Cari e amati fratelli di questo umile e umido blog, ieri ho pubblicato la prima parte della lettera che l’allora Gran Maestro del Goi (Giuliano Di Bernardo) avrebbe voluto spedire ai suoi fratelli per far loro sapere – correva l’anno 1993 – i motivi per i quali aveva deciso di abbandonare l’Obbedienza massonica.
Quella lettera è stata richiesta dalla Commissione parlamentare antimafia, che l’ha ricevuta alcuni giorni fa.
Oggi proseguo con la pubblicazione della seconda parte di questa lettera che – ripeto – rappresenta un eccezionale documento storico sul quale ciascuno sarà libero di maturare le proprie convinzioni, le proprie idee e magari raffrontare i punti di unione e divisione tra quanto accadde allora e quanto accade oggi. Per chi si fosse perso la prima puntata ecco dove reperire la prima parte della lettera: http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/02/09/esclusivo1-la-lettera-di-addio-al-goi-del-gran-maestro-di-bernardo-nel-93-ecco-perche-consegno-gli-elenchi-dei-massoni-al-pm-cordova/
Buona lettura
r.galullo@ilsole24ore.com
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Al Gran Maestro si rimprovera anche di non aver chiesto l’aiuto dei partiti politici, così come invece aveva fatto il suo predecessore in occasione della vicenda P2. Il Gran Maestro ritiene un errore di principio far ricorso al potere politico per difendere l’Obbedienza. Egli è convinto che i migliori difensori di essi siano gli stessi massoni, con la loro onestà. Sono proprio loro che devono ispirare fiducia e credibilità presentandosi alla società con la loro specchiata moralità. Non è più il momento di apparire ma di essere! E noi dobbiamo essere i portatori della giustizia, dell’onestà e dell’amore fraterno. La migliore difesa della nostra Obbedienza è quella di mostrare al mondo profano che il Gran Maestro e tutti i vertici del Grande Oriente d’Italia sono persone oneste e rispettose delle leggi dello Stato italiano e quindi dei suoi Organi che tutelano l’ordine pubblico.
I giorni che hanno preceduto la Gran Loggia dell’Equinozio di Primavera sono stati caratterizzati da dichiarazioni, calunniose e fuorvianti, rilasciate alla stampa dagli oppositori interni del Gran Maestro. Ancora una volta, essi hanno violato il silenzio imposto dalle Costituzioni dell’Ordine e dalla Tradizione iniziatica. La loro colpa massonica è gravissima, poiché hanno calpestato e infangato i principi nobili che guidano la condotta del massone. Il lavoro, paziente ed armonico di costruzione del Tempio, è stato profanato e dissacrato. La Gran loggia dell’Equinozio di Primavera è stata annunciata come un campo di battaglia ove il Gran Maestro sarebbe stato umiliato e sconfitto. Ma i suoi oppositori interni hanno dimenticato che “il Gran Maestro è il garante della Tradizione Muratoria. Ispira, presiede e governa la Comunione Massonica Italiana. Nell’esercizio del Magistero iniziatico la sua autorità è sacra ed inviolabile. Egli esercita tutte le attribuzioni di carattere tradizionale nell’osservanza e nell’ambito della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine. Egli rappresenta il Grande Oriente d’Italia presso le Comunioni Massoniche estere e nel mondo profano” (Art.29 della nostra Costituzione dell’Ordine).
Gli oppositori interni, divisi nella lotta per il potere ma coalizzati nell’intento di detronizzare il Gran Maestro, hanno arrecato un gravissimo danno alla nostra Comunione, poiché essi, facendolo apparire incapace di assolvere l’Alto Magistero, hanno favorito gli attacchi che le forze avverse, sia tradizionali sia di recente formazione, stanno sferrando al Grande Oriente d’Italia, convinti che sia giunto finalmente il momento per “liberare l’Italia dalla presenza scomoda dei massoni. Mai come in questo momento la nostra Comunione ha corso il pericolo della distruzione ad opera di lotte fratricide interne combattute da uomini che, accecati dal potere, hanno perso di vista i Principi fondamentali e la Tradizione iniziatica che giustificano e danno senso alla nostra esistenza.
Gli oppositori interni hanno costretto il Gran Maestro a scendere in guerra. Sebbene Egli sia, per temperamento e per convinzione, un uomo pacifico, ha accettato lo scontro per difendere quei Fratelli che hanno aderito, consapevolmente e liberamente, ai principi ideali della Massoneria universale.
Egli ha sconfitto le forze del male. Ma è stata una vittoria? Se chi giudica assume il punto di vista profano, allora Egli ha ottenuto una strepitosa vittoria. Ma se si vede l’evento dal punto di vista assonico, allora tutti hanno perso perché è stata sconfitta la Massoneria. Per scongiurare ciò, il Gran Maestro, nel suo Messaggio sullo Stato della Comunione, aveva esortato gli oppositori interni ad abbandonare i propositi dello scontro, ma tutto è stato inutile! Lo scontro vi è stato e ha assunto espressioni di bassissimo livello umano, mentre i nobili principi della Massoneria universale sono stati calpestati senza ritegno alcuno.
I giudizi delle Comunioni massoniche estere sono stati quelli della condanna. Una condanna che, giorno dopo giorno, è diventata sempre più pedante. Una condanna alimentata da anarchia, disobbedienza e faziosità che gli oppositori interni continuano ad esasperare. Dopo la loro “sconfitta” in Gran Loggia, essi avrebbero dovuto ricollocarsi all’ obbedienza del Gran Maestro, per dare prova a tutti che, passata la battaglia (che non avrebbe mai dovuto esserci), tutto sarebbe ritornato nell’alveo dei tradizionali rapporti fraterni. Il Gran Maestro ha sperato e atteso pazientemente fino ad oggi che ciò avvenisse, ma vi è stato solo il silenzio. Si è persa, così, l’ultima possibilità di salvare il Grande Oriente d’Italia da una scissione che sembra ormai inevitabile.
La regola che gli oppositori interni si sono dati è quella della disobbedienza, da cui discende l’anarchia strisciante che pervade la Comunione dai vertici alla più estrema periferia. Il Gran Maestro assiste impotente all’opera di demolizione che i suoi oppositori interni stanno attuando con paziente e inarrestabile meticolosità. Essi, con il loro silenzio nei confronti del Gran Maestro e con la disobbedienza assunta come regola, hanno già di fatto attuata la scissione: i loro fini riguardanti il governo dell’Ordine non sono più i fini del Gran Maestro.
La società in cui noi massoni viviamo reclama ad alta voce ogni forma di pulizia. Il Gran Maestro ha promesso pulizia anche all’interno della Massoneria, ma Egli non può mantenere ciò che ha promesso, poiché non ha lo strumento pratico per farlo. Le Costituzioni vigenti dell’Ordine non gli danno il diritto di espellere i Fratelli indegni, i quali, di conseguenza, anche se sospesi, continueranno a far parte della Loggia di affiliazione fino all’emanazione della sentenza, che solo raramente contempla l’espulsione.
Purtroppo, il Grande Oriente d’Italia, invece di essere un modello di alta moralità, è l’immagine speculare della società italiana, la quale, travagliata da uno stato di crisi generale, sta cercando tuttavia di rinnovarsi. Anche la massoneria ha bisogno di un profondo e radicale rinnovamento. Ma ciò è possibile? La crisi morale e di costume che essa manifesta da lungo tempo chiaramente attesta che ogni proposito in tale direzione è destinato a fallire. I notabili, che esercitano influenza sul popolo massonico, invece di operare per eliminare o attenuare i conflitti interni, sono accecati dalla lotta per il potere e dall’affermazione delle loro ambizioni personali. Il “Bene Generale dell’Ordine” è una parola vana che essi usano per coprire interessi di gruppi o di correnti. In Massoneria non esistono, né possono esistere, gruppi o correnti. Coloro i quali promuovono e alimentano gruppi o correnti violano le Costituzioni dell’Ordine e la Tradizione muratoria secolare: la loro colpa massonica è gravissima!
Il Gran Maestro non può garantire che massoni alla sua obbedienza non siano coinvolti in organizzazioni criminali, che essi non svolgano attività illecite di qualsiasi tipo e non appartengano a movimenti politici i cui fini non sono evidenti.
Il Gran Maestro non può garantire che la conflittualità e la corruzione morale che hanno caratterizzato i lavori della recente Gran Koggia non si verifichino ancora.
Il Gran Maestro, per coerenza con i propri ideali di vita e di pensiero, constatata la propria impossibilità di garantire che “tutto è giusto e perfetto”, dichiara conclusa la sua opera al vertice del Grande Oriente d’Italia e rimette il Supremo Maglietto nelle mani della Gran Loggia e dei Fratelli Maestri che lo hanno eletto.
Mentre si allontana da Villa “Il Vascello”, Egli ritorna a vivere nella sua “Utopia Massonica”, ove esiste una Comunione di iniziati che percorrono la via del perfezionamento morale, che sono uniti dal vincolo dell’amore fraterno e operano nel nome del Grande Architetto dell’Universo. Nella società in cui essi vivono, non nascondono i loro nomi e i luoghi delle loro riunioni. Rispettano le Leggi dello Stato e i Magistrati che le fanno osservare. Esercitano la tolleranza nei confronti di tutti coloro i quali condividono diverse concezioni dell’uomo e rispettano tutte le fedi religiose. Partecipano ai progetti che tendono a curare o a eliminare i mali che oggi affliggono l’umanità. Uniti idealmente e praticamente con l’antica Tradizione iniziatica, essi portano luce nel mondo che li circonda.
Ma questa visione in cui Egli crede è solo Utopia? Il far ritorno all’Utopia significa forse che Egli intende allontanarsi definitivamente dal mondo reale? La risposta non deve lasciare dubbi: Il Gran Maestro, ritornato a essere il massone Giuliano Di Bernardo, continuerà la sua opera per l’affermazione dei principi della Massoneria in Italia e nel mondo. Ma la Comunione entro cui Egli svolgerà la propria opera non sarà più il Grande Oriente d’Italia.
I Fratelli che sono idealmente legati a Lui non devono sentirsi abbandonati. Egli sta per incamminarsi nel sentiero che conduce alla vera Massoneria ed è pronto ad accogliere con un abbraccio fraterno tutti coloro, massoni e non massoni, che desiderano pensare e vivere secondo i nobili e antichi Principi della Massoneria Universale.
Il Gran Maestro
Giuliano Di Bernardo
Roma Villa “Il Vascello” 15 aprile 1993. E.V.
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