“Salvo e le mafie”: un libro ma, soprattutto, un pezzo di cuore per chi in petto ha la legalità

Ho pensato e ripensato a come presentarvi un libro che non è un libro ma un pezzo di cuore. Direte voi: come un pezzo di cuore?

Già, un pezzo di cuore, credetemi. Quello di Riccardo Guido, amico e prezioso collaboratore, negli anni, della Commissione parlamentare antimafia. Il suo impegno per la legalità non è infatti un’ipotesi ma una certezza, come sa chi lo conosce. Nel suo cuore battono legalità, principi e valori.

Ha scritto un libro, ebbene sì. Si chiama “Salvo e le mafie”. Lui l’ha scritto, per le edizioni Sinnos, e Sergio Riccardi l’ha illustrato.

E già, perché questo libro è rivolto ad una fascia di età – quella che va dai 9 ai 15 anni – che è un investimento per la democrazia

Posso dire che Riccardo investe sul futuro?

Certo che posso dirlo visto che un grande siciliano come Gesualdo Bufalino scriveva che la mafia non si sconfigge con un Esercito ma con un esercito di insegnanti. E questo libro – che può contare sulla presentazione di Raffaele Cantone, magistrato che ha bisogno di poche…presentazioni – è un testo che insegna. Insegna cosa è la Giustizia e cosa il suo contrario. Insegna cosa sono i valori e quanto pesano i disvalori mafiosi sui ragazzi che si affacciano alla vita. Insegna cosa è bene e cosa è male. Banale? No: vitale. E per raccontare le cose vitali ci vogliono cuore e maestria.

Posso dire che mentre la politica chiacchiera Riccardo fa i fatti? Certo che posso dirlo perché se la politica parolaia si avvita su se stessa promettendo mari e monti, chi, come Riccardo prende il cuore in mano e scrive un libro, non promette ma dà. Dà uno strumento che è un anello di legalità. Nulla di più, nulla di meno. Tanta roba, però, direbbero i giovani ai quali Riccardo si rivolge.

«E’ un volume pensato soprattutto per le scuole, ma non solo – dice Riccardo – . Servirà a sviluppare un lavoro in classe, attirando l'attenzione dei ragazzi anche grazie alle illustrazioni, ma non è un manuale scolastico. L'obiettivo è più di suscitare domande che dare risposte. La particolarità, rispetto ad altri libri, è che la figura "positiva" alla fine non è un magistrato o un poliziotto, ma un collaboratore di giustizia (un pentito). L'ho scelto perché parlando nelle scuole mi sono reso conto che il tema del "tradimento" è un tema complicato che i docenti hanno difficoltà a gestire ed era anche, forse, il modo migliore per far passare il messaggio che le mafie si battono rompendo i patti sbagliati».

Già, il tema del pentimento è delicatissimo e ci vuole coraggio ad affrontarlo perché chi lo ha fatto in magistratura (penso innanzitutto a Giovanni Falcone) ha lasciato un segno indelebile che purtroppo i suoi stessi colleghi non hanno saputo vivificare con la stessa forza, capacità ed autorevolezza.

Ben venga questo libro e ben venga, spero, l’attenzione delle scuole che – soprattutto al Nord – ancora credono che le mafie siano una questione biecamente meridionale. Aprite, apriamo gli occhi. Se riusciamo a farlo anche seguendo il racconto nella nuvola di un’illustrazione di Sergio Riccardi, tanto di guadagnato per la democrazia che verrà.

r.galullo@ilsole24ore.com