Il bel Renè come il Marchese del Grillo: «Ma quale documenti, io sono Renato Vallanzasca!» – Lo racconta la moglie, ma sarà vero?

Il 9 dicembre dell’ormai lontano 2013, le agenzie di stampa hanno cominciato a (ri)battere il nome di Renato Vallanzasca, il bel Renè della mala milanese che tanto fascino ha esercitato da chi subisce il fascino del crimine.

Il nome del suddetto – che tra gli allegri gesti affascinanti ha compiuto anche un duplice omicidio di agenti di Polizia a Dalmine il 2 febbraio 1977 – (ri)compariva per una curiosa storia di commercio di mozzarelle. Ebbene sì. Nell’ambito di un’operazione anticamorra condotta dalla Polizia di Stato, tra la Campania e il Lazio e che ha condotto agli arresti della moglie, che sposerà nel 2008, Antonella D’Agostino, poi scarcerata a Vigevano (Pavia), il 30 dicembre 2013, il suo nome è associato proprio ad un progetto caseario.

Vallanzasca – è bene dirlo subito – non è coinvolto né indagato mentre per la moglie il tribunale del Riesame di Napoli ha accolto il ricorso con cui era stato chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per mancanza di indizi di colpevolezza.
Beatrice Saldarini, avvocato di Antonella D’Agostino, ha sostenuto nel ricorso che «se è indubbio che l’indagata sia persona conosciuta anche da molti soggetti inseriti in contesti criminosi, tanto che la stessa non ha mai taciuto la sua storia di vita nè ha mai nascosto le sue antiche amicizie, anche con personaggi che hanno fatto la storia della criminalità del nostro Paese, tra cui Renato Vallanzasca che è divenuto suo marito dopo un lungo legame affettivo che risale all'infanzia, è pure vero che la donna da anni è impegnata come scrittrice, sceneggiatrice e volontaria nel diffondere la sua esperienza in ottica diversa, tesa a divulgare specie tra i giovani la consapevolezza delle conseguenze devastanti che derivano da scelte dissennate e nel contempo ad offrire un'opportunità di riscatto sociale a chi sta scontando una pena detentiva».
Il legale nell'istanza ha poi ammesso che «il personaggio Antonella D'Agostino» ha rivendicato «le sue amicizie definite vere e proprie fratellanze: potrà apparire scomodo, antipatico o talvolta sopra le righe, per il modo di porsi o l'ostinazione con persone che hanno un passato tutt'altro che specchiato[…], ma ciò non può tradirsi in un pregiudizio a suo carico». E la stessa «frequentazione di alcuni coindagati o altri pregiudicati – osserva nell’istanza il legale – è un dato processuale che non è in discussione». Per l’avvocato, dalle intercettazioni agli atti dell'inchiesta della Dda di Napoli «emergono dialoghi che danno conto di rapporti certo amichevoli con alcuni coindagati o altri pregiudicati, che tuttavia non sconfinano nella partecipazione alla commissione di reati specifici nè nella disponibilità personale che integra la partecipazione alla associazione di stampo mafioso».

Il 23 dicembre la decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli ha accolto i ricorsi degli avvocati Giovanni Zannini e Ignazio Maiorano, disponendo l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due indagati: P.L.T e L.L.T.

Il 27 dicembre 2013, invece, il Tribunale del Riesame di Napoli, aveva accolto i ricorsi proposti dai legali Giovanni Zannini e Angelo Raucci, disponendo la scarcerazione di altri tre indagati: I.C., mandato ai domiciliari, V.Z., anch’esso ai domiciliari e C.D.M, a piede libero. Per i tre non è stata validata l’accusa più grave, vale a dire l’associazione mafiosa.

L’indagine, insomma, sembrerebbe ridursi di importanza ma questo lo dirà solo il tempo. Per il momento tutti innocenti – ribadiamolo sempre –fino a eventuale passaggio in giudicato delle sentenze.

Sembra sfaldarsi perché per la Dda di Napoli – ma il Tribunale del Riesame ha appunto disposto diversamente – i 4 indagati, con altri soggetti, avrebbero partecipato all’associazione di tipo mafioso cosiddetto gruppo Perfetto, nata dal disciolto clan La Torre, promossa, diretta ed organizzata, prima da Antonio e Augusto La Torre (1990/1994), poi da Giuseppe Fragnoli (2003/2004) e ancora da Angelo Gagliardi (2004/2005) e infine, dopo l’arresto di questi ultimi due, prima da Emilio Boccolato (2007/2008) e da Giuseppe Perfetto (2005/2006 e dal 2008 ad oggi), quali componenti apicali che si avvicendavano alla guida della neo fazione.

Resta il fatto che nelle pieghe dell’ordinanza ci sono alcune storie curiose che testimoniano (rectius: testimonierebbero) come il bel Renè (era questo uno dei soprannomi che aveva negli anni Settanta nella mala milanese) abbia (avrebbe) perso il pelo ma non il vizio di stili un po’ guasconi. Almeno a leggere, a esempio, questo racconto riportato nell’ordinanza che nulla ha a che vedere, lo ripetiamo, con eventi criminosi ma solo con stili di vita. Raccontati al telefono dalla moglie.

IL RACCONTO DELLA MOGLIE

Nella conversazione telefonica del 1° marzo 2012 alle ore 10.27, la moglie Antonella D’Agostino riferiva (o millantava?) a tale G.N. di essere comproprietaria dell’hotel International di Mondragone, avendo acquisito, di fatto, una parte delle quote («…adesso sono entrata in societa’ anch’io… abbiamo cambiato… non ci sono piu’ loro… quelli li’!!… »).

Non è quindi un caso che la presentazione del libro scritto dall’indagata, “Francis Turatello – Faccia d’Angelo” si tenne il 17 agosto 2012, proprio presso l’hotel International di Mondragone.

Del resto la stessa struttura alberghiera aveva ospitato il marito Renato Vallanzasca, in occasione di due permessi premio di cui aveva goduto dal 22 al 25 maggio 2010, per gravi motivi di salute del cognato Alessandro D’Agostino,e dal 23 dicembre 2010 al 3 febbraio 2011.

Proprio in questa seconda occasione, Renato Vallanzasca aveva subito, il 25 dicembre 2010, un controllo dai Carabinieri di Mondragone, che lo avevano denunciato a piede libero per il comportamento tenuto.

Il colorito episodio veniva  raccontato da Antonella D’Agostino nella conversazione telefonica del 9 novembre 2011 delle ore 18.12 ad un amico: «…lui ha ragione… ha trasgredito… “io faccio quello che voglio!! io sono Renato Vallanzasca!!”( )  “…come ha fatto a Mondragone questo inverno… (alla domanda dei militari, Vallanzasca avrebbe risposto ndr) “documenti… ma quale documenti perché non lo sai chi sono io?… Io sono Renato Vallanzasca!!… quale cazzo di documento!!”… alla fine questi non l’hanno arrestato perché stava morendo mio fratello (Alessandro D’Agostino ndr)… però l’hanno denunciato e adesso a febbraio ha la causa…».

Come direbbe il Marchese del Grillo: «Perché io so io e voi non siete un cazzo!».

Sul racconto pesa il dubbio avallato anche da una nota che il legale di Vallanzasca, Debora Piazza, la quale all’Ansa, il 12 dicembre, ha dichiarato che il suo assistito ha interrotto da tempo, ed esattamente dal 2009, i rapporti con la moglie, «tanto che la signora D'Agostino aveva presentato una formale richiesta di separazione». Il legale, visti i titoli sui media degli ultimi giorni, ritiene sia doveroso chiarire che «Vallanzasca non è nè coinvolto, nè indagato nella vicenda giudiziaria in questione e che, in particolare, la sua conversazione telefonica intercettata non trattava di argomenti a sfondo criminoso». Il casellario giudiziale di Vallanzasca «è di certo lungo e articolato, ma non ha mai annoverato reati legati alla mafia in generale, e alla camorra in particolare». Ogni altra notizia pubblicata, secondo il legale, è solo un «puro atto di sfruttamento del suo famigerato nome o, come accaduto in più occasioni in passato, è servita a dare più visibilità a qualche indagine che, diversamente, sarebbe passata quasi inosservata».

Episodio, dunque, anch’esso inventato?

 

r.galullo@ilsole24ore.com