italia degli Antichi liberi accettati muratori (Antonio Binni).
Di ambo le audizioni (svoltesi il 24 e il 25 gennaio 2017) mi hanno colpito molte cose, atteso il gigantesco clima di collaborazione tra Rosy Bindi e i due Gran maestri e atteso il fatto che la sfida aperta tra le parti corre legittimamente sul filo del diritto. E’ quello e solo quello il terreno – ma lo capirebbe quasi chiunque – della “disfida” tra obbedienze massoniche e la Commissione antimafia con la presidentessa Bindi in testa.
Vorrei partire con una prima cosa che mi ha colpito nell’audizione di Venzi (altre ne seguiranno domani) e che si riferisce a quelle aree geografiche che sono sotto indagine anche della Commissione antimafia.
Ad un certo punto costui dichiara, infatti, a proposito della Calabria: «…soprattutto c’è stata una mia personale richiesta di evitare la fondazione di logge nella dorsale ionica».
Subito dopo costui, accostando la storia della Calabria a quella della Sicilia, prosegue: «La cosa che, secondo me, è interessante sottolineare per quanto riguarda questa obbedienza che rappresento è l’altissimo livello culturale, di studi, all’interno di queste due regioni, in particolare della Calabria. Noi abbiamo delle logge di ricerca all’interno della Gran Loggia a livello nazionale delle quali io sono il maestro venerabile, ma sono logge che si riuniscono a Roma. L’attività culturale in Calabria è talmente importante che mi sono determinato a fondare una loggia di ricerca a livello regionale nella regione Calabria».
Evidentemente, però, a Bindi non era sfuggito il riferimento alla zona ionica e dunque domanda a Venzi se solo nella ionica aveva proibito la fondazione di logge e qui colui afferma che «non è stata una vera e propria proibizione».
Bindi non molla l’osso, forse non capisce del tutto e affonda: «Il motivo qual è? C’è stato qualche fatto che ha riguardato direttamente la vostra loggia o è stata una misura preventiva?».
E qui Venzi dà una risposta che vi prego di leggere attentamente perché – a modesto avviso di questo umile e umido blog dotato, in vero, di scarsissima materia grigia – non merita commenti ulteriori: «È stata una misura preventiva, perché, leggendo un pò le notizie sull’attività della mafia calabrese, all’interno della regione…Poi, insomma, mia moglie è calabrese e io sono di origini calabresi da parte di madre. Conosco la regione e le peculiarità da questo punto di vista. Da un certo punto di vista preventivo ho disincentivato, se possibile, la nascita di logge in quella zona della Calabria».
Par di capire che «la mossa preventiva» vale solo per quell’area anche ma allora Bindi (e chi con lei si pone la stessa domanda) non è poi così fuori di testa quando chiede di fare un esame a tutte le obbedienze massoniche su altre aree geografiche, diciamo cosi, le cui «peculiarità» dal punto di vista mafioso è conosciuta “urbi et orbi”.
Fossi stato un parlamentare della Commissione – alla luce della risposta illuminante che fa implicitamente chiarezza anche sul perché la magistratura antimafia si interessi così tanto a certe aree geografiche – avrei dunque fatto una domanda banale banale: ma è solo la zona ionica della Calabria quella in cui è “raccomandabile” tenere gli occhi spalancati e «da un certo punto di vista preventivo» disincentivare «se possibile, la nascita di logge?».
Il 25 gennaio è il turno di Antonio Binni a capo della Gran loggia d’Italia degli Antichi liberi accettati muratori, che prosegue sullo stesso filone di ragionamento. Binni in Calabria ha sette logge a Catanzaro, 28 a Cosenza, tre a Crotone, 14 nella Magna Grecia, cioè Corigliano Calabro e tutta la costa, cinque a Reggio Calabria e tre a Vibo Valentia. In Sicilia 44 logge, delle quali 14 ad Agrigento, cinque a Catania, quattro a Messina, sette a Palermo, due a Ragusa, quattro a Trapani e otto a Siracusa.
E per capire di che pasta è fatta la Calabria, Binni vuole fare una precisazione: «il numero della Calabria è legato all’elezione che mi ha portato alla riconferma, perché i fratelli calabresi, che evidentemente non mi amano molto, hanno fatto la moltiplicazione dei pani, nel senso che hanno frazionato delle vecchie logge per avere un numero maggiore di voti, quindi oggi figurano 60 logge, ma in effetti il numero di riferimento concreto è 889 fratelli, che è il dato reale, mentre il numero di 60 è un numero artificiale. Purtroppo per loro ho vinto io».
Ma ce n’è anche per la Sicilia, quando Bindi gli chiede cosa significasse che lì erano «poco amati», Binni non si sottrae e risponde: «Poco amati, perché loro dicono che comandano loro». Bindi incalza: «Loro chi? La Sicilia quindi non vuole essere controllata» e Binni di rincalzo: «Neanche la Calabria. Io non sono tenero, perché, quando vinco le elezioni, tolgo gli incarichi a tutti quelli che non vogliono obbedire, come si dice a Bologna “li metto in garage”, ossia in condizione di non poter nuocere».
A domani con nuovi approfondimenti ma intanto già con questo ce n’è abbastanza di che continuare a riflettere.
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