Vannucci-S.Marino-Italia/ Giarrusso (M5S) scrive al blog: «Apro il caso in commissione antimafia e svelo pressioni, dossier e ricatti»

Cari lettori, chi mi ha seguito in questi giorni, sa che ho dedicato una serie di servizi successivi all’ennesima indagine che sul Titano ha portato in carcere l’ennesimo potente locale e ha scoperchiato un verminaio di vasta portata. Per questo rimando ai link a fondo pagina.
Ciò che conta è che nell’articolo di ieri lanciavo un appello alla politica italiana, alla Commissione parlamentare antimafia, al senatore Mario Michele Giarrusso (M5S) in particolare e al suo collega Giuseppe Lumia (Pd) (che si erano occupati nel 2013 della vicenda) di aprire, dopo le vane promesse, nella stessa Commissione parlamentare il caso di Rita Vannucci (commissario della legge a San Marino) dimessasi il 13 dicembre 2013. Vannucci, cittadina italiana, si dimise a sorpresa e con somma irritazione della Dna e delle Procure italiane, delle quali era un fondamentale anello di collegamento nella lotta alle mafie, alla corruzione e nelle rogatorie internazionali.
Dopo le promesse – di Giarrusso in testa – di portare il caso all’attenzione della Commissione parlamentare, avevo sollecitato la politica italiana (quella sammarinese manco a parlarne) ad aprire uno spiraglio su quella pagina poco chiara e così tanto penalizzante sul fronte italiano. L’occasione è riproposta proprio dalla recente indagine sammarinese nella quale il nome di Vannucci verrebbe impropriamente usato come arma extragiudiziaria da alcuni indagati, imprenditori e politici sammarinesi. Un anello che si inserisce in un quadro molto più ampio nel quale – pur senza minimamente invadere la sovranità di un Paese terzo come San Marino – l’Italia dovrebbe, a mio modesto avviso, vederci più chiaro, se non altro per la penalizzazione subita dalle “strane” dimissioni sammarinesi di Vannucci.
La lotta internazionale alle mafie si fa con gli uomini (e le donne) giuste al posto giusto. Che debba ricordarlo un giornalista (a cui nulla frega di servire padroni che non siano i propri lettori e la propria coscienza) è davvero umiliante per la classe politica, dirigente e giudiziaria italiana.
Il senatore Giarrusso, dopo aver letto i resoconti che ho scritto in questi giorni su questo umile e umido blog, e in particolare il pezzo di ieri, deciso di inviarmi una lettera che gli fa onore, perché non si tira indietro, non si nasconde dietro scuse e svela particolari inquietanti che dovrebbero chiamare, a maggior ragione, a raccolta i rappresentanti della Commissione parlamentare antimafia a interrogarsi sulla necessità di chiamare in audizione la cittadina italiana Rita Vannucci. E magari non solo lei.
Ecco il testo della lettera. Buona lettura. E speriamo che Giarrusso riesca nel suo intento.
r.galullo@ilsole24ore.com

Caro Roberto,
leggo sempre con molto piacere i tuoi coraggiosi articoli con cui affronti sempre questioni gravi e scabrose senza fare sconti a nessuno, come penso debba essere la libera stampa.
Ho letto il pezzo che hai scritto sul caso Vannucci in cui fai riferimento alla mia posizione sulla vicenda e molto volentieri ti aggiorno sulla vicenda.
Il Giudice Vannucci, per oltre 24 anni ha svolto il suo compito con coraggio e professionalità, collaborando con tante procure italiane e apportando uno straordinario e purtroppo misconosciuto apporto a molte delle più importanti inchieste della magistratura Italiana.
Questa importantissima collaborazione con gli inquirenti italiani della dottoressa Vannucci, pur sconosciuta al grande pubblico, non era certamente passata inosservata ai diretti interessati, che ne hanno certamente ricevuto gravi ed irreparabili danni.
Ricordo bene le foto pubblicate da un giornale sammarinese di una perquisizione effettuata negli uffici di un importante professionista del titano, su rogatoria degli inquirenti italiani, in cui la dottoressa Vannucci venne “scoperta” mentre coordinava personalmente le attività della polizia giudiziaria addirittura in presenza dei colleghi della Procura italiana.
Secondo certa stampa e certa politica sammarinese, con quella rogatoria la dottoressa Vannucci aveva passato il segno e superato dei limiti invalicabili: cooperava troppo con gli inquirenti italiani.
Da quel momento inizia una vicenda che definire oscura è dire poco.
Viene confezionato un dossier di accuse al giudice Vannucci che viene “mostrato” alla interessata e ad alcuni politici sammarinesi, ma di cui non viene data copia alla diretta interessata.
In sostanza alla dottoressa Vannucci viene solo comunicato che esiste questo dossier di accuse, che la stessa però non può esaminare in dettaglio e confutare.
Conoscendo il valore e le capacità della dottoressa Vannucci ed avendo collaborato personalmente con il governo sammarinese alla stesura di un pacchetto di norme antimafia, mi recai a San Marino per richiedere trasparenza su questa vicenda, affinchè fosse consentito al giudice di potersi difendere.
La Dottoressa Vannucci però, constatando il gravissimo isolamento cui era stata lasciata e l’opacità della procedura che era stata avviata nei suoi confronti, preferì dimettersi.
Ho sempre pensato che le dimissioni della Dottoressa Vannucci siano state una grave perdita non solo per San Marino, ma anche per l’Italia che in tal modo perdeva un valido e preparato interlocutore nella lotta al crimine.
Ho pertanto richiesto alla Presidente della Commissione antimafia On. Bindi di convocare in audizione sia la Dottoressa Vannucci, che il Presidente del Tribunale di San Marino (entrambe di nazionalità Italiana), al fine di far luce su questa oscura vicenda.
Purtroppo tale richiesta veniva rigettata con la motivazione che la commissione Antimafia non poteva ingerirsi negli affari interni di un altro stato sovrano.
Alla luce di quanto emerso in questi giorni, reitererò la richiesta, ritenendo che una commissione di inchiesta sulla mafia non può esimersi dall’indagare su cosa accade praticamente all’interno dei nostri confini nazionali, in un territorio che da sempre è il crocevia di traffici di ogni genere, dove la criminalità organizzata in passato ha trovato un comodo rifugio, sia per alcuni pericolosi latitanti, sia per i propri soldi.
Cordialità
Mario Giarrusso
6 – the end (per le precedenti puntate si vedano http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/10/23/indagini-per-riciclaggio-e-associazione-per-delinquere-e-san-marino-ma-sembra-litalia-o-se-preferite-il-contrario/;

San Marino svuotata dall’interno: Istituzioni e politica piegate a interessi privati (proprio come in Italia)

Operazione Dama Nera: quando in alcuni uffici Anas il senso di impunità supera la fantasia (e diventa realtà)

Legalità ed etica d’impresa convengono sempre: lezioni parallele da San Marino e Confindustria


http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/10/29/la-commissione-antimafia-ha-dimenticato-per-2-anni-il-caso-vannucci-italia-san-marino-e-se-lo-aprisse-ora/)

  • bartolo |

    più che una repubblica san marino mi sembra una delle infinite cittadelle della suburra italia. adesso per cantone la capitale morale di italia è milano e non roma. si decidano una volta per tutte: fino a qualche giorno fa era sembrata, quest’ultima, la capitale della ndrangheta. piuttosto, si sente qualcuno parlare di genchi e de magistris? (ma pure di di matteo, impegnato in un processo che “non sa da fa”) due servitori dello stato fatti fuori dal medesimo stato perché, come si legge dei fatti di san marino per la vannucci, servivano troppo bene la legalità.
    non dimentichi neppure questa di storia giarrusso, d’altronde il suo movimento ha iniziato a prendere piede proprio in quel periodo raccogliendo la ribellione di un popolo zittito poi dal capo dello stato, mettendo sul medesimo piano una procura ribelle ed una correttissima nel proprio operato.

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