Amati lettori di questo umile e umido da ieri vi sto raccontando quanto è contenuto nel paragrafo “Mafia e massoneria” della relazione generale e conclusiva della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi e consegnata la scorsa settimana ai commissari. Ribadisco che alcune riflessioni dei commissari potrebbero essere integrate. La sostanza non cambia. Questo abbiamo e questo intanto commentiamo, pronti a dar conto delle (eventuali) integrazioni o modifiche.
Per quanto ho scritto ieri rimando la link a fondo pagina.
Oggi proseguiamo sull’abbrivo di ieri sul generale dovere di segretezza, secondo i commissari antimafia, che riguarda anche gli accadimenti interni alla massoneria e ciò anche quando essi assumono un pubblico interesse. Il dovere di tacere, scrivono i commissari, «vale probabilmente anche nei confronti delle stesse istituzioni, come plasticamente avvenuto proprio di fronte a questa commissione parlamentare antimafia allorché veniva domandato a Stefano Bisi di illustrare le ragioni dello scioglimento della loggia calabrese Rocco Verduci di Gerace».
Le circostanze accertate dalla Commissione hanno condotto la stessa Commissione antimafia a ritenere che quando la segretezza massonica finisce per sconfinare nei rituali esoterici, per atteggiarsi ad ostacolo alla conoscenza da parte dello stesso Stato, non solo mina, in un sistema democratico, il pilastro della trasparenza intesa come anticamera del controllo sociale, ma crea un humus particolarmente fertile all’infiltrazione mafiosa. «Se la realizzazione o il tentativo di realizzazione dei programmi criminosi – si legge nella relazione che, ripetiamo allo sfinimento, potrebbe subire qualche modifica, ma questo è quanto è stato consegnato solo la scorsa settimana ai Parlamentari che l’hanno votata e approvata – avviene in un contesto riservato, chiuso da ogni interferenza statale, ciò non può che agevolare i disegni mafiosi che rimangono fisiologicamente sottotraccia, e per di più ammantati dai valori massonici e tutelati dalla privacy riconosciuta alle associazioni di diritto privato».
Secondo la lettura della Commissione il vincolo di solidarietà tra fratelli consente «perfino il dialogo tra esponenti mafiosi e chi amministra la giustizia, dialogo che non solo legittima richieste di intervento per mutare il corso dei processi ma impone il silenzio di chi quelle richieste riceve».
La prevalenza dell’ordinamento massonico, ancora, impedisce allo Stato la conoscenza perfino dei reati consumati nonché il controllo dell’applicazione delle proprie leggi sui dipendenti pubblici. Consente lo spregio delle regole dei doveri civici da parte dei massoni – continua la relazione – con l’assoluzione preventiva del cerimoniere il quale garantisce che l’osservanza delle norme interne include automaticamente quella delle altre. Toglie – e qui il passaggio è durissimo – «la parola agli assessori comunali, seppure impegnati nelle terre martoriate dalla mafia, per farne muti servitori della massoneria».
I vincoli di obbedienza gerarchica, di converso, inducono al silenzio anche sulle infiltrazioni della mafia perché altrimenti, come è accaduto, «si offende implicitamente la dirigenza massonica, che tutto vede e tutto fa, di non aver visto e non aver fatto nulla».
Ora mi fermo. Continuo domani.
P.S Vi consiglio di non perdervi sul sito del Sole-24 Ore (ieri, oggi e domani) le nuove puntate della videoinchiesta del format multimediale “Fiume di denaro”, questa volta dedicata ai Grigioni svizzeri, nuovo Eldorado di società e fiduciarie italiane che cercano rifugio lontano dall’Italia. Non mancano i rischi di riciclaggio, frodi fiscali e infiltrazioni delle mafie
- – 2 to be continued (si leggano anche, da ultimo