Nel Sud il cemento della legalità contro il vento dell’illegalità che soffia con l’energia eolica nelle mani di cosche e ‘ndrine

Dice il saggio: “vento e cemento, mafioso contento (e sconfitto)”.

Vi piace il motto che ho appena coniato? So già che qualcuna tra le “famiglie” amiche (sapete a cosa mi riferisco) dirà: ma ‘sto Galullo – che da anni ci spacca gli zibidei da mane a dì tra blog, Radio24 e Sole – non ha niente di meglio da fare che inventarsi nuovi slogan per svillaneggiarci e farci sentire quello che siamo, cioè vermi?

Ebbene sì: ho di meglio da fare, come ad esempio le due inchieste che saranno pubblicate domani, martedì 31 marzo, nell’inserto che il Sole-24 Ore dedica allo sviluppo sostenibile (curato da uno dei migliori giornalisti del Sole-24 Ore, Marco Mancini).

E in quell’inserto troverete due storie straordinarie che vengono dalla Sicilia e guardano, in particolare, al Sud. Entrambe le inchieste hanno una matrice comune: le mani delle cosche sul cemento e sull’energia eolica.

L’una è andata a buon fine. L’altra…Beh l’altra dipende dal grado con il quale Istituzioni, politica e opinione pubblica capiranno che le mafie sono più avanti dello Stato e della politica parolaia. Loro parlano. Gli altri (clan e cosche) si sono già tuffati a pesce in un business – quello dell’eolico . che di qui al 2015 vedrà circa 50 miliardi di euro investiti in Europa. E le mafie – si sa – non conoscono confini geografici.

Ma andiamo con ordine e vediamo innanzitutto cosa succede – di nuovo – nel ciclo del cemento a Trapani e che domani racconterò con dovizia sul Sole.

 

LA NUOVA ERICINA TORNA PER IMPASTARE LEGALITA’

 

Siamo a Trapani, provincia nella quale le cosche dominano e condizionano tutto. Anzi si “cementano” con molti politici locali e nazionali grazie all’onnipotenza di Matteo Messina Denaro, boss (tossicodipendente e amante della bella vita giurano in molti) che fa e disfa ciò che vuole. Latitante certo. Ma una latitanza agevolata da troppe connivenze. Una latitante braccato da uomini dello Stato straordinari, a partire dai magistrati della Dda di Palermo (con delega su Trapani) e dal capo della squadra mobile Giuseppe Linares che vive a sua volta da braccato, nell’incuranza di un’Italia fatta a immagine e somiglianza di nani e ballerine, che raggiunge l’orgasmo con la tv e getta alle ortiche la legalità. E dimentica Uomini come Linares che vive scortato da anni 24 ore su 24 senza uscire praticamente mai dalla sua fortezza blindata.

Fuori, la fuori, per noi c’è la vita. Per lui (e per altri) la morte, sancita con il sorriso sulle labbra dai quaquaraqua di Cosa Nostra e dai loro insospettabili (!?) conniventi. Dovremmo chiedere scusa tutti a persone come Linares. Non si vive, infatti, di soli Saviano (a cui va, sia ben chiaro, il mio rispetto e il mio grazie più volte espresso in questo blog).

Ebbene a Trapani c’è un impianto – strappato alle mani del boss Vincenzo Virga – che dopo anni torna a produrre con un sistema innovativo: ingoia residui edili e sputa fuori materia prima per l’edilizia. Una delizia per il corpo (è un sistema ecocompatibile) e per la mente (che bello sapere che quegli uomini lavorano in proprietà, un tempo, di un mafioso).

Questo stabilimento produttivo è stato vissuto nell’indifferenza della città e della provincia (salvo poche eccezioni a partire dall’ex prefetto Fulvio Sodano e da Don Luigi Ciotti). E oggi? Oggi come viene vissuto?

Per capirlo ho fatto tre domande identiche all’attuale sindaco di Trapani, Girolamo Fazio e al politico per eccellenza che qui ha praticamente solo un nome e un doppio cognome: Antonio D’Alì Solina. (In calce a ogni domanda troverete mie brevissimi commenti contraddistinti da n.d.r, cioè note del redattore).

 

INTERVISTA DOPPIA: FAZIO E D’ALI’ SOLINA

 

Domanda. Qual è il suo giudizio sul "passaggio" del testimone dalla famiglia Virga a una cooperativa di lavoratori.

 

Risposta del sindaco Fazio: Non comprendo, sinceramente, la domanda (e dire che era facile facile n.d.r). Pensa che qualcuno in questo territorio possa esprimere un giudizio negativo sul fatto che sia stato sottratta ad un capomafia una sua proprietà? Qui no
n siamo tutti mafiosi…
(excusatio non petita n.d.r.)

 

Risposta del senatore D’Ali Solina: Il problema della gestione delle imprese sequestrate ad organizzazioni criminali è estremamente complesso. Se da un lato la legge è chiarissima nei suoi fini sociali ed è stata puntualmente applicata in modo particolare nella provincia di Trapani, occorre anche, per il futuro, studiare forme più appropriate di gestione di tali imprese. In termini generali – la questione riguarda tutto il Mezzogiorno – e prescindendo dai casi singoli, occorre evitare a) che nel reinserimento delle aziende nell'ordinario circuito economico si possano aprire varchi a possibili nuovi momenti di infiltrazione b) che in qualsivoglia comparto, dove certamente pure opera una imprenditoria onesta e laboriosa, si vengano a creare attività fortemente assistite dallo Stato anche oltre la fase di avviamento, il che rischierebbe di alterare quel regime di competitività al cui rispetto sempre le associazioni di categoria, Confindustria in testa, sempre ci richiamano. (Il paradosso sarebbe che "conviene" essere sequestrati.)  (Io avevo fatto una domanda che non ha avuto risposta, ma pazienza, sarà per la prossima volta n.d.r)

 

Domanda: E’ ancora viva la polemica, anche molto forte, che l'ha contrapposta all'ex prefetto Sodano?

 

Risposta del sindaco Fazio: Non mi risulta di avere mai avuto alcuna contrapposizione (salvo contraddirsi, a mio umile e modesto giudizio, tra qualche riga n.d.r) con l’ex prefetto Sodano, cui ho riconosciuto sempre – anche quando non andava di moda – capacità e competenza per il ruolo coperto. Ho semplicemente espresso una mia idea e parlato di fatti e vicende vissuti direttamente e non per sentito dire, perché, mi dispiace per molti, ho sempre l’abitudine di dire quello che penso e soprattutto la verità. Da queste parti, però, capita spesso che se qualcuno dice quello che pensa e quello che pensa non corrisponde a ciò che è gradito è accusato di essere mafioso, colluso e quant’altro. La polemica non l’ho fatta io, ma chi, non si sa bene come, ha deciso di divulgare, peraltro solo in alcune parti che evidentemente interessavano, occultandone altre, una lettera riservata e personale che avevo inviato all’ex Prefetto.

 

Risposta del senatore D’Alì Solina: La questione è sub iudice e non ritengo – a differenza di altri – che i processi si debbano fare sui giornali. Se sono stato costretto ad agire giudizialmente è perchè le accuse che mi sono state mosse sono sprovviste del benchè minimo fondamento fattuale (infatti la cosa è finita nell’aula di un Tribunale e, ma sicuramente mi sbaglio, spetta solo ai giudici decidere se ci sia o meno fondamento, n.d.r.). Osserverò solo che: a) il Prefetto Sodano manifestò il suo disappunto per quel che era un normale avvicendamento di sede solo tre anni dopo lo stesso (il trasferimento è del 2003, la prima lettera di Sodano è del 2006), alla vigilia del suo collocamento a riposo. È a dir poco incredibile che non abbia sentito il dovere di denunciare subito - se davvero lo fosse stato – il sopruso filo-mafioso di cui ora dichiara di essere vittima; b) come potranno confermare tutti i responsabili del Viminale, a cominciare dall'allora Ministro Pisanu, non esercitai alcun ruolo – diretto o indiretto – sul trasferimento del Prefetto Sodano. Non era fra le mie competenze. La proposta di nomina dei Prefetti è, storicamente, una delle prerogative più gelosamente riservate al Ministro dell'Interno; c) i Prefetti che sono stati nominati successivamente al dr. Sodano hanno conseguito – senza vanterie e clamori – risultati ben superiori nella lotta alla criminalità organizzata. Segno evidente che le scelte effettuate dal vertice del Ministero sono state opportune e certamente l'avvicendamento non ha in alcun modo fiaccato l'azione di contrasto dello Stato (e voilà, con due parti di non chalance e un pizzico di eleganza ecco servito il cocktail che liquida un servitore dello Stato, Sodano, di cui a Trapani ancora molti piangono l’addio senza per questo non riconoscere la bravura di quanti lo hanno poi sostituito n.d.r.).

 

Domanda: Ha presenziato all'inaugurazione della "nuova" Ericina?

 

Risposta del sindaco Fazio: Certamente ho partecipato all’inaugurazione della nuova Calcestruzzi Ericina. Se non avessi partecipato, mi avrebbero accusato di essere mafioso o vicino ai mafiosi. Purtroppo, così funziona dalle nostre parti…La invito a venire nella nostra città, ma non solo per qualche ora o per qualche giorno e potrà rendersi conto personalmente di molte cose che, forse, possono apparirle come provocazioni (cari amici di blog, se c’è qualcuno tra voi che ha capito qualcosa di questa risposta alzi la mano e me la spieghi ma prima si vada a leggere la risposta che domani sul Sole darà Messina. Anche lui, come me, è abbastanza confuso n.d.r.)

 

Risposta del senatore D’Alì Solina: Non mi è pervenuto invito e comunque non avrei ritenuto opportuno andare dato che l'iniziativa si presentava in termini antagonistici nei miei confronti e per carattere rifuggo dalle risse politiche in cui chi urla di più crede di avere ragione (ma chi era antagonista nei confronti di D’Alì Solina? Ripeto la domanda agli amici del blog: se c’è qualcuno tra voi che ha capito qualcosa di questa risposta
alzi la mano e me la spieghi via mail).

 

DAL CEMENTO AL VENTO…DELL’ILLEGALITA’

 

Ora lascio a voi, cari amici di blog, cogliere ogni sfumatura che vorrete nelle risposte dei due interlocutori. Io vi invito a leggere le risposte del responsabile della cooperativa, Gaetano Messina, domani sul Sole, ma vi posso anticipare la sintesi che ho già espresso sopra: “nessuno ci ha dato una mano, salvo noi stessi, Don Ciotti e l’ex Prefetto Sodano”. Ma sicuramente non è così!

Vi prometto amici di blog che continuerò a tenere i riflettori accesi sulla vicenda (sapete com è, la mafia assicurava e imponeva commesse all’impresa quando era nelle mani di Virga, ma adesso cosa accadrà?) anche perché i  nostri amici onesti di Trapani (la maggioranza ovviamente caro sindaco, lo so bene, senza che lei lo ricordi) lo meritano.

Così come occhi aperti bisognerà tenere sul nuovo business dell’energia eolica che fa troppo gola ai clan, come dimostra la recente inchiesta della magistratura che – ma guarda tu sempre a Trapani – il 17 febbraio 2009 ha portato all’arresti di otto tra imprenditori, funzionari e politici riconducibili a Messina Denaro si arricchivano con il business dell’eolico. Non erano imprese solo del Sud ma anche del Nord, anzi: del Trentino. Meditate gente, meditate.

Un allarme lanciato anche – negli ultimi tempi – da Legambiente, Coldiretti e persino da quel simpaticone di Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi. Tutti in coda al sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che dal 2008 – tra l’indifferenza generale – aveva denunciato il rischio di infiltrazioni perché, dove ci sono affari lì c’è Cosa Nostra.

Un impianto in grado di generare 40 Mw di energia frutta infatti 8 milioni di euro all’anno (a fronte di investimenti modesti). Secondo la stima effettuata da Nomisma Energia per il Sole-24 Ore, dal 2002 al 2008 sono stati investiti complessivamente oltre 4,1 miliardi, di cui 1,6 nel 2008. Falck Renewables, società del Gruppo Falck, tanto per dare un’idea, ha messo in agenda ,5 miliardi per i prossimi tre anni.

E allora occhi aperti sull’energia eolica, visto che già la “Gazzetta del Sud” il 17 maggio 2008 titolava: “Le mani della ‘ndrangheta sui parchi eolici – Un arresto e cinque fermi della Dda di Catanzaro per le ripetute estorsioni a un imprenditore – C’era anche un balzello sul calcestruzzo” Il blitz della polizia in un cantiere a Curinga aveva svelato gli interessi i questo campo delle cosche Anello e Cerra-Torcasio-Gualtieri. E novità – sempre in Calabria – sono attese anche dall’indagine che la Procura  di Paola sta conducendo e che vede potenzialmente coinvolti personaggi di alto livello (politici, ma di politico non hanno nulla).

Occhi aperti – in generale – sugli sporchi business della criminalità organizzata sull’energia. Per rendersene conto basti un titolo, della “Gazzetta del Mezzogiorno” del 6 febbraio 2009: “A Bari il racket del black out: fuori uso 30 cabine, vendetta per l’appalto?” Un business che nella sola città di Bari – per soli appalti – vale 15 milioni di euro all’anno.

Eolo soffia tra le pale gigantesche dell’energia ma sta a tutti noi – politici e opinione pubblica – dirgli verso quale parte spirare: legalità o illegalità. La differenza non è da poco, come non è da poco scegliere quale impresa tutelare tra chi impasta mafia e cemento e chi dà nuova forma ad ambiente e legalità.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

 

  • lorenzo pellegrini |

    Caro Roberto, ieri ho acquistato una copia del Sole ma sono riuscito a leggere i tuoi articoli solo pochi minuti fa. Vorrei proporre una riflessione sul pezzo a pagina 2 dell’inserto Sviluppo sostenibile, intitolato “Quando soffiare è il vento dell’illegalità”. Ne riassumo la prima parte, molto brevemente, per chi non l’avesse letto.
    Il business dell’energia eolica presenta il vantaggio di essere molto redditizio dal punto di vista industriale, perché con investimenti relativamente modesti, permette guadagni notevoli. Le mafie si sono buttate con entusiasmo nel settore perché hanno capito che promette bene. Molto recentemente in Sicilia un’importante inchiesta giudiziaria ha fatto luce su un’organizzazione di politici, imprenditori e funzionari “riconducibili a Messina Denaro”, (attualmente considerato il ricercato numero uno, dopo la cattura di Provenzano), che “si arricchiva con il business dell’eolico”. Altre inchieste giudiziarie sono aperte presso altre Procure, in particolare presso quella di Paola, in provincia di Cosenza. La facilità di penetrazione delle mafie all’interno di questo settore, sarebbe facilitato, mi pare di comprendere, dal caos delle regole e della frammentazione della legislazione, demandata in molta parte alle Regioni. Quindi, per arginare le infiltrazioni, “sarebbe necessario alzare la guardia e regolamentare meglio gli aspetti autorizzativi e concessori”.
    Il ragionamento è perfetto. Tuttavia temo che la regolamentazione di cui parli dovrebbe essere fatta molto in profondità. Penso alle leggi che già esistono, per esempio in materia di appalti, ai documenti necessari, alle dichiarazioni antimafia: e nonostante tutto ciò, le mafie continuano ad essere presenti nel tessuto economico, tramite i metodi che conosciamo (prestanomi, testedilegno, società costruite appositamente eccetera). Non lo dico io, ma i risultati delle Forze dell’Ordine e della Magistratura che scoprono organizzazioni come quelle di cui hai parlato nel tuo articolo. A questo si aggiunga che i capitali che le mafie impiegano per partecipare agli appalti o per comprare attività legali, dalle pizzerie ai centri commerciali, nel nord Italia, Francia, Germania, Spagna, sono capitali praticamente puliti, nel senso di riciclati. Ci riescono da molto tempo e tu stesso lo vai ripetendo e scrivendo da anni. Quindi, il mio ragionamento è questo: le leggi ci sono ma evidentemente presentano delle falle e non funzionano. Per l’eolico, che è un’industria non nuova ma che è esplosa recentemente, esiste una specie di jungla per cui è ancora più facile infiltrarsi. La domanda è: siamo sicuri che ci sia effettivamente la volontà politica di porre dei limiti seri? (Eri tu che parlavi di qualcuno della Commissione Parlamentare antimafia che non ha proprio quella che si chiama fedina penale cristallina? Non vorrei dire una sciocchezza, devo informarmi meglio.)

  • mariobrandani |

    Se prendiamo TUTTI gli”” ELETTI?””, dal primo all’ultimo, di quanti potremmo fidarci^???? Fra criminalità e corruzione siamo il Paese (Civile?) considerato più infiltrato. Con questa premessa, cosa possiamo aspettarci? Mi fa molto piacere sentire che ci sono persone che ancora combattono e che alcune volte riescono a sconfiggere la Criminalità Organizzata. A me sorge un dubbio, non sarà che sono i nemici “”INTERNI”” a loro stessi, che danno le soffiate per liberarsi di concorrenti?
    Io posso solamente applaudire questi uomini coraggiosi, non avrei il coraggio di fare altro.

  • Gemma Mariuzzo |

    Io sarei molto curiosa di sapere quanto si guadagna dall’attività degli inceneritori, con tutti quei cip6…. non sono giornalista, ma il Suo articolo mi fa urlare nelle orecchie: ma non saranno anche là dietro? dietro, Acerra, Brescia e tutti gli inceneritori inquinatori d’italia, visto che il silenzio regna anche lì??!
    Gemma Mariuzzo

  • Federico Peretti |

    Egregio Roberto e Cara Ornella,
    Stamattina ho ripassato un po’ delle puntate vecchie della vicenda Why Not e sono arrivato al caso di Niki, una vicenda che non è un caso o una vicenda, come dice la sig.ra Ornella, ma la morte di un giovane (mio coetaneo e conterraneo). Sono rimasto allibito e per stamattina devo abbandonare la lettura perché il mio stomaco non regge più. Non posso neanche lontanamente immaginare come stia la Sig.ra Ornella. A me viene da piangere per quello che succede. Provo a fare qualcosa nel mio piccolo, ma SAPERE quello che succede è doloroso, nel vero significato della parola. Ho letto anche il blog di Paolo Franceschetti… Non ho più parole. Però continuiamo a parlarne! Solo facendo uscire le cose dal silenzio sotto cui sono sotterrate si può sperare che qualcosa cambi.
    Un abbraccio affettuoso ad Ornella!

  • bartolo |

    Caro Galullo, la mia solidarietà!!!

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