Amati lettori di questo umile e umido blog da giorni racconto l’audizione del 3 agosto presso la Commissione parlamentare antimafia del gran maestro del Grande oriente d’Italia, Goi Stefano Bisi.
Come scrivevo nei giorni scorsi, ho deciso di recuperare i contenuti straordinari di quell’audizione passata sotto traccia mediatica, a partire dal ruolo pubblico della massoneria nella patria di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa nostra superlatitante da 22 anni (per questo rimando ai due link a fondo pagina).
Una parte decisiva in questa audizione è la “battaglia” dialettica tra Bisi e il presidente della Commissione Rosy Bindi sulla consegna degli elenchi dei massoni iscritti al Goi.
Ieri abbiamo letto che Bisi (ma lo stesso copione, credo, si ripeterà anche tra i vertici delle altre obbedienze massoniche) non vuole proprio consegnare le liste.
Dunque cosa succederà ora? Ve lo racconto.
La Commissione parlamentare antimafia scriverà una prima lettera “de plano” al Goi (ma così farà con tutte le altre obbedienze massoniche riconosciute e che saranno audite) con la richiesta degli elenchi. Riceverà, dietro lo scudo della privacy, il due di picche e così tornerà con una seconda missiva a chiedere gli elenchi, questa volta con minaccia di utilizzare i poteri della magistratura inquirente.
A questo punto il Goi (così come le altre obbedienze massoniche) potrebbe ancora fare lo gnorri. Ma qui si aprirebbe un diluvio universale per i fratelli massoni di destra e di manca. Già perché la Commissione parlamentare antimafia, a quel punto può farli sequestrare, facendo proprio ricorso ai poteri che ha.
Possono arrivare le obbedienze massoniche a tale livello di scontro? Certo che possono e non è escluso che lo facciano. Per due motivi almeno.
Il primo è sollevare un polverone mediatico di proporzioni gigantesche gridando al complotto e alla violazione dei Templi. Una pista del resto battuta già quando il pm Agostino Cordova li chiese negli anni Novanta e che viene battuta ogni volta che qualcuno li chiede dalle Istituzioni (che essendo farcite di massoni fischiettano per dimenticarsene). Il secondo è che, potrebbero sempre far valere la possibilità che quegli elenchi siano acquisiti indirettamente attraverso le 100 e passa prefetture italiane che possono chiederle e ottenerli sul territorio (tra mille difficoltà). Una via tortuosa, quest’ultima, che alla Commissione apparirebbe una sfida vera e propria e dunque non credo proprio che Bindi – se anche mai li acquisisse nel tempo, perché ci vuole tempo per averli e magari la legislatura nel frattempo finisce – rinuncerà ad ottenerli direttamente dalle obbedienze. E’ una questione di dignità istituzionale, oltre che di tigna di toscana matrice.
Ma il Goi e le altre obbedienze massoniche hanno anche almeno due buoni motivi per accondiscendere, in seconda battuta, alle richieste della Commissione. Primo: far vedere che la massoneria non è segretezza (ma finora cosa è stata se non questo?) ma riservatezza e privacy che, per il bene superiore della Patria, viene a miti, cordiali e suadenti atteggiamenti e consegnano gli elenchi alla Commissione antimafia. E questo è proprio il secondo motivo: li consegnano a quella Commissione della cui segretezza (qui si) confidano: quegli elenchi – classificati, potete giurarci, come iper riservati e super segreti – resteranno nella cassaforte di Bindi.
Se così fosse sorge spontanea una domanda: ma viste le premesse – cioè acquisirli per rendersi conti di quali fratelli ci sono, oltre che in alcune aree del Paese, nelle Istituzioni, nel Parlamento e nei gangli vitali del Paese – potrebbero quegli stessi elenchi restare nelle segrete stanze delle Commissione parlamentare antimafia?
A Bindi e a tutti i commissari parlamentari antimafia di buona volontà la risposta. Io, la mia risposta, l’ho già. E so anche che dalla tenuta della barra dritta sul soddisfacimento della richiesta, si giocherà il giudizio sulla stessa Commissione parlamentare antimafia di questa legislatura, nella quale, finora, ha lasciato qualche segnetto e poco più. Questo sarebbe un solco a futura memoria e credo che non tutti abbiano capito – tra i parlamentari, ivi inclusi quelli della Commissione antimafia – la portata storica della richiesta.
7 – the end
(per le precedenti puntate si vedano
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