L’HOLDING ‘NDRANGHETA FATTURA 44 MILIARDI

Il prodotto interno lordo di Estonia e Slovenia è inferiore al fatturato annuo della ‘ndrangheta. Due nazioni che stanno faticosamente lavorando per entrare nel salotto dell’economia europea sommano 43,6 miliardi. Il giro d’affari delle cosche è invece di 44 miliardi, pari al 2,9% del Pil italiano.

Il nuovo Rapporto dell’Eurispes, di cui si parlerà con molti ospiti domani, sabato, nella trasmissione "Guardie o ladri" in onda su Radio 24 alle 19.30, non lascia dubbi: la ‘ndrangheta rafforza il suo ruolo di holding del crimine. Ma non mancano le sorprese in questo studio che giunge a quattro anni di distanza dal precedente e che rappresenta un punto fisso per studiosi ed esperti.

La più preoccupante è la continua e pervasiva presenza delle cosche nel mondo degli appalti. “Non solo non diminuisce – dichiara Enzo Macrì, sostituto procuratore nazionale antimafia – ma aumenta la rete degli interessi nella ricca torta dei lavori pubblici”. Sul fronte dell’impresa il fatturato dei gruppi criminali calabresi e di 5,7 miliardi. “In particolare – dichiara Raffaele Rio, presidente di Eurispes Calabria – le imprese mafiose dispongono di ingenti risorse finanziarie provenienti da attività illecite che consentono meccanismi cospicui di autofinanziamento, penetrano i mercati di riferimento senza alcun principio di concorrenza ma, al contrario, utilizzando strumenti e azioni di costante intimidazione e, infine, mettono in campo misure per corrompere amministratori pubblici e funzionari per condizionare le procedure di gara”.

Quest’ultima riflessione viene a proposito nel momento in cui la Calabria è interessata da una nuova inchiesta giudiziaria della Procura di Catanzaro sugli appalti della Sorical, l’azienda mista pubblico-privata che gestisce il sistema idrico regionale. Attualmente sono indagate 11 persone. Non è certo l’unica e non è certo l’ultima. Mai come in questo momento sotto la lente di investigatori e magistratura ci sono i lotti dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e delle statali che distribuiranno appalti miliardari e che fanno gola alle cosche che si dividono ogni metro di asfalto. Molti – come del resto nel passato – i cantieri già chiusi per infiltrazioni mafiose già accertate.

La fetta più ricca dell’economia criminale calabrese viene comunque dal traffico di droga, che assicura almeno 27,2 miliardi all’anno (il 62% del totale dei profitti illeciti). Anzi, negli ultimi anni – scrivono i ricercatori dell’Eurispes – si è assistito a un vero e proprio salto di qualità. Le ‘ndrine puntano a ottimizzare sforzi e rischi abbattendo i costi degli approvvigionamenti della droga – in particolare della cocaina dal Sud America –  con l’eliminazione degli intermediari e cercando il contatto diretto con i cartelli, soprattutto colombiani.

Ancora redditizi i mercati della prostituzione, il traffico delle armi ma, soprattutto, estorsione e usura.

‘Ndrangheta non è solo economia criminale. Fa ancora rima con controllo ferreo del territorio che passa attraverso regole spietate: chi sbaglia paga con la vita. Il recente omicidio dell’imprenditore di Rizziconi che aveva interessi nel commercio e della grande distribuzione è l’ultimo anello di una catena di omicidi che – tra il 1999 e i primi mesi dell’anno – sono stati 202, di cui 73 a Reggio e provincia.

Il periscopio dell’Eurispes ha voluto analizzare anche gli orientamenti e gli atteggiamenti dei calabresi nei confronti della ‘ndrangheta attraverso due indicatori: la diffusione del potere delle ‘ndrine e gli strumenti di contrasto.

Sulle principali cause della ragnatela criminale i calabresi hanno le idee chiare: per il 40,4% dei calabresi è colpa delle pene poco severe e delle scarcerazioni facili. Più o meno sulle stesse percentuali – tra il 28% e il 22% – l’insufficiente presenza dello Stato, la difficile situazione economica e infine le scarse risorse a disposizione delle Forze dell’Ordine e della magistratura.

Quello che lascia perplessi è quel 9% di calabresi che punta invece sulla mancanza di una cultura della legalità. Su questo fronte – come ricordava l’ex superprefetto di Reggio Luigi De Sena – la regione deve investire moltissimo. Il neo senatore De Sena ha dichiarato in una relazione presentata oltre un anno fa al Vicinale che dovranno passare almeno due generazioni prima di un salto di qualità nella sensibilizzazione dei calabresi nei confronti della ‘ndrangheta. Forse per questo sono molte le amministrazioni che cercano di accelerare su questo fronte. Come a esempio Reggio. “Sulla cultura e sulla sensibilizzazione alla lotta alla criminalità – dichiara il sindaco Giuseppe Scopelliti – stiamo puntando molte carte senza dimenticare, ovviamente, che contrasto alla ‘ndrangheta vuol dire anche e soprattutto un’amministrazione trasparente. Per questo motivo abbiamo affidato a criteri nuovi l’assunzione di alcuni vigili urbani, coinvolgendo nelle commissioni d’esame personalità di sicuro rigore e ancora, stiamo molto attenti all’espletamento di ogni gara d’appalto”.

Se tutto questo servirà ad alzare un muro vero lo dirà il tempo. Certo è che i cittadini calabresi credono che il contrasto alle cosche non si fa con l’Esercito: lo invoca solo il 6,7% del campione Eurispes. Il 29% preferisce l’inasprimento delle pene, il 23% l’educazione delle categorie a rischio e il 16% il rafforzamento del dispiegamento delle Forze dell’Ordine.

roberto.galullo@ilsole24ore.com