Cari e amati lettori di questo umile e umido blog, dopo un periodo di pausa, da giorni ho ripreso a scrivere dell’indagine Mammasantissima della Procura di Reggio Calabria (molto ne ho già scritto sul Sole-24 Ore). Per i servizi precedenti rimando ai link a fondo pagina.
Al centro di ogni più recente manovra, per investigatori e inquirenti, c’è sempre lui, l’avvocato già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa Paolo Romeo. Tutto, ovviamente, da dimostrare in una o più aula di Tribunale. Fino a quel momento vale per Romeo e per gli altri indagati la presunzione di innocenza. Al giornalista degno di questo nome non spetta emettere giudizi o sentenze ma fare cronaca e approfondire i temi senza pregiudizi e senza guardare in faccia a nessuno.
Romeo torna alla ribalta in queste ore perché il M5S – attraverso il senatore Michele Giarrusso, componente della Commissione antimafia – chiederà ufficialmente, dopo averlo già fatto in Senato, che la stessa Commissione antimafia affronti il caso della presenza di Romeo in Commissione affari istituzionali nel 2014.
La seduta pubblica del 4 agosto in Senato, nella quale si decisero le sorti del senatore Antonio Stefano Caridi, lascia dunque una coda velenosissima
Ad aprire le danze sulla presenza di Romeo in una Commissione parlamentare – una persona, ricordiamolo, definitivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa – fu Carlo Giovanardi, senatore e compagno di partito di Caridi. Tra il rusco e il brusco Giovanardi afferma: «Vogliamo parlare dell’altra prova regina del senatore e sottosegretario Valentino e di un tale Romeo che era, al tempo, incensurato e che due anni fa è stato ricevuto qui in Senato, dopo la condanna, in Commissione affari costituzionali (non Caridi, Romeo è stato accolto qui al Senato ed ha partecipato)?».
Il senatore Francesco Molinari (Misto-Idv) non si lascia sfuggire la citazione e riprende l’episodio dell’audizione informale del 16 gennaio 2014 sul disegno di legge n. 1212, la cosiddetta legge Delrio, dinanzi all’ufficio di Presidenza della prima Commissione affari costituzionali del Senato. In quella occasione era presente Romeo e al termine venne acquisito un documento intestato all’associazione Cittadinanza Attiva che porta, tra le altre, la firma dello stesso Romeo e a cui seguiranno articoli di ringraziamento anche ai probabili interlocutori a cui si riferisce Romeo nelle varie intercettazioni, che dovrebbero perorare la causa e gli emendamenti che lo stesso Romeo dice di aver preparato. «Capite – sbotta Molinari – questo è un fatto gravissimo».
A capirlo è Michele Giarrusso (M5S) che afferma che «l’avvocato Romeo si inserisce nelle dinamiche di questa Assemblea, preparando emendamenti e avendo l’ardire di richiedere di essere audito qui, in Senato, nel 2014, per la riforma che gli premeva, ovvero quella delle Province e della Città metropolitana di Reggio. Certo, ne avevano il controllo. E si sono presentati qui perché volevano addirittura l’anticipazione della Città metropolitana. Di tutto questo il Movimento 5 Stelle ovviamente chiederà che se ne occupi di gran carriera la Commissione antimafia».
Gran carriera che ora – come dichiara Giarrusso a questo umile e umido blog – è venuto il tempo di «tramutare in una richiesta formale alla presidente Rosy Bindi. Quello che è successo due anni fa al Senato e sul quale nessuno ha parlato è di una gravità assoluta. Capisce: un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa che si presenta al Senato per spiegare la riforma che vuole sulle province e città metropolitane».
Vedremo – dunque – se si andrà fino in fondo ad una vicenda che, intanto, trova una risposta ufficiale in quanto, sempre il 4 agosto, ha dichiarato la senatrice Anna Finocchiaro (Pd) , presidente proprio della prima Commissione affari costituzionali. «Non è stato Paolo Romeo a chiedere di essere audito. Come è ovvio, quando un singolo avanza una richiesta, si avvia una verifica di chi sia la persona che chiede di avere ingresso nelle Aule del Senato e di essere audita da una Commissione. La richiesta di audire l’associazione Cittadinanza attiva, presente dal 1978 prima con il nome di Movimento federativo democratico e attiva in tutte le Regioni d’Italia, o meglio il complesso delle associazioni che a Reggio Calabria si riferiscono e sono federate a tale associazione, è venuta da un Gruppo parlamentare rappresentato in Commissione. La richiesta, peraltro, ha riguardato il rappresentante di Cittadinanza Attiva, che, come spesso accade nel corso delle audizioni, è venuto in ufficio di Presidenza insieme ad altri rappresentanti dell’associazione. In questi casi, come è d’uso, il Presidente chiede chi prende la parola in rappresentanza dell’associazione invitata e ha preso la parola il signor Paolo Romeo, ovviamente sconosciuto alla Commissione. I ringraziamenti di cui più volte si è parlato non hanno avuto in alcun modo, né potevano avere, riferimento al fatto che le istanze rappresentate dal signor Paolo Romeo siano state accolte, giacché tutti gli emendamenti presentati in aderenza a queste richieste sono stati puntualmente respinti dalla Commissione, bensì al fatto che la Commissione sentiva in audizione un’espressione della società civile e mostrava quindi una sensibilità per istanze che provenivano dal basso, come dice testualmente anche il documento che è stato consegnato. Ritengo che la Commissione si sia comportata in maniera assolutamente coerente con quella che è non soltanto l’ortodossia regolamentare, ma anche la migliore prassi durante la fase istruttoria di un provvedimento così complesso, com’era allora quello sull’istituzione delle Città metropolitane».
Riassumo ciò che mi lascia sconcertato in questa risposta, al netto che in Italia non esiste alcun rappresentante delle Istituzioni che non difenda la perfezione del proprio operato e dell’Istituzione che governa.
In primis scopriamo, se non ho capito male, che esiste un modo semplice semplice per aggirare l’ostacolo di violazione del Senato da parte di persone sgradite o – in questo caso gravissimo – con una “simpatica” condanna per concorso esterno in associazione mafiosa alle spalle: basta non fare richiesta di audizione e aggregarsi ad altri. Poi ci si presenta di fronte ad un microfono del Senato e si spara la qualunque.
Mi domando poi quale sia il gruppo parlamentare che ha richiesto l’audizione e segnatamente quale parlamentare/i: sarebbe interessante sapere se in questo caso qualcuno era a conoscenza che un ex parlamentare calabrese condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Paolo Romeo appunto, si sarebbe intrufolato (!?) per sparare la qualunque.
Infine, a mio sommesso e fallace avviso, frutto di una modestissima intelligenza che mi riconosco, il fatto che tutti gli emendamenti in aderenza alle richieste di Romeo & c. siano stati respinti, non rende assolutamente meno grave la violazione di un luogo che – per me, romano e amante della storia romana – resta sacro ancorché continuamente vilipeso. Quante altre violazioni la storia di questo Paese ha invece subito con secondi fini, estranei alla dialettica politica e democratica, andati a buon fine?
Senza contare che – comunque e a prescindere dal successo o meno di quegli emendamenti – lo scopo di rappresentanza “sul” e “del” territorio calabrese da parte di Romeo e della sua compagnia in gran parte occulta è stato pienamente raggiunto. Un tassello in più di un potere che – secondo le risultanze dell’indagine Mammasantissima che dovranno però ancora affrontare gli scogli di una o più aula di Tribunale fino a eventuali sentenze passate in giudicato – appare enorme e, quel che è più grave, incontrastato e occulto ben oltre i miseri confini calabresi.
Capitolo chiuso? Per il M5S non se ne parla proprio. Vedremo cosa accadrà negli altri gruppi parlamentari, lacerati e profondamente scossi “sulla” e “dalla” vicenda Caridi, ben oltre le apparenze e le formalità di rito.
Ora mi fermo. Alla prossima settimana.
r.galullo@ilsole24ore.com
12 – to be continued
(si leggano
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