Rosy Bindi presidente della commissione parlamentare antimafia non molla la presa sulla massoneria. Sarà forse perché si sente più libera (non essendo ricandida dal Parlamento), sarà forse perché ha avuto modo di approfondire ulteriormente la materia dopo la relazione appositamente consegnata sul tema delle logge massoniche e sul loro rapporto con le mafie, fatto sta che nella relazione generale della stessa Commissione che sarà presentato ufficialmente il 21 febbraio a Roma, la parlamentare uscente picchia e picchia duro su moltissimi aspetti dell’associazionismo massonico. Con lei i commissari. Anzi. Alcuni, come i pentastellati, avrebbero voluto picchiare molto più duro.
In questi servizi che dedicherò all’argomento, avendo avuto modo di leggere parti della relazione e pur nella consapevolezza che potrebbero esserci ancora alcune modifiche, avrete modo, amati lettori di questo umile e umido blog, di toccare con mano il pensiero della commissione e, soprattutto, del suo presidente.
Cominciamo con un concetto che nella relazione mirata sul rapporto mafia e massoneria (di cui vi ho dato ampiamente conto nelle scorse settimane e che comunque potrete trovare nei link a fondo pagina) emerge sì ma emerge con ancora più forza proprio nella relazione generale della commissione antimafia. Il concetto che affrontiamo, è quello della segretezza che, come sappiamo, viene contestato alla morte dalle associazioni massoniche e la cui inammissibile esistenza invece, qui viene ribadita con tenacia.
Tra le fonti di alimentazione per la creazione in ambito massonico – scrive testualmente la commissione nel rapporto consegnato la scorsa settimana ai parlamentari che, si ripete, potrebbe generalmente subire qualche lieve modifica di forma ma non di sostanza – e di un humus particolarmente fertile per la coltivazione degli interessi mafiosi, c’è proprio il dovere di segretezza sul quale è improntato l’associazionismo massonico con tutti i suoi corollari dei vincoli gerarchici e di fratellanza, della legge della giustizia massonica intesa come ordinamento separato da quello dello Stato e prevalente rispetto a quest’ultimo.
«Con grande evidenza – e qui la commissione si spinge oltre quanto aveva scritto nella separata relazione sul rapporto tra mafie e massoneria – è emerso un segreto interno, già di per sé inconcepibile in uno Stato democratico, a cui fa eco, soprattutto, quello esterno, anche verso le pubbliche autorità».
E qui la commissione fa un collegamento con il sequestro disposto nel marzo dello scorso anno nei confronti degli elenchi dei massoni calabresi e siciliani appartenenti ed affiliati a quatto obbedienze.
«Nemmeno con il provvedimento di sequestro – si legge infatti nella relazione – è stato possibile venire in possesso degli elenchi effettivi degli iscritti perché presso le sedi forse neanche ci sono e, comunque, quelli che ci sono non consentono di conoscere un’alta percentuale di iscritti rimasti occulti grazie a generalità incomplete, inesistenti ho nemmeno riportate».
Oltre la segretezza degli elenchi la commissione ha poi riscontrato una forma molto più alta di segretezza che riguarda gli scritti tout court, «sebbene annotati nelle liste in modo palese e che impedisce anche alla pubblica autorità la conoscenza degli aderenti a talune massonerie».
Insomma se avesse pazientato ancora un pochino il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, avrebbe avuto ulteriore carne al fuoco per il libro che ha dato alle stampe e che efficacemente ha chiamato “Massofobia“. La massofobia la vede solo lui ed i suoi fratelli ma tant’è.
Chapeau di fronte al titolo. Del resto Bisi è un giornalista.
Ora mi fermo. Continuo domani.
P.S Vi consiglio di non perdervi sul sito del Sole-24 Ore da oggi a mercoledì le nuove puntate della videoinchiesta del format multimediale “Fiume di denaro”, questa volta dedicata ai Grigioni svizzeri, nuovo Eldorado di società e fiduciarie italiane che cercano rifugio lontano dall’Italia. Non mancano i rischi di riciclaggio, frodi fiscali e infiltrazioni delle mafie
- – to be continued (si leggano anche, da ultimo