Rapporto Legambiente/Polieco: I mercati illegali vivono anche della raccolta differenziata di plastica nei Comuni

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Peccato che questo proverbio debba essere adattato alla raccolta differenziata della plastica che molti Comuni (ormai quasi tutti) praticano.

Secondo quanto mette in evidenza il Rapporto ““I mercati illegali – Numeri, storie e scenari della globalizzazione in nero” presentato oggi a Roma da Legambiente e Polieco – tra le tipologie di rifiuti che finiscono maggiormente nelle mani dei trafficanti ci sono innanzitutto gli scarti plastici (si veda il pezzo che ho scritto sull'home page del sito del Sole-24 Ore).

Non solo bottiglie e contenitori in pet, ma soprattutto quelli a base di polietilene, provenienti il più delle volte dalla raccolta differenziata effettuata pressi le varie municipalità. «Un meccanismo criminale – si legge nel Rapporto – che rischia di vanificare gli sforzi di tanti cittadini e tante  amministrazioni comunali per innestare politiche virtuose nella gestione dei rifiuti solidi urbani. Una ragione in più, quindi, per contrastare le rotte illegali».

In Italia il percorso criminale transfrontaliero inizia dalle grandi piattaforme logistiche che rastrellano ogni genere di scarto, anche quelli provenienti dalla raccolta differenziata, per destinarli all’estero (quasi sempre con la dicitura falsa di sottoprodotti, avanzi o cascami di lavorazione).

I rifiuti plastici, come si è già detto, sono in assoluto tra i più trafficati a livello globale. Impossibile passare in rassegna tutti i casi scoperti dalle forze dell’ordine italiane, insieme alle dogane.

Il fenomeno è talmente vasto da lasciare paradossalmente le aziende italiane che si occupano di riciclo di materie plastiche con i magazzini vuoti e il rischio di chiudere battenti. «L’emorragia di rifiuti plastici verso l’estero sta di fatto azzoppando un pezzo di buona industria italiana – si legge ancora nel Rapporto – con ovvie ripercussioni in fatto di tutela di posti di lavoro e di benessere collettivo».

Secondo una recente ricerca dell’Eurispes, in collaborazione con il Consorzio Polieco, presentata il 22 novembre 2012 ogni anno in Italia una quantità enorme di rifiuti, circa 26 milioni di tonnellate, viene diretta al mercato dell'esportazione clandestina. Stando alle stime della Guardia di finanza, se lo smaltimento legale di un container di 20 piedi carico di rifiuti pericolosi (pari a circa 15 tonnellate di materiale) ha un costo medio di 60 mila euro, la via illegale riesce ad abbattere questo costo, per la stessa quantità di rifiuto, anche del 90% (con un costo di circa 6 mila euro).

«Ecco spiegata la ragione per cui gli impianti di riciclaggio italiani – si legge nella ricerca Polieco/Eurispes – sono sottoutilizzati: per lavorare a regime avrebbero bisogno di almeno il 25% di materiale plastico in più. Una buona parte degli scarti finisce nel mercato illegale, sottraendo risorse all’economia legale, un mercato dove non ci sono regole, né a tutela degli ecosistemi né della salute dei cittadini. Si abbattono i costi scaricando sula collettività, nel più classico dei peggiori modelli criminali».

Secondo lo stesso studio, l'Asia, in particolare la Cina ed Hong Kong, «si è affermata negli anni più recenti come catalizzatore dei flussi di rifiuti plastici provenienti dai paesi dell'Europa, che tornano sotto forma di prodotti lavorati». Se a ciò si aggiunge – continuano gli autori dello studio – «che circa un 1/5 dei manufatti mondiali vengono realizzati in Cina, si può facilmente comprendere come quello dei rifiuti sia uno dei flussi fondamentali per alimentare la produzione cinese, in grado di sostituire materie prime che sarebbero più costose».

Secondo i dati relativi al 2011 sui sequestri di rifiuti effettuati nei porti italiani dall’Agenzia delle dogane, insieme alle altre forze di polizia, circa il 38% è costituito da scarti in plastica: con una crescita esponenziale rispetto all’anno precedente, quando i sequestri di questa tipologia di rifiuti si attestava intorno al 19%.

r.galullo@ilsole24ore.com