Massoni in love/ Bisi vuole querelare l’ex Gran Maestro Di Bernardo che si sfrega le mani, lo sfida in Tribunale e annuncia controquerela!

Se la prossima legislatura avrà il coraggio (che non avrà) di proseguire il precario lavoro che la Commissione parlamentare antimafia ha fatto sul rapporto tra mafie e massonerie, ne vedremmo delle belle.

Il Gran maestro del Goi Stefano Bisi ha riacceso le polveri con frasi di rito («Siamo seriamente preoccupati. In Italia qualcuno vuole riportare indietro le lancette della storia reintroducendo di fatto leggi fasciste e illiberali soprattutto contro i massoni…») ma, soprattutto, ha sparato una fucilata contro il suo predecessore Giuliano Di Bernardo, che lasciò il Goi per fondare la Glri.

In una nota stampa diffusa quando la mail della Commissione parlamentare con la relazione allegata non aveva ancora raggiunto la casella postale dei giornalisti, Bisi ha infatti sparato a palle incatenate contro Di Bernardo: «Riguardo al riferimento riguardante l’ex Gran Maestro Di Bernardo che ha parlato delle  infiltrazioni mafiose nelle logge calabresi del Goi, il suo ricordo a scoppio ritardato lascia basiti ed è anzi molto singolare che la Commissione Antimafia abbia preso per buone le dichiarazioni di un personaggio – fra l’altro a suo tempo “fratello coperto” come da sua esplicita richiesta scritta – che irresponsabilmente per l’istituzione di cui era il massimo rappresentante, non ha mai edotto l’allora Giunta del Grande oriente d’Italia della gravità delle notizie in suo esclusivo possesso. Per queste sue tardive affermazioni il Goi intende intraprendere nei suoi confronti iniziative giudiziarie».

Bisi mi piace sempre di più. Ha il coraggio di fare nei confronti di Di Bernardo quel che Bindi non ha il coraggio di fare con Bisi e gli altri Gran Maestri: divulgare urbi et orbi i nomi dei massoni condannati in via definitiva per mafia o per altri gravissimi reati. Ha paura delle iniziative giudiziarie (leggi querele) ma vorrei proprio vedere quale pm avrebbe argomenti per indagare i membri della Commissione antimafia che divulgano i nomi dei massoni condannati per mafia e quale giudice avrebbe o il coraggio di rinviarli a giudizio o condannarli fino a sentenza definitiva. Anzi dirò di più: magari fosse chiamata, in ultima istanza, a decidere la Corte costituzionale!

Ma se Bisi mi piace, anche Di Bernardo mi piace.

Leggete cosa risponde Di Bernardo alla annunciata querela. «Non solo quel che ho detto nel 2014 alla Commissione antimafia – dichiara a questo umile e umido blog – l’ho detto e verbalizzato 25 anni fa con il pm Agostino Cordova, non solo l’ho detto e ribadito in mille interviste, non solo confermo che ho lasciato il Goi a causa della devastante situazione nelle logge calabresi ma sono anche in grado di confermare che la Giunta del Goi fu ampiamente informata solo che, all’epoca, per la delicatissima e imbarazzante situazione in cui ci trovavamo, fu deciso per carità di Patria di non verbalizzare nulla. Ma se davvero Bisi e il Goi hanno il coraggio di intraprendere azioni giudiziarie nei miei confronti non aspetto altro. Non vedo l’ora. In un’aula di Tribunale sarò in grado di approfondire ulteriormente le vicende in questione».

Ma Di Bernardo va oltre e annuncia controquerela perché «quanto alla mia appartenenza ad una loggia coperta, l’indagine del 1988 della Procura di Bologna, un anno dopo attraverso lo stesso pm Libero Mancuso che condusse le indagini, escluse assolutamente che la loggia di Bologna Zamboni-De Rolandis fosse una loggia coperta e che di conseguenza io fossi un massone coperto».

Alla prossima puntata dell’appassionante telenovela “Massoni in love”.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • ronny liotta |

    L’emblema identificato da alcuni lettori di questo blog come quello dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro è anche quello della Custodia Terrae Sanctae , l’ordine religioso dei Frati Minori, Francescani, missionari al servizio sella Terra Santa. Questo Ordine ha origine nel secolo 13° quando San Francesco si recò in Palestina per “toccare” quei luoghi che anche oggi costituiscono, per i credenti, una “Testimonianza insostituibile della Rivelazione di Dio e del suo Amore per l’Uomo”. Durante questo pellegrinaggio, nonostante gli aspri combattimenti delle crociate, San Francesco potè incontrare ed avere un dialogo con il sultano Melek al-Kamel, governatore della Terra Santa , un incontro pacifico, che diede inizio all’attuale presenza dei Francescani in Terra Santa . Per quale ragione gli autori di questo libro, che non conoscevo, hanno voluto prendersela con chi, facendo voto di povertà, porta parole di pace e speranzain una terra martoriata da conflitti ? Quale sarebbe il senso di accostare i Frati Minori alle mafie ? Vorrei veramente saperne di più, per dare un’interpretazione di questo atto inquietante, di vandalismo ideologico, compiuto da persone che dovrebbero essere invece sagge ed istruite.

  • Gigi Buscema |

    Ho davanti il libro della discordia. avevo già notato, perchè protagonisti della scena, a pagina 56, 57 e 64 coltello e rasorio, ed, a seguire, coltello e pistola disegnati come squadra e compasso . Ma mi era sfuggito il sibolo dei Cavalieri del Santo Sepolcro a pagina 69, sugli scudi dei “tredici cavalieri”. A ben guardare anche a pag. 27 almeno uno dei cavalli dei tre cavalieri spagnoli ha, anche lui, il vessillo dei Cavalieri del Santo Sepolcro, direi che si tratta di Carcagnosso, il fondatore della Camorra ! Che figata ! Certo non ce la vedo la Bindi a pestare i calli all’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, hai visto mai che C.E.I. , che non mette mai becco nella politica italiana, si dovesse incxxxxre !
    Voglio dare un consiglio all’ “eccellente” e geniale pittore Enzo Patti (leggo che è professore anche lui !), se ci sarà una seconda edizione del libro, i due leoni a pagina 75 e le ruote dentate a pagina 88 le farei, rispettivamente, più simili al logo del Lions International e del Rotary Club, tanto per uniformità allo Statuto di Hamas…
    Ma scusate, la massoneria è sionista e corociata…la mafia pure per transitività (ci sta!)…ma allora com’è che l’ISIS, a suo stesso dire, si voleva alleare con questa per sbarcare in Italia ?…Non ci sto a capire una mazza!…Rosy…per favore aiutami!

  • Magda Ancona |

    No, grazie a lei Signor Piero ! Il libro di cui lei parla “Osso, Mastrosso, Carcagnosso. Immagini, miti e misteri della ‘ndrangheta” edito da Rubbettino nel 2010 , sembra diventato davvero piuttosto raro ! Ma ho lo stesso potuto trovare qualche illustrazione sul web, ed ho constatato la misera distorsione operata su quei simboli che i massoni ed i Cavalieri del Santo Sepolcro ritengono sacri. Ho parimenti constatato, come questi stessi disegni vengano ampiamente usati, mi auguro in modo illegittimo, su alcuni siti web di estrema destra che denunciano in modo delirante complotti giudaico-massonico-mafiosi . Mi viene allora in mente quanto successo lo scorso ottobre, quando furono ritrovati dopo il derby Lazio-Roma, degli adesivi con la foto di Anna Frank vestita con la maglia giallo-rossa. Il caso ha sollevato la giusta indignazione che tutti sappiamo, per l’uso, denigratorio in modo implicito (infatti la maglietta della Roma, come quella di una qualsiasi altra squadra non è in sé un simbolo anti-semita), di un immagine simbolo dello Olocausto . Pur tuttavia, nello specifico, possiamo ritenere i giovani, colpevoli di questo gesto penoso, vittime, a loro volta, dell’ ingnoranza, del disagio sociale, delle poche opportuità che questo paese offre ai ragazzi delle periferie e di tutta una serie di problemi mai veramente affrontati nè risolti dalle istituzioni di questa nazione. Probabilmente chi ha creato quegli adesivi non sa nulla di Anna Frank e della sua storia. Ma per il caso sollevato da lei, Sig. Piero, che attenuanti possiamo mai trovare ? Qui non abbiamo a che fare con ultras lel calcio, con una vita dagli orizzonti oggettivamente limitati. Possimo dire che gli autori del libro siano persone poco istruite, che vivano in condizioni di disagio, che siano deboli e preda di facili strumentalizzazioni ? No e poi no ! Qui abbiamo Professori, Magistrati, Giornalisti, ex-parlamentari ed anche Istituzioni che patrocinano. Qui abbiamo i vertici ed i riferimenti della nostra società ! Qui abbiamo tutte persone che possono pure non saper nulla della massoneria, come dei Cavallieri del Santo Sepolcro, ma che hanno comunque la possibilità, i mezzi e le conoscenze per documentarsi . Possibilità che è invece stata, molto probabilmente, negata a chi ha creato quegli adesivi .

  • Piero Russo |

    Gentilissima Signora Ancona,
    Lei ha giustamente tirato in ballo la responsabilità degli “studiosi” di cui la Commissione si è circondata a supporto del lavoro d’inchiesta. Sicuramente Lei si riferisce al duo Ciconte-Sales, protagonisti sia di audizioni in Commissione che di una conferenza svoltasi di recente in una sede parlamentare ed organizzata dal Senatore Davide Mattiello . Il primo è un accademico, con alle spalle
    rilevanti incarichi presso vari atenei, fino al 2013 è stato docente di “Indagine e Semiotica del linguaggio mafie italiane” presso l’Università dell’Aquila, il secondo uno scrittore e giornalista esperto di mafie e questioni meridionali. Entrambi sono accomunati da comune militanza politica, nel PCI prima e nel PDS poi, ed entrambi sono degli ex-parlamentari. Dato che abbiamo ormai sdoganato la cultura del sospetto, “istituzionalizzandola”, potremmo anche chiederci se le tessere politiche e le carriere parlamentarei abbiano o meno “influito” sul curriculum accademico ed editoriale dei due studiosi e darci delle facili risposte, ma rifiuto questo modo di ragionare e preferisco entrare nella qualità delle cose.
    L’asse del pensiero del Prof. Ciconte sulla Massoneria è, in primis, il parallelismo tra i rituali e la struttura organizzativa della ‘ndrangheta calabrese, e delle mafie storiche italiane, ed i Rituali e Statuti della Libera Muratoria, operato sulle recenti, e meno recenti, scoperte di documenti della criminalità calabrese in Italia come all’estero, in particolare in Australia. Parallelismo che non deve sorprendere e che in sè non significa molto. Per quel che riguarda il mio campo di ricerca, le tradizioni popolari siciliane, si tratta di una cosa nota fin dalla prima attestazione storica del termine mafia, che avviene con l’opera teatrale “I mafiusi de la Vicaria” del 1863, per la penna di Giuseppe Rizzotto e Gaspare Mosca. In questo testo gli autori dichiarano di raccontare, per quanto adattati, dei fatti reali rivelati al Rizzotto da un capo-mafia in una taverna tra Palermo e Monreale. In particolare veniva rivelata al pubblico siciliano, e non, per la prima volta (credeteci o no – vedi gli studi di L.Sciascia sulle origini della mafia e sulla stessa opera teatrale), l’esistenza di una “corporazione” segreta di criminali,
    cerniera tra la borghesia (ceto politico) ed il popolo. Sarebbe interessante valutare quanto la “fiction”
    si sia ispiarata alla realtà criminale e quanto la realtà criminale abbia mutuato dalla “fiction” nel dare una definizione di se stessa e nel darsi un ordine, ma questo è un’altro discorso, sebbene indichi come ogni facile generalizzazione sia pericolosa. Come dicevo, la mafia veniva definita, o si autodefiniva, come una “corporazione” delle professioni criminali. Ora è quasi universalmente noto che le “corporazioni” delle arti e dei mestieri in Occidente, dal medioevo fino al diciannovesimo secolo erano contraddistinte da statuti e cerimoniali, volti a controllare l’accesso a determinati settori economici, che pur nella loro diversità e peculiarità, condividevano molti tratti fondamentali. Il primo è un accesso alla “fratellanza” , dopo l’accettazione preliminare del candidato da parte di un colleggio di saggi “venerabili” della corporazione, attraverso il superamento effettivo, o solo rituale, di una serie di prove, antesignane dei moderni esami di abilitazione. Il secondo è un giuramento solenne, sull’effige di uno o più santi patroni della corporazione, detta spesso anche “confraternita”, di non rivelare i segreti della professione pena supplizi corporali (vale la pena sottolineare che tali clausole avevano già in tempi antichi, spesso solo valore simbolico e non letterale) e di aiutare i fratelli in difficoltà, le loro vedove ed i loro orfani. Il terzo è l’obbligo di partecipare alle riunioni periodiche, presso la sede della corporazione/confraternita, che quasi sempre in Sicilia era una cappella dedicata al santo patrono. Il quarto è una struttura organizzativa a piramide, con accesso ad i vari gradi per suparamento di prove, vere o simboliche, (antesignano delle moderne specializzazioni professionali). Nella Calabria rurale erano diffuse le corporazioni dei taglialegna e carbonai, i cosiddetti “ordini fenditori”.
    E’ altrettanto noto come la Massoneria moderna, quella dal 1700 ad oggi, derivi la propria organizzione e ritualità dalle antiche corporazioni degli scalpellini e costruttori medioevali, adattandoli ad un’ attività di caratere filosofico-speculativo, distinguendosi dalla Massoneria “operativa”, ovvero la corporazione di chi si dedica realmente alla costruzione di opere in muratura. Quindi non c’è meraviglia nel trovare delle similitudini tra i cerimoniali di affiliazione ed altro di ‘ndrangheta e mafia ed i Rituali della Massoneria, dato il comune rifarsi alle antiche corporazioni.
    E’ anche possibile che alcuni mafiosi abbiano intravisto nella ritualità della Massoneria un modo di nobilitare e di trovare un significato morale delle loro pessime condotte, tant’è che si definiscono “uomini d’onore”, che secondo alcune tradizioni, fanno risalire la loro origine (i propri statuti e rituali) a tre fratelli cavalieri spagnoli di nome Osso Mastrosso e Carcagnosso (leggenda ampiamente studiata anche da Ciconte) a loro volta membri di un ordine cavalleresco-criminale di fantasia noto come “gardugna”, oppure alla misteriosa setta dei Bati Paoli di Palermo, forse realmente attiva nel 1600′, portata poi alla fama del grande pubblico dal romanziere palermitano Luigi Natoli (sotto lo pseudonimo di W.Galt) nel primo 1900′ . Ma anche questo non può costituire una pistola fumante per bollare la Massoneria come “zona grigia”.
    Quindi per tornare alla “qualità delle cose” mi chiedo perchè il Prof. Ciconte omette di collocare la realtà criminale delle mafie e la realtà civile della Massoneria nella giusta prospettiva storica.
    Nell’Agosto 2010 viene presentato alla Tonnara Florio di Favignana il libro “Osso, Mastrosso, e Carcagnosso Immagini, miti e misteri della ‘ndrangheta” edito da Rubettino con il contributo dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana (Governo Lombardo ter – Assessore Gaetano Armao). Il libro, con testi del Prof. Ciconte, del Magistrato della DNA Macrì, del Politico Forgione (ex-presidente della Commissione Antimafia dal 2006 al 2008) e soprattutto disegni del Pittore Enzo Patti, introduce il simbolismo dei rituali, i “codici” delle ‘ndrine calabresi ed appunto il mito fondativo dei tre cavalieri spagnoli. Nel testo si fanno giustissime rflessioni sull’importanaza dei rituali nella criminalità calabrese (Ciconte) sull’ordinamento parallelo, uno stato nello Stato, che esse vengono a costituire (Macrì) e sulla realtà criminale calabrese (Forgione); non si fanno parallelismi espliciti con la Massoneria nè si parla di “cointeressenza” mafia-Massoneria. Seguono poi le splendide tavole, evocative dei simboli contenuti nei codici delle ‘ndrine secondo la libera interpretazione del Pittore Enzo Patti, dove, in alcuni disegni, spiccano raffigurazioni di coltello a serramanico e rasoio o, alternativamente, coltello e pistola , sovrapposti a guisa di “squadra e compasso”. In un altro caso sugli scudi dei “tredici cavalieri della società di sgarro” sono rappresentate le cinque croci simbolo dei Cavaieri del Santo Sepolcro. Si sottolinea che nei codici dei malavitosi calabresi non si menziona nè la Massoneria nè i suoi simboli caratteristici nè l’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Come si concilia, allora, l’autorevolezza accademica di Ciconte, l’imparzialità del Magistrato Macrì, la correttezza del Politico di lungo corso Forgione, con una qualità artistica eccellente ma portatrice comunque di pregiudizio ed offensiva verso cittadini onesti (almeno il 99,92 % – Commissione Antimafia docet…) che in quei simboli, civili e non criminali, credono ? Il tutto pagato anche con le loro tasse ! Forse dovremmo tutti studiare di più e capire meglio le cose, soprattutto quando si occupa un ruolo istituzionale. E soprattutto cercare di non mischiare Accademia e Politica così come Giustizia e Politica.
    Per concludere la mia riflessone, sempre parlando dei simboli e della loro importanza, come ci ricorda il Prof.Ciconte, sulla mia vecchia tessera del PCI, come su quella del Prof.Ciconte e del Gionalista Sales, spicca praticamente lo stesso simbolo che campeggia sui missili nucleari Nord-Coreani e questa non è una libera interpretazione di un artista. Se certamente non possiamo ritenere i Comunisti italiani responsabili delle disgrazie del popolo Nord-Coreano, come possiamo ammettere certi ragionamenti verso i Massoni italiani ?

  • Pino Amadio |

    Ormai c’è davvero poco da dire. Quando certi argomenti trovano posto in documenti istituzionali è difficile invertire la rotta. Passa comunque la notizia massone=”mafiosizzante” (espressione azzeccatissima) , solo le persone con una discreta cultura, sia generale che civica hanno gli strumenti per saper disinnescare l’ordigno che è stato confezionato. La Relazione presentata dalla Commissione d’Inchiesta sulle mafie è un panphlet che criminalizza una fetta della società civile di questo paese, dandola in pasto alla rabbia del popolo. Questi “Protocolli dei Sette Savi Massoni” si meritano un posto della “galleria degli orrori del bel paese”.

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