Cavalierati e ordini vari per un indagato per mafia: «Lì ci sono sia alti livelli istituzionali che alti livelli di ‘ndrangheta»

Amati lettori di questo umile e umido blog, da ieri (e per la prossima settimana ancora) vi racconterò di alcuni risvolti della seconda parte dell’indagine Kyterion della Dda di Catanzaro (procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, pm Domenico Guarascio e Vincenzo Capomolla).

Per quanto scritto ieri rimando al link a fondo pagina. Oggi continuerò a concentrarmi su un aspetto che il Gip Domenico Commodoro riassume bene da pagina 360, allorché commenta alcune fotografie trovata in casa di un’indagata. Ebbene, scrive il Gip che le  «foto che la ritraggono in compagnia fra gli altri di Nirta Sebastiano…danno uno spaccato non rassicurante dei rapporti di esponenti della criminalità organizzata con soggetti che gravitano in contesti politici, religiosi, di organizzazioni riconducibili a cavalierati variamente e comunque di ambiti che nella distorta e interessata concezione delle relazioni interpersonali da piegare ai propri interessi, vengono considerati veicolo di maggiore capacità di penetrazione del tessuto socio-economico in una dinamica duttile delle organizzazioni criminali che consenta ai sodalizi che conseguono tali legami interpersonali di accrescere con essi le capacità operative del sodalizio e la maggiore diffusività sia interna al sodalizio stesso che esterna della percezione della capacità di interferenza e condizionamento nei diversi settori di operatività. Con riferimento ai soggetti raffigurati in compagnia dell’indagata (ndr) con le insegne apparenti della adesione al Cavalierato di cui l’indagata (ndr) sembra essere esponente di significativo rilievo con la sua capacità di attivare relazioni interpersonali anche ad alti livelli, rileva la polizia giudiziaria che Nirta Sebastiano è considerato un esponente di rilievo del sodalizio criminale Nirta-Strangio operante nel territorio di Locri (…) Va peraltro rilevato che nell’abitazione dell’indagata (ndr) veniva rinvenuto anche un foglio manoscritto contenente un elenco – secondo l’intestazione apposta dallo stesso – di “Cavalieri di Malta”… ».

Ora, riassumendo, il concetto dei pm della Dda di Catanzaro è il seguente; nella mente di queste persone, cavalierati vari (ai quali sembrano appartenere specifica il Gip) e ordini vari (a partire dalla massoneria deviata), sono luoghi di incontro che la ‘ndrangheta non può non intercettare per accrescere il proprio ruolo e la propria influenza, sia interna (tra famiglie dunque) che esterna. E per farcelo capire bene l’accusa riporta un telefonata intercettata il 29 giugno 2012 all’interno di un auto, tra un indagato ed un suo conoscente al quale aveva dato un passaggio a Marina di Gioiosa jonica. Leggete e imparate.

Passeggero: Ma che è buona sta cosa..

Indagato: conosci tutt’altra gente

Passeggero: Eh, alti livelli eh?

Indagato: I più piccoli, diciamo, che non eravamo nessuno eravamo noi. Lì generali…

Passeggero: tutti medici…

Indagato: Generali! La quando siamo andati…quando sono andato io c’era Massimo Ranieri, Gianni Letta…in questa caserma che abbiamo fatto insieme pure le fotografie ho e un altro…era un altro importante…invece ora a novembre, mi danno Cavaliere del lavoro, devo andare da Napolitano, devo andare…perché poi conosci una fascia di persone…

Passeggero: sì

Indagato: di un certo livello noi…

Passeggero: di un certo livello, certo si

Indagato: Non è che ora ci dobbiamo nascondere dietro un dito

Passeggero: Si, si è vero, è vero, ma lo so, lo so perché ti dico, con questo mio amico eravamo al nord e giravamo assai, assai e mi portava sempre…eravamo sempre insieme…

Indagato: E il priore nostro è di Siderno…Quello è più sopra di noi…perché noi facciamo carico a loro…a lui…ho un problema, per esempio, lo vedi per esempio ho un problema su Roma, qualsiasi tipo di problema

Passeggero: Chiami a loro

Indagato: gli dico io ho questo problema, loro hanno il dovere…siccome è una massoneria, siamo…Cioè quando uno di noi ha un problema, si devono mettere a disposizione…E devono risolverlo il problema…E lì ci sono proprio sia ad alti livelli istituzionali e sia ad alti livelli di ‘ndrangheta pure…

Passeggero: si si

Indagato: c’era lui…chi è che c’era? C’era un altro pure uno grosso uno che è nominato bene qua. Di qua è, delle zone di qua. Uno a capo pure della situazione di qua

Passeggero: ma che è politico, politico.

Indagato: no, non, no, no…’ndranghetista, cioè hai capito dove che sei? Dove è è, dove ti giri e ti giri

Orbene, in questo dialogo ci sono verità, mezze verità, millanterie vere o presunte (personalità canore e no incontrate ma, soprattutto, ho controllato se l’indagato abbia mai ricevuto il titolo di Cavaliere del Lavoro dalle mani di Giorgio Napolitano. Ebbene né dalle sue mani né da quelle di qualunque altro presidente della Repubblica).

La sintesi è quella della Procura di Catanzaro (rectius: dei tre pm): cavalierati e ordini massonici sono terreno di caccia nel quale arricchire una rete di conoscenze, influenze e – soprattutto – tetti sotto i quali ripararsi quando piove («…cioè hai capito dove che sei? Dove è è, dove ti giri e ti giri»).

Per ora mi fermo qui ma la prossima settimana torno sul tema dei cavalierati, che suscita molta confusione.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (per la precedente puntata si legga http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/01/07/massoneria-e-il-fratellone-nicolino-grande-aracri-boss-plenipotenziario-di-cutro/)

  • bartolo |

    se non ci fosse da piangere (e io piango) ci sarebbe tanto da ridere.
    scrivo nella mia doppia veste di operatore del terzo settore e di ndranghetista (fatto d’ufficio da questo stato di mafia, così, da consentire ai cuor di leoni, miei colleghi del sociale, di ostracizzarmi.
    nei giorni scorsi il commissario dell’ente nazionale anticorruzione ha dichiarato che nella pubblica amministrazione i dipendenti onesti e rispettosi dell’etica professionale sono esclusi dalla possibilità di far carriera; e che, questo limite, oltre a provocare danni seri allo stato, frena pure lo sviluppo del terzo settore. 25 anni di collaborazione quale operatore sociale privato con la pubblica amministrazione mi inducono al pieno consenso con il grand commis di stato, anche se, “critico” il non essersi accorto prima, durante la sua precedente lunga carriera di magistrato antimafia.
    Lei, galullo, sostiene che la ndrangheta (indicata al primo posto per pericolosità davanti a camorra e mafia: figuriamoci, per negare questo primato, basta considerare che fino a qualche anno fa un concorrente esterno di quest’ultima, si vantava di selezionare politici da segnalare al suo presidente del consiglio per farli diventare ministri, qualcuno è ancora in carica) ha infiltrato la massoneria e che la parte degenerata di questa ha infiltrato lo stato; creando così dei circuiti perversi di corruzione che vanno sotto il nome di “sistemi criminali”, dei quali, però, l’azionista di maggioranza è la ndrangheta. non credo sia così, piuttosto, se i magistrati antimafia prendessero atto come il loro ex collega, schiaritosi le idee solo dopo il nuovo incarico, e quindi riconsiderassero le mafie quali sinonimo di potere istituzionale corrotto, anche grazie a quei pubblici amministratori disonesti e irrispettosi dell’etica, che non di rado fanno carriera pure nella massoneria, l’italia ritornerebbe al galoppo nelle sterminate praterie dello stato di diritto e della democrazia. a leggere bene le risultanze investigative sulla ndrangheta, infatti, pare che questa sia rimasta al palo dei vecchi nostalgici cavalieri spagnoli (vedi indagine crimine), mentre a spadroneggiare in loro luogo nel malaffare, oltre ai di essa degeneri collusi con i servizi segreti e la magistratura nonché accolti nelle logge, sono pure fior di professionisti e pubblici amministratori, marescialli e ispettori inclusi: ci possono essere eserciti di “invisibili”, e massoni infiltrati che si danno del tu o del fratellone tra loro, ma senza la complicità di quest’ultimi (mal funzionamento della pubblica amministrazione) tali rimarrebbero, di nome e di fatto.

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