Elenchi massoni/ Faro della Commissione antimafia sulle Stelle d’Oriente? Domande su Occhionero e Monterosso

Una parte dell’audizione che il 18 gennaio ha sostenuto il Gran Maestro del Goi (Grande oriente d’Italia) Stefano Bisi è stata incentrata – a sorpresa – sulle Stelle d’Oriente (si veda da ultimo http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/01/18/stefano-bisi-gran-maestro-del-goi-ho-gia-spiegato-perche-non-possiamo-fornire-gli-elenchi-dei-fratelli/).

Chi sono? Sorelle, mogli e madri, cugine, zie o parenti donne dei massoni iscritti al Goi che nelle logge non ammettono presenze femminili. Ed allora – mutatis mutandis – non hanno logge ma “capitoli” perché, come si legge sul sito, «solo la componente femminile, appartenente d’adozione alla famiglia massonica, è in grado di sopportare l’estremo salto iniziatico che la natura estremamente intuitiva femminile riesce a subire ricavandone conoscenza».

Il sito umbro del Goi specifica qualcosa in più (e forse di diverso): «L’ordine della Stella d’oriente è l’unico ordine riconosciuto dalla massoneria regolare che accoglie uomini e donne insieme, che testimoniano nella vita un impegno di ricerca iniziatica per un rinnovamento personale ed interiore, e si affianca alla massoneria universale condividendone gli ideali e le finalità di perfezione spirituale e sociale». Inoltre, a quel che mi risulta, il principio regolatore è che alle riunione dei “capitoli” sia sempre presente un massone dell’obbedienza per verificare la regolarità dei lavori.

Per mio profondo limite non ho capito nulla di «estremi salti» e di «ricerche iniziatiche» ma so che, dopo l’istituzione di una commissione voluta dal Goi, l’ordine della Stella d’oriente è nato a Napoli il 5 novembre 1965 ed è definita dallo stesso «un’organizzazione paramassonica femminile».

Sempre per lo stesso profondo limite non so neppure cosa possa significare organizzazione paramassonica (o è massonica o non lo è, tertium non datur, anche perché se quelli si chiamano “fratelli”, loro si chiamano “sorelle”) ma mi consola un po’ il fatto che lo stesso limite cognitivo lo ha la presidente della Commissione parlamentare Rosy Bindi che ne ha chiesto conto a Bisi. La risposta è stata che – per quanto a sua conoscenza, essendo un’entità paramassonica – i capitoli vengono di solito ospitati nelle sede del Goi e nelle case massoniche.

E ce ne se sono, ah se ce ne sono. Al nord sono a Torino, Genova, Imperia, Venezia, Pisa, Firenze oltre che a San Marino, al centro sono a Terni e, Roma mentre al sud sono a Napoli, Taranto, Cosenza e Rende (due, dunque, nel raggio di zero chilometri essendo rende attaccata a Cosenza come una cozza al suo scoglio) Reggio Calabria, Palermo, Sciacca e Siracusa. In tutto 16 più quello di San Marino.

Ma veniamo all’interesse della Commissione antimafia per le stelle femminee del firmamento (para)massonico.

Tutto nasce, in vero, dalla domanda che il 3 agosto 2016 venne fatta in Commissione antimafia sull’appartenenza o meno alla massoneria del segretario regionale della Sicilia Patrizia Monterosso.

Quel giorno Bisi disse: «Essendo il Grande oriente d’Italia formato solo da uomini, la dottoressa Monterosso non c’è, ovviamente. Se fa parte di altre obbedienze, questo non lo so. Mi ero preparato su questo…», confermando quanto il giorno prima aveva detto il Governatore della Sicilia Rosario Crocetta e quanto la stessa Monterosso aveva affermato. Il pentito Giuseppe Tuzzolillo vicino al boss Matteo Messina Denaro, aveva infatti detto che  «era una nostra sorella in massoneria e si occupava degli interessi di tutti i componenti della Loggia La Sicilia (…) La Monterosso faceva parte della loggia di Castelvetrano, perché era la più vicina al presidente…». Dichiarazioni messe a verbale e ora tra gli atti del processo d’appello all’ex presidente Raffaele Lombardo.

La reazione di Monterosso non si fece attendere: «Non capisco il perché di quelle parole. Lo denuncerò per calunnia.  Non conosco la persona che ha dichiarato quelle cose – disse Patrizia Monterosso il 19 aprile a Livesicilia.it – e non conosco nessuna delle persone citate in quell’articolo. Non faccio parte e non ho mai fatto parte della massoneria. Né potrei mai farne parte in futuro».

Sappiamo che a Castelvetrano c’è il Goi ma abbiamo visto che non c’è l’ospitalità per le Stelle d’oriente.

Resta il fatto che qualcuno  ha chiesto a Bisi se Monterosso fosse una stella (d’oriente) e che la Bindi stessa chiedesse lumi sulle Stelle d’oriente. Lui ha rimandato al mittente la domanda, spiegando che non ne sa nulla. Se fosse vero che ne fa parte – non c’è nulla di illecito o illegale – resta da capire chi nel ramo familiare sarebbe massone del Goi (cosa lecita anch’essa, sia ben chiaro).

Fatto sta che la domanda ha dato il viatico per capire se Bisi sapesse qualcosa magari di Francesca Maria Occhionero e il Gran maestro ha replicato la risposta precedente, dicendo di non saperne nulla e che massone non è. Qui, però, almeno sappiamo che il fratello – Giulio – del Goi faceva parte e a seguito dell’indagine che gli è capitata tra capo e collo a Roma, è stato sospeso.

Quando restano in fase di stallo le voci sull’arrivo delle Forze dell’Ordine, spedite dalla Commissione antimafia nella sede nazionale del Goi per prendere gli elenchi di Calabria e Sicilia (solo quelli? E perché, eventualmente, solo quelli?) resta da capire se verranno richiesti anche quelli delle Stelle d’oriente (quali, anche in questo caso, e per quale motivo).

C’è da credere che la risposta delle “sorelle” sarà la stessa dei “fratellli”: niente elenchi e questo lo possiamo arguire dal fatto che Rosy Guastafierro, che è a capo del gran capitolo, il 28 ottobre 2016, fiutata l’aria per i “fratelli”, con un lungo comunicato stampa sul sito, a seguito delle «insistenti richieste di pubblicità indiscriminata degli elenchi» (ma quando mai? Casomai è vero il contrario: elenchi iperblindati nelle mani della Commissione antimafia) ha dichiarato che «non è la semplice richiesta di un elenco di affiliati, quello che scorgiamo è il sintomo chiaro e manifesto della rinascita dell’intolleranza e della disgregazione. Tutto ciò ha una sua realtà oggettiva, materializzata dai comportamenti sempre più egoistici e deviati dal bene comune che si concretizza nella non accettazione, nel sospetto, nell’invidia e nella volontà di distruggere i legami fraterni che sono alla base di una società in progresso. Dobbiamo reagire, carissime sorelle e carissimi fratelli, da un lato non cedendo alla tristezza melanconica che coglie chi si trova solo a percorrere cammini sempre più aspri, dall’altro rimanendo uniti ed anzi compattandoci in modo da opporre all’ostilità ed al sospetto la cortesia e la trasparenza, pur con la consapevolezza che la nostra fedeltà agli ideali dell’Ordine e la nostra lotta per essi potrà essere tradita persino da coloro che, pur trovandosi tra di noi, hanno smarrito la strada della luce attirati dalle lusinghe profane degli onori».

Se il buongiorno si vede dal mattino, sarà un’altra guerra tra stelle e commissari (antimafia).

r.galullo@ilsole24ore.com

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