Ho scritto alcuni mesi fa, per la precisione il 28 settembre 2016 (si veda http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/09/28/elenchi-dei-massoni-in-commissione-antimafia-ecco-cosa-accadra-mosse-di-bindi-e-contromosse-delle-obbedienze/), che dalla tenuta della barra dritta sul soddisfacimento della richiesta alle Obbedienze massoniche degli elenchi degli iscritti, si sarebbe giocato il giudizio sulla Commissione parlamentare antimafia che, anche in questa legislatura, ha lasciato qualche segnetto e poco più.
Il soddisfacimento della richiesta – a giudizio fallace di questo umile e umido blog – avrebbe tracciato un solco a futura memoria e scrivevo allora che non tutti hanno capito tra i parlamentari, ivi inclusi quelli della Commissione antimafia, la portata storica della richiesta.
Mi sbagliavo (uso l’arma dell’ironia): lo hanno capito fin troppo tanto che la montagna, come quasi sempre accade nella politica italiana, ha partorito un topolino-ino-ino. E aggiungerei anche un altro “-ino”.
Rosy Bindi e l’ufficio di presidenza hanno accantonato in appena quattro mesi i propositi iperbellicosi di ricevimento obbligatorio (a dir della stessa Commissione) degli elenchi. Storico rimarrà il monito al Gran maestro del Goi Stefano Bisi pronunciato il 3 agosto in Commissione dalla stessa Bindi: «Possiamo discutere fino a domani se possano essere pubblici o meno gli elenchi del Partito democratico o della loggia del Grande oriente, ma una cosa è certa: alla nostra Commissione non li può negare. Quindi, chiudiamo questo argomento».
Non serviva parlare fino all’indomani (figuriamoci fare la voce grossa). Bastava – e questo le Obbedienze massoniche lo sapevano, ah se lo sapevano – far passare a ‘nuttata.
Ed infatti nella seduta n.182 del 21 dicembre 2016, tra una fetta di panettone, un calice di spumante ed un trenino schiamazzante ad attendere i parlamentari nei rispettivi collegi, ecco che la magia del Natale imminente ha compiuto ‘o miracolo.
I poteri della Commissione per ottenere gli elenchi del Goi e di tutte le altre Obbedienze massoniche (degno di memoria resta anche l’altro monito pronunciato da Bindi a Bisi: «Vorremmo chiederle di fornirci l’elenco degli iscritti al Grande oriente. Immagino che sarà possibile averlo, perché, come Commissione d’inchiesta, abbiamo gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria. Trattandosi di nomi riservati, ma non segreti – comunque, non esiste, in uno Stato democratico, la segretezza dell’appartenenza ad associazioni – immagino che avremo la possibilità di avere i nominativi di tutti gli iscritti al Grande oriente d’Italia») restano infatti – a 5 mesi fa di distanza e dunque con tutto il tempo di questo mondo per esercitali – nel cassetto dei sogni. E lì resteranno. Probabilmente per sempre.
Questo – ripeto – le Obbedienze massoniche lo sapevano perfettamente, tanto che è bastato a Bisi trincerarsi in audizione e ad ogni piè sospinto nelle mille interviste rilasciate a microfono aperto, dietro la legge sulla privacy, per non esacerbare un conflitto dal quale sapeva che sarebbe uscito facilmente vincitore. Del resto il Parlamento e le Istituzioni sono sempre più farcite di massoni: volevate che la “fratellanza” non prevalesse? Impossibile.
Del resto la scusa (pardon: l’occasione) per non calcare sull’acceleratore è stata servita su un piatto d’argento dalla stessa politica eternamente appesa al filo delle elezioni anticipate.
Bindi (ma quando scrivo Bindi si legga in vero “tutti i partiti dell’arco costituzionale” e a maggior ragione l’ufficio di presidenza) dirà il 21 dicembre: «Vi comunico che nella riunione dell’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che si è appena tenuta, abbiamo programmato i nostri lavori del primo trimestre del 2017, contemplandola possibilità che l’orizzonte della legislatura sia un orizzonte più breve del previsto (…)
(…) Abbiamo individuato tre filoni: uno è quello del completamento dell’inchiesta sull’antimafia, l’altro è il rapporto tra mafia e massoneria, l’altro è il regime detentivo speciale del 41 bis (…)
(…) In merito al tema del rapporto tra mafie e massonerie, si provvederà ad acquisire ulteriore documentazione presso il ministero degli Interni, la Dia e la Dnaa su tutte le obbedienze massoniche. Per quanto riguarda il Grande oriente d’Italia, si procederà a inviare una lettera al gran maestro Bisi affinché ci siano forniti, in via prioritaria, gli elenchi degli iscritti della Sicilia e della Calabria. Dopo le audizioni dei magistrati di Reggio Calabria, di Palermo e di Trapani abbiamo infatti elementi per ritenere che questa sia una richiesta legata ad approfondimenti necessari. Daremo un termine per provvedere e, se entro quel termine non dovessero pervenire risposte, valuteremo come utilizzare i poteri di cui dispone questa Commissione».
Tradotto in soldoni: portiamo a casa quello che già c’è (sai che sforzo e che utilità!) e chiediamo gentilmente a Bisi (che, nonostante il prezioso tempo che ancora gli concederemo, ci risponderà allegramente picche con il sorriso sulle labbra) gli elenchi calabri e siculi che abbiamo capito essere i più caldi (ma va! Da almeno 40 anni, aggiungo io, tanto che ormai sono, più che caldi, liquefatti!) e poi vedremo, ancora con molta, molta, moltissima calma e gesso, il da farsi. Magari, nel frattempo, se abbiamo fortuna, la legislatura si chiude, ci toglie le castagne dal fuoco e ciao core!
Intanto il tempo se ne va – cantava nel 1989 Adriano Celentano – e non ti senti più bambina. Infatti le Obbedienze massoniche nel frattempo sono cresciute e si sentono talmente forti e onnipotenti (vogliamo contare i massoni in Parlamento e magari nella stessa Commissione antimafia?) che, la notte di Capodanno, avranno levato un brindisi anche per la Commissione parlamentare antimafia. E inoltre per la Bindi: “Hip hip hurrah! hip hip hurrah!”.
«Si cresce in fretta alla tua età, non me ne sono accorto prima», chiudeva Celentano il ritornello ed è triste ricordarlo quando ancora in me è vivo il ricordo di uno dei pochissimi Politici che se ne accorse per tempo: Tina Anselmi.
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