Lo scontro tra Grande oriente d’Italia (Goi) e Commissione parlamentare antimafia è ormai ad un punto di (mezza) svolta.
Mentre si smorzano le voci – circolate subito dopo l’audizione il 18 gennaio del Gran maestro del Goi Stefano Bisi – di una imminente visita delle Forze dell’ordine a Palazzo Giustiniani per requisire gli elenchi (sembrerebbe solo quelli di Calabria e Sicilia e questa eventuale decisione aprirebbe altre polemiche), ecco che, tenendo fede agli impegni, la presidentessa Rosy Bindi convoca per la prossima settimana altre tre obbedienze massoniche.
Andiamo con ordine.
Bisi – che già prima dell’audizione aveva scritto e ribadito la posizione di netta chiusura alla richiesta e che ha persino scritto ai capigruppo parlamentari per chiedere incontri fuori dalla Commissione raccogliendo per il momento silenzio – non perde occasione per ribadire il no.
Il 18 gennaio, alle 22.33, finita l’audizione, sull’indirizzo twitter del Goi ha scritto infatti: «Siamo rispettosi delle leggi dello Stato, delle Istituzioni, ma non intendiamo essere assolutamente discriminati e confusi con fenomeni illegali che sono diametralmente lontani dai nostri valori iniziatici ed etici. Siamo pronti a tutela i diritti dei nostri 23mila iscritti in tutte le sedi affinché non venga incrinato il fondamento del libero pensiero e soprattutto non venga attuato quello che ci sembra essere un vero e proprio attentato alle libertà individuali e associative».
In un altro tweet del 20 gennaio sul sito del Goi si legge: «Privacy dei massoni è uguale a quella dei liberi cittadini. difende garantismo di tutti evocando la legge del 2003». Già, perché in audizione Bisi ha detto che consegnando gli elenchi commetterebbe un reato, violando la legge sulla privacy del 2003.
A quanto risulta a questo umile e umido blog, i consulenti della Commissione avrebbero già da tempo fatto presente alla Commissione stessa che la legge sulla privacy non può in alcun modo essere usata come scudo perché altrimenti verrebbero meno i poteri di autorità giudiziaria tipici della magistratura inquirente. Fatto sta che Bisi – segnalando sul sito de Goi anche alcuni articoli di giornale – sembra puntare più in alto, vale a dire a quella Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che già nel passato si era occupato dell’affiliazione di un “fratello” magistrato. Altra questione e comunque prima del 2003: correva l’anno 1997.
In questa fase delicatissima la Commissione antimafia ha intanto deciso di convocare per il 24 gennaio il Gran maestro della Gran loggia regolare d’Italia (Glri) Fabio Venzi e il Gran maestro della Serenissima gran Loggia d’Italia – Ordine generale degli antichi liberi accettati muratori, Massimo Criscuoli Tortora. L’indomani sarà il turno di del Gran maestro della Gran loggia d’Italia degli Antichi liberi accettati Muratori, Antonio Binni.
Tutti saranno auditi in plenaria e per tutti la Commissione farà ricorso, come del resto ha fatto per il Goi, all’articolo 4 della legge 19 luglio 2013, n. 87
Sostanzialmente si tratta di una testimonianza simile a quella che avviene in qualsiasi processo nel corso della quale c’è l’obbligo di rispondere in maniera veritiera su tutti i fatti di cui si è a conoscenza e sui quali si viene interpellati.
Sarà interessante vedere chi si presenterà con gli avvocati: Bisi non lo ha fatto.
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