Rosy Bindi quelle audizioni di Stefano Bisi, Gran maestro del Grande oriente d’Italia (Goi), deve essersele proprio legate al dito. Nessuna soddisfazione avvertita, nessuna collaborazione percepita. Solo no, no e ancora no alla richiesta di porgere l’altra guancia. Anzi gli altri elenchi. Quelli degli iscritti al Goi in Sicilia e in Calabria. E poi quel continuo e irritante richiamo alla legge sulla privacy opposto da Bisi…No, proprio no. Tra i due senesi – uno della città e l’altra della provincia – non devono proprio correre buon sangue e simpatia. Ma sentimenti ed emozioni, chiariamolo, non entrano in gioco quando si fa ricorso ai poteri giudiziari assegnati per legge alla Commissione parlamentare antimafia.
Con puntuale determinazione, nel comunicato stampa emesso al termine dei sequestri degli elenchi dei massoni di quattro obbedienze nelle due regioni, Bindi ha dichiarato che «le operazioni di perquisizione e sequestro sono iniziate presso le sedi nazionali delle quattro obbedienze alle ore 15.30 di ieri e, limitatamente al Goi, si sono protratte per tutta la notte, terminando alle ore 6.30 di questa mattina. Il materiale acquisito, sia informatico sia cartaceo, è custodito nella sede della polizia giudiziaria».
Mentre per le altre tre obbedienze – Gran loggia regolare d’Italia, Serenissima gran loggia d’Italia e Gran loggia d’Italia degli Antichi liberi accettati muratori – il tempo in compagnia della Guardia di finanza è passato più velocemente, quello del Goi è terminato all’alba, anzi dopo, quando il primo traffico cittadino cominciava a tormentare la Capitale, già massacrata di suo dalla vita e dalla politica.
Lo Scico della Gdf – investito della missione che ha portato a termine con grande professionalità – ce ne ha messo di tempo per sequestrare gli elenchi. Già, perché il decreto presentato a Bisi era sì di sequestro ma prima bisognava perquisire. E così quando i 13 finanzieri che intorno alle 16 hanno bussato al cancello di Villa Vascello si sono affacciati per farne entrare solo 3, lo stesso Bisi che li ha accolti, ha pensato bene di farli entrare tutti per cortesia ed educazione.
Il Gran maestro ha indicato scaffali ed elenchi, server e pc dove attingere il materiale utile alla bisogna ma evidentemente, per mandato specifico, questo non è bastato, non poteva e non doveva bastare agli uomini della Gdf che, così, hanno fatto fino in fondo il proprio dovere, cercando ovunque gli elenchi o, forse è meglio dire, i documenti nei quali sono inseriti i nomi e i cognomi degli affiliati di due regioni dal 1990 ad oggi. A quanto riferisce ufficialmente il Goi quei documenti sono stati cercati anche nel guardino di Villa Vascello dove spicca, nel verde curatissimo, un enorme compasso bianco. Li avranno trovati tutti?
Già, il giardino sul colle del Gianicolo, dove si erge la splendida dimora che ospita la sede nazionale del Goi, costruita nel ‘600 seguendo le preziose indicazioni di Gian Lorenzo Bernini. Dalla metà del ‘700 è stata utilizzata come “Casino degli Agrumi” e ospita alberi secolari e busti e monumenti dedicati a figure storiche illustri del Grande oriente d’Italia.
Dal 1980 il “Casino degli Agrumi” è di proprietà del Goi, che ne fece la propria sede nazionale nel 1985 dopo l’abbandono forzato della sede storica di Palazzo Giustiniani.
Già Palazzo Giustiniani. Ma di questo scriverò a breve.
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