Non c’è che dire: all’onorevole Davide Mattiello – 44 anni, un passato da braccio destro di Don Luigi Ciotti, eletto come indipendente nelle fila del Pd – piace andare controcorrente.
Pur sapendo che ha meno di zero possibilità di farla tramutare in legge da questo Parlamento, il deputato torinese depositerà domani (salvo sorprese) una proposta di legge shock con la quale punta ad aprire un dibattito che spetterà (forse) al prossimo Legislatore cogliere.
In attesa di quel momento (se mai verrà) tocca alla classe dirigente e alla politica di questo Paese interrogarsi su una proposta di legge che mira non solo ad aumentare le pene per chi promuove o dirige un’associazione segreta (articolo 1) ma, soprattutto, a impedire che aderiscano alla massoneria magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, dirigenti della Pa, ufficiali dirigenti delle Forze Armate, avvocati e procuratori dello Stato, personale militare e delle Forze di polizia di Stato, personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia, personale di livello dirigenziale del Corpo nazionale di Vigili del Fuoco, personale della carriera dirigenziale penitenziaria, professori e ricercatori universitari (articoli 2 e 3).
Se la legge entrasse in vigore oggi aprirebbe dei giganteschi vuoti di organico tra i ranghi sopra citati. Questa pdl, inoltre, entra a piedi uniti nella contesa che la Commissione parlamentare antimafia (di cui Mattiello fa parte) ha aperto da sei mesi con le principali obbedienze massoniche alle quali ha chiesto gli elenchi degli iscritti, ricevendo in cambio il due di picche.
La proposta di legge prevede – a integrazione della cosiddetta legge Anselmi, n.17 del 25 gennaio 1982 – che chiunque promuove o dirige un’associazione segreta o svolge attività di proselitismo a favore della stessa è punito con la reclusione da 3 a sette anni. La condanna importa la interdizione dai pubblici uffici per dieci anni.
E ancora: chiunque partecipa ad un’associazione segreta è punito con la reclusione da 2 a cinque anni. La condanna importa l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. La competenza a giudicare è del tribunale.
Fin qui l’articolo 1 della proposta di legge ma è con il secondo articolo e i terzo articolo – a giudizio di questo umile e umido blog – che Mattiello interviene pesantemente sul dibattito intorno alla piena attuazione della Costituzione.
Niente massoni nello Stato
«Le Istituzioni repubblicane tanto vanno salvaguardate dalle indebite ingerenze di organizzazioni criminali masso-mafiose – si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge di Mattiello – quanto vanno più generalmente salvaguardate da non meno indebite ingerenze che possano realizzarsi nel momento in cui la persona preposta ad una funzione pubblica delicata, appartenga ad una organizzazione, pur legale, che fondi il proprio sodalizio associativo su vincoli di obbedienza tali da inquinare, anche soltanto nella percezione pubblica che se ne possa avere, l’imparzialità di giudizio e la libertà d’animo che il cittadino deve potersi aspettare».
Non esistono norme di legge che sanciscano la incompatibilità tra l’appartenenza a organizzazioni come la massoneria (rectius: il dedalo di massonerie) e lo svolgimento di una funzione pubblica (magistratura in primis). Da qui nasce la seconda esigenza legislativa: stabilire per legge una volta per tutte la incompatibilità tra queste due posizioni. «Una incompatibilità – spiega Mattiello – che faccia perno sul concetto adoperato dal Csm la dove si debba descrivere il tipo di associazione appartenendo alla quale non si possa svolgere una funzione pubblica direttiva: associazioni che comportino u n vincolo gerarchico e solidaristico particolarmente forte attraverso l’assunzione in forme solenni di vincoli come quelli richiesti dalle logge massoniche. Una incompatibilità che si fondi sull’art. 97 e 98 Cost., oltre che sui già richiamati 101 e 104. Tra le obiezioni che si possono muovere a questa seconda prospettiva, una delle più immediate direbbe che una simile previsione potrebbe essere facilmente vanificata, commutando l’appartenenza palese ad una organizzazione legale, in appartenenza occulta a quella medesima organizzazione legale».
Ora non resta che attendere le reazioni, compresa quella (ampiamente legittima e prevedibile) delle obbedienze massoniche che grideranno ancora una volta alle liste di proscrizione, alla caccia ai massoni, al rischio terrorismo, alle lese guarentigie costituzionali, a Mazzini e Garibaldi etc etc.
Mi viene però un dubbio: ma se uno non rivela la propria affiliazione, che cosa succede? Come e chi lo potrà mai scoprire atteso il fatto che gli elenchi – e lo vediamo nell’occasione in cui la Commissione li chiede senza risultati – restano nelle stanze delle Obbedienze?
E un dubbio ancora: ma qualora mai si scoprisse l’affiliazione o l’affiliato non la rivelasse, quali sono le sanzioni?
Domande che lascio al dibattito, nella consapevolezza che il merito intellettuale di Mattiello si infrangerà contro un fragoroso silenzio di tutte le forze politiche. Compresa la sua, dalla quale (mi scrivono in tanti) non è più indipendente da settembre 2016 (nessuno è perfetto).
(si leggano anche