Cari amici rieccomi a voi (intanto buon anno). Sto scrivendo da oltre un mese dell’indagine sulla Mafia Capitale sia sul quotidiano che su questo umido e umile blog.
Ormai tutta Italia (credo) abbia sentito in maniera martellante e ossessiva i nomi di Massimo Carminati (il presunto boss) e di Salvatore Buzzi, suo braccio destro (o sinistro visto che la sua estrazione è “rossa”).
Ebbene, così come emerge da un’intercettazione del 16 maggio 2014 (tra le 16 e le 17) nei locali della cooperativa 29 giugno, Buzzi attesta di voler organizzare un “ufficio comunicazione” (pretesa che ritengo, per chi fa impresa, legittima e reale) perché lui «vuole stare tutti i giorni sul giornale…tutti i giorni». Beh, col senno di poi, non c’è che dire: il desiderio è stato esaudito.
Altra corsa altro giro. Il 26 settembre 2014, tra le 9 e le 10, sempre dentro gli uffici della stessa coop, è Carminati in persona a farsi vivo sul ruolo della stampa e alle 9.39 parlando con il calabrese incensurato Giovanni Campennì di Nicotera (rimando ai precedenti post per il suo profilo) lamentandosi della stampa dirà: «Ti rompono il cazzo…quindi sai che c’è? Mo ti do il motivo davvero per…per rompere il cazzo, mi devi rompere il cazzo? Bene! Allora mo ti do il motivo perché se non mi rompi il cazzo senza che io faccio niente…per anni io non faccio niente per anni e devo stare sempre in televisione, devo stare sempre sui giornali, devo stare sempre sugli articoli di Repubblica, devo stare sempre sugli articoli dell’Espresso, sai che c’è? Mo ti faccio, mandami le foto così poi…almeno c’hai il motivo».
Insomma il ruolo della comunicazione e quello del giornalismo sono, per alcuni di loro, una porta nella quale l’indipendenza e la trasparenza sono girevoli.
9 – to be continued (per le precedenti puntate si leggano