Amati lettori, travolti dal caliente trasporto di sensi per la campagna elettorale, avrete forse perso una notizia che riaccende un’altra passione: quella sul rapporto tra mafie e massonerie.
Chi segue questo umile e umido blog sa che ne scrivo da anni e non certo da quando la Commissione parlamentare antimafia, della ormai trapassata legislatura, ha cominciato a pasticciare sulla materia. A cominciare dall’annuncio di sequestro dei libri mastri di quattro obbedienze massoniche in Calabria e Sicilia. Mai visto in vita mia l’annuncio di un sequestro che, passatemi il paradosso nella mia lunga madre, è come se il gatto dicesse al topo: «C’ho fame! Guarda che fra un po’ me te magno! Nun scappà!». Cosa volete che risponda il topo?
Ciò detto la notizia – che in vero io stesso avevo trattato negli scorsi mesi con pezzi che allego in fondo pagina – è stata, per così dire, rivitalizzata dalla Dia di Catanzaro (agli ordini del capo sezione Antonio Turi, vice questore aggiunto della Polizia di Stato) e dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Crotone (presidente Maria Vittoria Marchianò, giudice estensore Alessandra Angiuli, giudice Ersilia Palmieri).
La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha chiesto e il Tribunale di Crotone, il 12 febbraio, in composizione collegiale, ha disposto la confisca (decreto n 02/2018) di una consistente fetta di beni del patrimonio di tale Salvatore Scapino, cinquantaduenne, imprenditore specializzato nella lavorazione del legname, già arrestato nell’ambito dell’operazione Kyterion. Investigatori e inquirente considerano questo imprenditore ed un suo sodale catanzarese, contigui alla locale di ‘ndrangheta di Cutro, che fa capo al boss Nicolino Grande Aracri. La sua cosca, tanto per capirci, spazia dalla provincia di Crotone a quella di Reggio Emilia. E non certo da ieri. Sarà un giudice ad esprimersi in via definitiva sui due d non sta certo a me giudicarli.
Quel che trovo straordinariamente interessante è che il Tribunale di Crotone poteva mettere in luce a diversi motivi a fondamento del giudizio di pericolosità sociale nei confronti di Salvatore Scarpino, al quale ha applicato la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per tre anni, con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Ciò che ha messo in luce, e che ha messo in luce guarda caso anche la Dia e prima ancora la Dda di Catanzaro nel decreto di fermo, è però il suo agire attraverso «operazioni finanziarie e bancarie e investimenti commerciali, anche [con l’ausilio di] prestanomi;…[e ha evidenziato i suoi] contatti diretti e frequenti con Grande Aracri Nicolino, [per il quale si è posto da intermediario con]…altri soggetti estranei all’associazione, al fine di consentir[gli] l’avvicinamento a settori istituzionali anche per il tramite di ordini massonici e cavalierati…».
Non debbo aggiungere altro.
A domani con un nuovo servizio.
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