Confessione stragiudiziale (via mail) dal cuore del Csm: correnti, pressioni e segnalazioni – Storia e (primi) commenti

Cari amici di blog mi sono interrogato per giorni come iniziare (o concludere) il pezzo che leggerete oggi. Mi sono interrogato se usare le frasi “così fan tutti”, “destra e sinistra pari sono” o le parole “scandalo” o “vergogna”. Oppure, al contrario, le definizioni “che male c’è”, “viva la sincerità”, “scoperta l’acqua calda”.

Ho concluso – amaramente – che non c’è definizione che tenga.

Poi ho scoperto che l’ex magistrato Bruno Tinti sul Fatto Quotidiano domenica 25 novembre ha raccontato la vicenda che mi appresto a proporre (lo ha fatto anche Libero). Tinti ha fatto nomi e cognomi e luoghi. Non lo trovo necessario. E non lo trovo giusto perché il problema è di metodo non del singolo o dei singoli coinvolti.

Trovo dunque necessario raccontare la storia nuda e cruda, perché di grande interesse per la collettività amministrata dalla Giustizia, vale a dire tutti noi.

Una storia che conosco in quanto uno dei magistrati aderenti al forum di discussione nella quale la storia è venuta a galla, scandalizzato ha pensato bene di spedirmi (dall’inizio, vale a dire lo stesso 23 novembre) tutto quanto finora è stato commentato. I nomi dei commentatori – da me pur conosciuti – non sono riportati come è doveroso che sia.

A voi giudicare la storia. Forse anche il mondo della Giustizia (non solo i magistrati) e i suoi organi di autogoverno dovrebbero interrogarsi sulla gravità (o meno) del fatto.

IL FATTO

Tutto nasce da una mail personale spedita da un componente del Csm a due suoi colleghi e finita in una mailing list dove non doveva finire, vale a dire in un forum di discussione tra magistrati.

Cosa dice il magistrato del Csm? Che lo assale il dubbio che qualche “pressione interna” abbia indotto il Csm a non valutare compiutamente la proposta per un posto di Presidente di Tribunale di Sorveglianza, proponendo uno al posto dell’altro.

Racconta poi che i due candidati si sono affacciati da lui, racconta di voti per le primarie interne ed elezioni in magistratura e conclude che forse è più opportuno politicamente piazzare una collega ad un posto direttivo, sia pur di rilievo minore, ma spera che non si faccia una ingiustizia troppo grossa.

IMBARAZZATO SILENZIO

Ore di imbarazzato silenzio e compare, nella mailing list della associazione dei magistrati che si rispecchiano o sono iscritti al forum, una prima risposta. Molto dura.

Il magistrato, commentando il fatto che fossero rivelate pressioni interne, segnalazioni, visite inconsuete dei candidati , rimane esterrefatta di due cose: 1) i colleghi destinatari in esclusiva della mail (dal sen sfuggita e condivisa in un consesso diverso dall’originario) condividono (io direi condividerebbero e infatti poi vedremo che non è così) metodi di segnalazione e di selezione dei concorrenti che nulla hanno a che fare con le norme di legge, circolari, delibere e neppure con l’inesistente codice etico elaborato dalla precedente Anm; 2) le prassi rivelate sono note a tutti. Insomma è un problema del sistema, non degli uomini.

Non possiamo attenderci nulla dalla politica, perché se la stessa Magistratura nega l’esistenza del problema, non vedo come la politica possa elaborare leggi che consentano di riformarci.

E’ per questo motivo che penso che dobbiamo essere noi a cambiare il sistema.

E’ per questo penso che i colleghi che come non si riconoscono in alcuna corrente – si legge nella mail – atteso il concreto modo di agire delle medesime, debbano organizzarsi per individuare forme alternative di selezione dei propri rappresentanti nell’autogoverno. Fosse anche mediante sorteggio”.

Passa un giorno ed ecco affacciarsi un nuovo commento.

Bisogna ringraziare il consigliere che con l'e-mail apre la soffitta che custodisce il ritratto del circuito autogoverno-correnti della magistratura – scrive un magistrato – mostrandone a tutti, definitivamente, la vera attuale natura.

Insomma viene disvelato definitivamente un sistema in cui le determinazioni consiliari si giocano sul tempismo nelle segnalazioni, sulle visite degli interessati ai consiglieri, sul loro contegno elettorale, sulla loro appartenenza correntizia.

Non che ci sia granché da sperare – conclude il magistrato – ma il grande merito dell’impensabile confessione del consigliere è che da ora in poi nessuno, proprio nessuno, potrà più invocare la buona fede”.

Carissimi, dice un altro magistrato, la questione “è grave e non per la disattenzione nell’averla inviata alle varie liste, ma per il metodo sottostante che così viene rivelato, fatto di pressioni, raccomandazioni, appartenenze. Abbiamo sempre sostenuto che puntiamo su merito ed attitudini e che la scelta deve ricadere sul migliore. Non ho dubbi che si tratta di una scelta difficile con amplissimi terreni di discrezionalità e che si presta ad errori. Non solo, ma essendo stato al Csm, so altrettanto bene che siamo inevitabilmente condizionati dalla conoscenza diretta di uno o più candidati ( con una fortissima influenza localistica, più che di corrente). Ma un conto è questo ed un conto è la raccomandazione, la pressione, la logica dell'appartenenza e dello scambio. Metodo che inquina non solo le scelte che ne sono frutto, ma tutte le scelte del Consiglio, anche le più trasparenti e indubbie, e che delegittima ab origine i dirigenti nominati. E' su questo terreno che l'autogoverno ha perso fiducia ed è su questo terreno che va rilanciata una questione morale che è anche trasparenza e correttezza. La questione morale c'è per tutti e innanzitutto per noi stessi”.
Un altro giorno e commenti di appena altri tre magistrati del tipo “non ci posso credere”, appelli ai colleghi a rompere il silenzio che avvolge la vicenda e divagazioni di genere pruriginoso che nulla hanno a che fare con la questione, c’è il tempo di leggere una mail che offre una lettura totalmente diversa della mail dal sen sfuggita.

LETTURA COMPLETAMENTE DIVERSA

La lettura – che sintetizzata può essere così descritta: nessuno scandalo – arriva da un magistrato che per anni ha fatto parte di un Consiglio giudiziario. Sa, per sua ammissione, cosa significa trovarsi davanti dieci pareri tutti uguali, tutti meravigliosamente elogiativi, e non avere notizie "vere" sul peso professionale di colleghi in valutazione, o su quale sia il collega migliore per ricoprire un determinato incarico direttivo. “Io avevo difficoltà, carenza di conoscenze personali per certe realtà giudiziarie, e distavano solo 100 km dalla mia sede – si legge nella sua mail – è chiaro che il peso di decidere, e decidere bene, e' avvertito ancor di più in sede centrale. Dove si decide spesso su realtà giudiziarie di cui non si ha alcuna personale conoscenza. Qui non si tratta di raccomandazioni. Ma di conoscere la realtà, e riportarla corrett
amente nelle decisioni di autogoverno. Io leggo questo nella mail
Il fatto che si privilegi, poi, a parità di giudizi, un collega che ha presumibilmente la propria stessa sensibilità politico-associativa, facendo riferimento al fatto che anche l'altro collega e' vicino alle posizioni di ——, non solo non mi scandalizza, ma la ritengo uno dei motivi per cui oggi, vi assicuro, rispetto a trenta anni fa, i magistrati dirigenti sono molto più preparati, aperti ed informati di prima. Se penso alle figure incredibili che reggevano i nostri uffici giudiziari fino a qualche decennio fa, non capisco proprio di cosa ci si lagni oggi”: questa la sua riflessione prima della chiosa.

Il collega segnalato da OMISSIS… non è un collega della corrente – si legge – non è iscritto, e' forse simpatizzante, mi pare di capire. E lo si segnala comunque come migliore di un appartenente ad ….OMISSIS….”.

LA RISPOSTA DEGLI INDIRIZZATARI ORIGINARI

Giorni dopo e alla luce del caso che stava montando, i due magistrati che avrebbero dovuto ricevere riservatamente la lettera del loro collega del Csm, si affacciano e scrivono nel forum di discussione aperto ai magistrati.

La risposta è secca (e non poteva che essere così vista la platea di migliaia di persone che avevano letto il testo): le considerazioni espresse sono completamente errate.

C’è poi la spiegazione di come è stato scelto Tizio al posto di Caio per ricoprire quel ruolo di presidente di Tribunale di sorveglianza. Nessuna raccomandazione, spinta o segnalazione: “…lo studio – e solo questo – dei fascicoli è l’ unica ragione ( non ve ne sono e non ve ne possono essere altre né altre potevano essere ipotizzate tra persone che lavorano insieme da oltre due anni ) per la quale entrambi (unitamente a OMISSIS ) ci siamo orientati per proporre il collega —OMISSIS….rispetto al quale nella mail pubblicamente diffusa tu hai manifestato dubbi indotti (in un momento successivo alla proposta ) da altro collega ….”.

Dopo le spiegazioni il confronto, duro anch’esso: “Per questo la mail inopinatamente diffusa sulle liste nazionali ci lascia sconcertati laddove parla di un generico “ dubbio “ che la nostra proposta (fatta 8 giorni prima della tua mail) sia stata frutto di “ pressioni interne” . L’ espressione è grave perché da un lato richiama l’ idea – grave appunto – di “ condizionamenti a cui non ci saremmo sottratti” dall’altro è ambigua…Comunque la si voglia interpretare quella espressione è un “ dubbio “ che non ha alcuna corrispondenza con la realtà perché – che ci si creda o no – nessuna pressione è stata esercitata (né sarebbe stata accettata ) in questa come in ogni altra pratica . E parimenti abbiamo appreso dall’estratto della mail del collega …OMISSIS…le eventuali simpatie associative del collega …OMISSIS …mentre – fino all’ esplodere delle polemiche – neppure ci siamo chiesti quali fossero le sempre eventuali simpatie associative del collega da noi proposto. E vogliamo qui anche affermare , a tutela non più della nostra ma della onorabilità dei tre candidati proposti , che nessuno di essi , si è a noi presentato (neppure virtualmente ) in Consiglio prima della decisione della Commissione, comportamento , come noto a tutti , che non è nella generalità dei casi affatto scontato.

Quanto infine alla convenienza politica della proposta, il cui attuale significato non riusciamo a comprendere , è un dato che non solo non è stato preso in considerazione ma proprio non si è mai posto. Questo dobbiamo in primo luogo a noi stessi e alla dignità della nostra funzione emergendo da tutta la vicenda un approccio che in alcun modo ci appartiene” .

INTERESSE PUBBLICO!

La vicenda che vi sto raccontando è talmente di interesse pubblico che un magistrato che ha commentato si spinge a scrivere: “Del mio messaggio e dei contenuti personalmente espressi è autorizzata l'eventuale diffusione, trattandosi di temi di rilievo generale e di interesse non corporativo, ma pubblico”.

Ciononostante continuo a pensare che solo ed esclusivamente il fatto è e deve essere di interesse generale e non il nome dei protagonisti.

Il magistrato che autorizza indirettamente la pubblicizzazione del contenuto, scrive ancora: “…E' sopratutto per queste ragioni che la mail inviata per errore da un membro del Consiglio superiore della magistratura impone una doverosa discussione su alcuni passaggi che coinvolgono malamente la tematica oggetto del report.

Emerge, infatti, dalla mail, una lettura del tutto singolare dei compiti amministrativi e di autogoverno, essendo stato possibile verificare:

– l'avvenuta personale e informale audizione, da parte del singolo consigliere, di alcuni dei candidati all'ufficio direttivo (“…è passato da me come era passata la…”);

– l'assunzione, da parte dello stesso consigliere, di informazioni in merito alla posizione associativa dei candidati o, quanto meno, del loro orientamento "politico-associativo", all'evidenza indebita (“anche il collega ha votato alle nostre primarie e credo anche alle elezioni”);

– la dichiarata convinzione della possibile deliberazione di provvedimenti patentemente ingiusti, perché fondati su opportunità “politiche” e non su essenzialmente valutazioni giuridicamente sostenibili, con il semplice auspicio di non esercitare “troppo” una prevaricazione (“è più opportuno politicamente piazzare una giovane collega… di…OMISSIS… ad un posto direttivo, sia pur di rilievo minore, ma spero che non si faccia una ingiustizia troppo grossa”).

Credo che di questo occorra parlare e discutere, non in liste riservate, tra gruppi coperti o tra singoli, ma proprio sulla lista aperta di …OMISSIS…, non potendo la prima assemblea nazionale affrontare temi così rilevanti per la sua stessa futura esistenza nella gattopardesca riproposizione, anche se non dichiarata, della divaricazione tra l'essere e il dover essere”.

Nelle prossime ore vi terrò informato degli sviluppi (ce ne sono, a partire dalla nuova sortita, con spiegazioni, del magistrato da cui tutto ha avuto origine).

1 – to be continued

r.galullo@ilsole24ore.com