Mammasantissima/11 «Giudici nella massoneria reggina»: parola di chi lo sa, l’avvocato Paolo Romeo

Cari e amati lettori di questo umile e umido blog, dopo un periodo di pausa, da giorni ho ripreso a scrivere dell’indagine Mammasantissima della Procura di Reggio Calabria (molto ne ho già scritto sul Sole-24 Ore). Per i servizi precedenti rimando ai link a fondo pagina.

Al centro di ogni più recente manovra, per investigatori e inquirenti, c’è sempre lui, l’avvocato già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa Paolo Romeo.

Da giorni stiamo vedendo come sia evidente che il prossimo obiettivo sarà stanare i servitori infedeli dello Stato che hanno fatto parte e fanno parte di quella cupola mafiosa “invisibile” e “riservata” in Calabria. Consci che analoghi riscontri altre Procure del sud stanno cercando per altre aree del Paese.

Un aiuto lo dà – non credo per caso ma conscio fino in fondo delle cose che dici e dei messaggi che lancia – proprio il prode Romeo nel corso di un interrogatorio con i magistrati a seguito dell’ indagine Fata Morgana, che ha preceduto di poche settimane Mammasantissima e che pure lo vede ampiamente coinvolto.

Rivolgendosi al pm che lo interroga, Romeo dice: «Se Lei voleva fare una battuta le dico che io capisco perché non è normale, cioè capisco che è un fatto anormale e quindi capisco che quel soggetto sicuramente è un massone. Ma per fare quel gesto o quel segno al suo interlocutore è perché immagina… Allora avete ragione quando lo scrivete voi che io vengo probabilmente percepito – e me ne do conferma per queste cose che vi racconto – come un uomo… Ma il dottor Mandrillo ha dovuto scrivere per forza nella sua richiesta di autorizzazione a procedere dove non c’era la richiesta di arresto all’epoca, l’ha dovuto scrivere che io per poter dispiegare i poteri che poi mi attribuivano o le azioni che mi si attribuivano dovevo avere un ruolo apicale all’interno di servizi segreti, di massoneria e chi più ne ha più ne metta. Addirittura i collaboratori – che ho letto pure oggi sulla Gazzetta – mi dicono che io abbia fatto parte di Gladio oppure no. Sono riportate sulla Gazzetta oggi. C’è pure qua nell’ordinanza, non è che i giornalisti compiono…».

Il pm, tra il brusco e il rusco, non si fa certo frastornare dal panegirico e gli chiede: «Mi dice quali di queste persone massoni oggi riconosce a Reggio come quelli fruitore di vantaggio?».

Sublime la risposta dell’avvocato indagato Romeo: «Qualche avvocato, qualche giudice forse».

E in quel «qualche giudice» ma soprattutto in quel «forse» c’è un mondo che per il momento Romeo tiene per se ma che, vedrete, prima o poi, in un modo o nell’altro, sarà portato a raccontare o confermare.

Del resto, oltre a quanto scoprì (e ne pagò ampiamente il fio) Agostino Cordova, vale a dire che almeno 100 magistrati erano nelle liste del Goi (Grande oriente d’Italia), il 28 luglio 1995, il pentito Pasquale Nucera, in un interrogatorio reso a Piero Luigi Vigna e a Luca Tescaroli, descriveva i vari livelli della ‘ndrangheta, da lui denominati, rispettivamente, Minore, Maggiore, Criminale, soffermandosi, segnatamente, sui rapporti intercorrenti tra il livello più alto ed i gruppi della massoneria deviata ed i servizi segreti. Narrava dei rapporti fra la destra eversiva e appartenenti all’organizzazione denominata Cosa Nostra e si riferiva a circostanze in ordine a processi aggiustati in Corte di cassazione.

Della questione della iscrizione dei magistrati alla massoneria si sono occupati sia il Consiglio superiore della magistratura che la Corte di cassazione. Il Csm ha affermato in termini chiarissimi l’incompatibilità dell’esercizio delle funzioni di magistrato con l’appartenenza alla massoneria e conseguentemente sono stati avviati, dopo il rinvenimento delle liste degli iscritti alla P2, procedimenti per trasferimento di ufficio e disciplinari nei confronti di magistrati risultati iscritti a logge massoniche, siano esse segrete o no.

Affiliarsi alla massoneria non è reato (tranne se si tratti di associazioni segrete) ma per quanto riguarda i magistrati il Csm ha ritenuto l’incompatibilità della affiliazione con l’esercizio delle funzioni di magistrato perché la caratteristica delle logge massoniche è quella di «un impegno solenne di obbedienza, solidarietà e soggezioni a principi e a persone diverse dalla legge», che finisce con il determinare «come conseguenza inevitabile una menomazione grave dell’immagine e del prestigio del magistrato e dell’intero ordine giudiziario (…)».

La Corte di Cassazione a sezioni unite civili, con la sentenza del 6 dicembre 1995, giudicando in sede disciplinare, ha ritenuto l’affiliazione alla massoneria astrattamente configurabile come illecito disciplinare. In questo senso – come ha ricordato il 12 giugno 2016 su www.siciliainformazioni.it l’ex magistrato Alberto Di Pisa – si è sempre mossa almeno a partire dagli anni 90, la sezione disciplinare del Csm che ha ritenuto illecito disciplinare l’adesione di un magistrato ad una loggia massonica anche non segreta dato che trattasi «di associazione caratterizzata da diffusi aspetti di segretezza, da vincoli interni particolarmente intensi, da legami persistenti e da tenaci influenze tra gli aderenti che confliggono con i valori costituzionali di imparzialità e indipendenza della funzione giudiziaria».

Sempre la Cassazione, 5a sezione penale, sentenza n. 1563/98,  giudice Alfonso Amatucci statuì: «Il giudice massone può essere ricusato dall’imputato, in quanto l’appartenenza a logge preclude “di per sé l’imparzialità” del magistrato»  perché «essere iscritti alla massoneria significa vincolarsi al bene degli adepti, significa fare ad ogni costo un favore. E l’unico modo nel quale un magistrato può fare un favore è piegandosi a interessi individuali nell’emettere sentenze, ordinanze, avvisi di garanzia».

L’art 2 comma 6, della legge n.150 del 2006, nel tipizzare gli illeciti disciplinari dei magistrati, infine, ha previsto che costituisca illecito disciplinare, al di fuori delle funzioni «la partecipazione ad associazioni segrete o i cui vincoli siano oggettivamente incompatibili con l’esercizio delle funzioni giudiziarie. In precedenza, il Consiglio Superiore, con due risoluzioni rispettivamente del 22 marzo 1990 e 14 luglio 1993 aveva stabilito l’incompatibilità tra iscrizione alla massoneria ed esercizio della funzione giudiziaria».

A proposito della mitica, mitologica e mitizzata riunione di fine agosto inizio settembre a Polsi, Nucera, nel corso dello stesso interrogatorio, dirà: «la citata riunione, anzitutto, non era una riunione operativa ma aveva sicuramente altre finalità. Tant’è vero che credo che la vera e propria riunione non è che tu fatta a Polsi; a Polsi fu fatta una riunione come nel gergo nel modo di fare mafioso, per dare voce al popolino, al popolino della ‘ndrangheta. C’era la ‘ndrangheta e le organizzazioni mafiose, come ben si sa le organizzazioni mafiose sono suddivise in tre categorie: primo livello, secondo e terzo livello. Che poi c’è un quarto livello, diciamo, di una certa componente dell’organizzazione che fanno parte della massoneria, la cosiddetta massoneria deviata; o componenti ancora, sempre nel quarto livello, di servizi segreti deviati che c’erano allora. Sempre componenti dell’organizzazione. Questi livelli, almeno da noi, anche se Cosa Nostra usa un altro sistema di cupola e compagnia varia, noi siamo il livello di: Maggiore, minore e Criminale. La criminale è al vertice a cui fanno… la minore è la manovalanza, diciamo. La maggiore è una forma di caporalismo, diciamo. E’ suddivisa cosi anche per rompere la catena, perché la minore non può essere al corrente dei fatti della maggiore e la maggiore non può essere al corrente dei fatti della criminale; mentre la criminale è al corrente di tutto. Tant’è vero che, quando si stabilisce una certa legge nel locale, diciamo nel così detto locale, il dispolo, il cosi detto dispolo si riunisce prima che è formato da tre, quattro persone, uno di questi è sempre infiltrato, sia nella massoneria deviata, sia nei servizi deviati … Dicevo, la ‘ndrangheta è formata da Minore, Maggiore e Criminale. Mi riferivo a questo esempio per poter dire, lo scopo per cui è stata fatta la riunione a Polsi, al santuario di Polsi. Al santuario di Polsi è stata fatta questa riunione per dare credito a ciò che si stava facendo, anche perché un locale dice che deve dare  conto ad un altro, sempre tramite il crimine di Polsi e diciamo al popolino  della ‘ndrangheta o di Cosa Nostra. Però, come dicevo prima, si suol  fare nella ‘ndrangheta, le  decisioni vengono prese altrove, dai gruppi più alti. Che non è che sono riunioni non formate da un centinaio di persone, ma bensì da quattro, cinque persone, o dieci  persone, in genere. E,  quindi,  cioè,  è stata fatta questa messa in scena  ben  sapendo  che prima, le  cose  stavano…anche per dare un senso alla pace, per giustificare questa strategia fatta col fine di accaparrarsi del potere politico col nuovo partito che era in fase istruttiva, diciamo. In fase iniziale…».

Ora mi fermo. A Domani.

r.galullo@ilsole24ore.com

11 – to be continued

(si leggano

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http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/21/indagine-mammasantissima3-mafie-e-politica-hanno-in-comune-appalti-e-massoneria-deviata/

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/22/indagine-mammasantissima4-riina-e-madonia-capimafia-mondiali-prima-delle-stragi-del-92-le-scarpe-di-messina-e-de-stefano/

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