Amati lettori di questo umile e umido blog, dalla scorsa settimana mi sto occupando dell’interrogazione presentata il 2 febbraio dal senatore Beppe Lumia (Pd) al ministro dell’Interno Angelino Alfano sulla rete di protezione che garantisce da (appena) 22 anni la latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
Il cuore dell’interrogazione è la richiesta al ministro di acquisire gli elenchi dei massoni trapanesi (e non solo) perché – come del resto emerge dalle indagini della Procura di Palermo ed è già emerso da quelle della Procura di Trapani ad esempio per il delitto Rostagno – è tra i “grembiuli” sporchi, oltre che nella borghesia mafiosa e nella politica allevata a santini e vangelo, che si alimenta il circolo protettivo di Messina Denaro e dei suoi indegni sodali. Rimando ai link (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/02/10/rete-di-matteo-messina-denaro1-beppe-lumia-chiede-al-ministro-alfano-di-acquisire-le-liste-dei-massoni-siciliani/
per quanto scritto finora e vado avanti.
Da ieri mi sto concentrando su un aspetto molto delicato: l’attacco al patrimonio della famiglia allargata di Matteo Messina Denaro. Nonostante gli oltre tre miliardi sequestrati o confiscati alla famiglia allargata del super boss latitante da 22 anni, l’alto tenore di vita non sembra accenni a diminuire.
Lumia, nella sua interrogazione, si è divertito (si fa per dire) a mettere insieme l’immenso patrimonio sottratto in via definitiva o temporaneamente (in attesa di eventuale e successiva ablazione) alla rete del boss di Cosa nostra.
E’ impressionante la lista stilata da Lumia, che copre ogni settore dell’economia:
- nel campo dell’eolico: inchiesta della Direzione distrettuale antimafia nelle province di Palermo e Trapani, che ha portato all’arresto anche di un consigliere comunale e di un imprenditore. I proventi delle aziende del settore delle rinnovabili erano in parte utilizzati per sostenere il super boss. Sono stati inoltre sequestrati beni per 10 milioni (7 dicembre 2012) al re dell’eolico prestanome di Messina Denaro. La Dia confisca un tesoro dall’elevato valore di 1,3 miliardi di euro mettendo i sigilli all’impero di Vito Nicastri, formato da 43 società che operano nel settore dell’energia pulita. L’imprenditore trapanese è accusato di essere stato vicino all’ultimo grande latitante della mafia siciliana (3 aprile 2013); sono stati sequestrati beni per 20 milioni d con una maxi operazione di Guardia di finanza e Ros dei Carabinieri contro le infiltrazioni di Cosa nostra nel trapanese. Nella rete di affari del superlatitante ci sono residence turistici, impianti eolici, lavori edili e poli tecnologici (15 dicembre 2014); ed ancora beni per 18,5 milioni di euro sequestrati a boss vicini a Messina Denaro con un’operazione dei Carabinieri del Ros in provincia di Trapani. Nel mirino i patrimoni di due imprenditori (16 gennaio 2015);
- nella grande distribuzione: confisca e sigilli a un patrimonio da 700 milioni. Le indagini della Direzione investigativa antimafia consegnano allo Stato l’impero di Giuseppe Grigoli, l’imprenditore trapanese arrestato nel 2007 con l’accusa di essere un prestanome di Matteo Messina Denaro (24 settembre 2013). Attività economiche su cui si sta esercitando, dopo i primi clamorosi errori, l’impegno dello Stato per recuperare al lavoro legale centinaia di lavoratori;
- nel settore delle cave: un importante atto è stato compiuto dall’ex assessore Calleri: “Tolta cava a Messina Denaro e avviati controlli su tutti gli impianti eolici”. L’ex assessore per l’energia annuncia il provvedimento preso “in silenzio”, prima della crisi di Governo: “Abbiamo lavorato senza fare clamore”. “Una scelta coraggiosa”, disse Crocetta, presidente della Regione Siciliana (25 ottobre 2014);
- nel settore calcestruzzi: sequestrata un’impresa di calcestruzzi a Mazara del Vallo (Trapani). La Guardia di finanza e la squadra mobile hanno sequestrato lo stabilimento, tutti i beni strumentali e l’intero capitale sociale, per un importo complessivo di 5 milioni. Sarebbe controllata dalla famiglia Agate, vicina al clan Messina Denaro (23 giugno 2009); colpo al clan Messina Denaro, sequestro da 18 milioni, (16 gennaio 2015); sequestrati i beni di Messina Denaro per 550 milioni (27 gennaio 2010);
- nell’ambito movimento terra: sequestrati i beni a Filardo, cugino di Messina Denaro. Sul patrimonio del cugino del latitante Matteo Messina Denaro si abbatte la scure della sezione Misure di prevenzioni del Tribunale di Trapani. Il provvedimento eseguito dalla Dia, dalla Guardia di finanza e dal Ros dei Carabinieri di Palermo;
- nel settore agroalimentare: Matteo Messina Denaro mette le mani sull’olio siciliano: sequestri per 20 milioni (15 dicembre 2014);
7) nel settore alberghiero: caccia a Messina Denaro, sequestrati albergo e 25 milioni a un presunto prestanome (18 gennaio 2012).
C’è da aggiungere altro? Si: quando terminerà la sua latitanza? La domanda è legittima e reale.
Alla prossima settimana, con una nuova puntata.
7 – to be continued (si leggano anche http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/12/01/sua-latitanza-matteo-messina-denaro-e-lombra-lunghissima-della-massoneria-parola-a-francesco-lo-voi/)