Cosa Nostra, politica e impresa

Lavorare stanca. Per questo alcuni politici siciliani hanno pensato bene, tra Trapani e Agrigento, di lavorare pochissimo: bastava mettersi al riparo dentro le grandi braccia di Cosa Nostra per arricchirsi e far arricchire. Ma il processo Alta Mafia, condotto da un magistaro serio e capace come Fernando Asaro, della Dda di Palermo, ha posto fine (almeno in primo grado) all’andazzo. All’imputato principale, un politico che ha attraversato decine di partiti e che riceveva tranquillamente nel suo studio tappezzato di cimici il capo cosca della zona, sono stati inflitti 16 anni. Bene così.

Da un capo al’altro, un altro magistrato della Dda di Palermo, Costantino De Robbio, sta dando la "caccia" a un imprenditore – prosciolto in primo grado dall’accusa di mafia – che in base ad un’alchimia bizzosa è stato assolto perchè cedere alla prevaricazione della mafia in un territorio come Bagheria è putroppo fisiologico. Parola più parola meno, il concetto è questo. De Robbio e i suoi colleghi non si sono arresi e hanno presentato appello. Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ha gridato allo scandalo e alla vanificazione dei tanti appelli e atti concreti degli imprenditori puliti contro Cosa Nostra. La speranza è che la giustizia davvero trionfi, perchè le prove nei confronti di questo imprenditore, ottantenne e con un passato di contiguità mafiose lungo come un’autostrada, appariva ai più evidente. Ai più, non al giudice che l’ha assolto.

Entrambe le storie saranno raccontate dai diretti interessati nella trasmissione in onda su Radio24 "Guardie o ladri" alle 19.30

roberto.galullo@ilsole24ore.com