In Puglia i libri del boss acquistati dai politici: il ritorno in grande stile della Sacra Corona Unita

Non ho mai visto un film del salentino Edoardo Winspeare anche se molti amici me ne parlano bene. Sono però curioso di andare a vedere la sua ultima opera, “Galantuomini”, ambientata nel periodo in cui la Sacra Corona unita comincia a lasciare la condizione arcaica di pionierismo criminale e comincia a diventare un’organizzazione strutturata. Grazie anche al colpo di genio dello Stato che decide di spedire in Puglia negli anni Ottanta il boss Raffaele Cutolo, che lì esporta la sua Nuova camorra organizzata (Nco).

La curiosità non nasce dal mio amore per il cinema ma dal desiderio di trovare risposte a quanto – colpevolmente – sta accadendo in Puglia dove la forza della mafia è forte quanto e forse più di prima.

Leggere la cronaca locale – da qualche mese a questa parte – è mortificante ma, ancor più, è mortificante il silenzio dei media e delle Istituzioni preposte a dare risposte.

Forse gli indubbi successi che nel corso degli anni sono stati ottenuti a Bari, dove i clan Strisciuglio e Capriati sono stati colpiti al cuore, hanno fatto credere che la mafia, in questa regione, fosse stata sconfitta.

Nulla di più sbagliato e se il fiuto di un giornalista funziona, la sensazione è che i ricchi traffici tra le due sponde dell’Adriatico siano ripresi (ammesso e non concesso che si siano mai interrotti) a pieno regime: armi, droga, prostituzione sono business troppo ricchi perché qualcuno desista. Senza contare, ovviamente, il radicamento all’interno delle amministrazioni che, condizionate, possono lasciare gioco forza il passo a prestanome della criminalità soprattutto per quanto concerne le opere pubbliche e i servizi (a partire dai grandi centri commerciali dove l’interesse non manca soprattutto nel Basso Salento come ha avuto modo di denunciare anche l’ultimo Rapporto Sos-Impresa presentato l’11 novembre a Roma da Confesercenti). E senza contare le vecchie e consolidate pratiche malavitose che assicurano incassi floridi, come il racket, l’usura, le truffe ai fondi comunitari e pubblici. E senza contare, infine, l’astro nascente tra i business criminali: i giochi.

Veniamo ai numeri che forse, più di ogni altra cosa possono argomentare la situazione che sta vivendo la Puglia. Secondo la relazione della Dia (Direzione investigativa antimafia) nel  primo semestre 2008 la provincia di Bari era assediata da 21 organizzazioni mAfiose, di cui 7 nell’hinterland metropolitano. Nella provincia di Foggia  – dove il 27 settembre in un atmosfera da Far West è stato giustiziato il boss Antonio Bernardo – la Dia ne conta 25. Nel Salento le famiglie Rizzo, Padovano, Tornese, Montedoro, De Tommasi la fanno da padrone, mentre nel brindisino continuano le scorribande delle famiglie Brandi (per quanto disarticolate da recenti operazioni delle Forze dell’Ordine) e Buccarella. A Taranto i gruppi Perelli, Modeo, DeVitis-D’Oronzo si divertono ancora a fare il bello e il cattivo tempo e probabilmente – tanto per rimanere in campo cinematografico – si saranno divertiti a leggere lo stupore del mondo quando la regista Lina Wertmuller ha denunciato che le era stato chiesto il pizzo per girare scene all’interno della città capoluogo di provincia.

Va tutto bene madama la marchesa? Come no! La Gazzetta del Mezzogiorno a pagina 3, il 29 settembre titolava: “Pronto Gazzetta: a chi hanno sparato oggi? – Il clima di paura e la psicosi degli agguati tra la folla”. Le minacce agli amministratori locali – come al sindaco di Lucera, Vincenzo Morlacco – sono ormai prassi quotidiana. A Ugento, in provincia di Lecce, Don Stefano Rocca, vive sotto scorta dopo le continue minacce ricevute dopo l’uccisione di Peppino Basile, consigliere provinciale dell’Italia dei valori. A Trinitapoli gli affari si regolano con bombe e agguati per agguantare la supremazia tra clan.

E ora si scopre perfino che il libro dell’ex boss di Gallipoli, Salvatore Padovano, “Da Ciano all’11 settembre”, sarebbe stato acquistato con i soldi di alcuni Comuni. Gli amministratori avrebbero sborsato decine di migliaia di euro in piena campagna elettorale per le amministrative. Un ritorno con i fiocchi quello di Padovano, detto “Nino bomba”, che dopo 17 anni di 41bis (il carcere duro, ma spesso solo sulla carta) nel dicembre 2006 è tornato. Per far capire chi comanda nella patria di Massimo D’Alema, non potevano mancare le sue analisi storiche, comprate coi soldi di chi? Su questa strana compravendita – che molti candidati giurano essere causale, e come no! – stanno indagando magistratura e Guardia di finanza.

E non poteva mancare Taranto, il cui Comune, in tanto ben di Dio, dopo essere stato commissariato perché aveva di fatto dichiarato bancarotta, è tornato sulle pagine delle cronache (solo) locali perché al municipio era stata venduta una fotocopiatrice per 30mila euro!

Non è mafia ma è malaffare e il confine in Puglia, come nel resto del Sud e in  moltissime parti d’Italia, è così tenero che si taglia con un grissino.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

  • Emilio Fabio Torsello |

    Il problema è che adesso si parla (giustamente) soprattutto di Camorra, ma si dimentica “il resto” che sui quotidiani nazionali trova meno spazio. Ci vuole forse un Saviano in ogni regione? Sarebbe auspicabile in ogni redazione.
    Caro Roberto, c’è molto da imparare da questo blog…è esattamente la materia di cui mi piacerebbe scrivere, facendo nomi e cognomi, un’abitudine alla verità che il giornalismo nostrano in molti casi ha ormai dimenticato. Tra pochi giorni andrò a Capodarco, per ascoltare Rosaria Capacchione.
    …Curiosa coincidenza: domani(oggi) ho in programma da giorni di andare a vedere proprio Galantuomini, saprò dirti.
    Emilio F. Torsello
    http://www.eftorsello.wordpress.com

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