Il capo della Polizia Pansa in Commissione antimafia: «Decisi io di trasferire Linares da Trapani a Napoli. Ne giova la lotta al crimine»

Il 23 gennaio un capo della Polizia si siede di fronte alla Commissione parlamentare antimafia dopo una vita. L’ultima volta correva l’anno 1999, quando si presentò il prefetto Fernado Masone.

Questa volta tocca ad Alessandro Pansa che, nel corso della sua audizione toccherà molti punti importanti.

Su uno, in particolare, toccato recentemente su questo blog attraverso le riflessioni del commissario Claudio Fava (Sel), sollecitato dal commissario Franco Mirabelli (Pd), risponderà con franchezza: il trasferimento da Trapani a Napoli del dirigente Giuseppe Linares.

Ricorderete che Fava, il 16 dicembre 2013, nel corso dell’audizione a Milano, interloquendo con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, gli disse senza peli sulla lingua: «Matteo Messina Denaro si nasconde quasi certamente nella provincia di Trapani da più di due decenni senza essere catturato. Un funzionario di polizia che ha rappresentato su quel territorio un punto di riferimento investigativo straordinario è il primo dirigente Giuseppe Linares. Linares è stato trasferito a Napoli, ad altro più prestigioso incarico, contro la sua volontà e contro l'opinione del procuratore della Repubblica, del prefetto e di quanti anche alla Dda di Palermo vedevano in lui la punta più avanzata dello Stato nella capacità di catturare Matteo Messina Denaro, anche per l'esperienza e la memoria operativa acquisita.
Le chiedo se ci può spiegare quale sia la ragione per cui sia stato disposto questo trasferimento. Purtroppo, questo era anche un auspicio nelle intercettazioni che sono state raccolte dagli uffici giudiziari di molti uomini e di molti amici di cosa nostra. In passato, come lei sa, spesso, a proposito del trasferimento auspicato di prefetti, questori e magistrati, tali soggetti mettevano tra i primi che dovessero essere allontanati da Trapani proprio Giuseppe Linares
».

Fava chiese dunque conto al titolare del Viminale del motivo per il quale Linares, apprezzato da chi si sporca ogni giorno le mani contro Cosa nostra e da quest’ultima odiato fino a volerlo morto, venne trasferito contro il parere di tutti, compreso quello di Viola, giunto Trapani nel dicembre 2011 e della Dda di Palermo.

La capacità della politica italiana di svicolare alle domande è da manuale. Rileggetela con me, quella di Alfano a Fava: «relativamente alla risposta sulla destinazione ad altro e più prestigioso incarico del dottor Linares, mi permetterò di rispondere nella seduta successiva».

Sul punto, di fronte a Pansa, è appunto tornato Mirabelli che esordisce così: «Ci siamo spesso interrogati in questi mesi, con diverse valutazioni rispetto allo spostamento del dottor Linares dalla questura di Trapani, dove ha dato e stava dando un contributo importante nella lotta alla mafia, a Napoli. Chiarisco che i napoletani sono molto contenti di avere il dottor Linares a Napoli, però se c’è qualche ragione, che ci può dire, che ha portato a questa scelta, sarebbe utile conoscerla».

Il presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi (Pd) incalza: «Non potevamo non porre la domanda, anche perché ci sono tre interrogazioni a riguardo e l'audizione della procura di Trapani ha fatto riemergere questa questione».

Ebbene: i dubbi, gli interrogativi, le prese di posizione contro il trasferimento, le interrogazioni parlamentari, l’attesa per la risposta di un ministro della Repubblica sul punto sollecitato, ebbene tutto questo viene spazzato via dalla risposta franca (e per questo apprezzata dalla Commissione) di Pansa.

Eccola: «Per quanto riguarda lo spostamento di Linares, posso rispondere. L’ho disposto io e quindi conosco tutti i motivi. Il dottor Linares ha smesso di svolgere attività investigative dal 2010. Dal 2010 dirigeva presso la questura di Trapani la divisione amministrativa, che in gran parte si interessava di misure di prevenzione. Essendo una persona brava e qualificata, operava anche molto bene.
Tuttavia, le qualità del dottor Linares sono investigative e quindi lui doveva andare a dirigere un ufficio investigativo e doveva andare a dirigere un ufficio investigativo più importante. In precedenza aveva diretto la squadra mobile di Trapani, che esercitava la sua competenza nella provincia Trapani, con poco più di 50 uomini e un funzionario in subordine. Attualmente è andato a dirigere la Dia con 150 persone e 14 funzionari che lavorano con lui e impareranno molto da lui.
Da un punto di vista della strategia della lotta al crimine, io credo di aver fatto non bene ma benissimo
».

Basterà questa risposta a placare le polemiche ad ogni livello e le contrarietà che, ricordiamolo, hanno coinvolto i più alti vertici inquirenti della Procura di Trapani e Palermo?

Io avanzerei un’altra personalissima riflessione: Linares fu spostato ad incarico amministrativo perché troppo esposto sul fronte investigativo nella cattura al superlatitante Matteo Messina Denaro. Anche sul fronte delle misure di prevenzione, però, continuava a rompere le uova nel paniere di Cosa nostra. Il vertice della Dia di Napoli (che ha avuto nel mio amico Maurizio Vallone, passato ad altro prestigioso incarico a Roma, un grande capo centro) si liberava e così si sono colti due piccioni con una fava: Linares tornava sul “campo” e lo si liberava da 20 anni di vita blindata come non mai. Una promozione che serviva anche per scrollargli di dosso l’ombra della morte che lo accompagnava per le minacce costanti dei codardi di Cosa nostra trapanese.

Resta da capire quale piatto della bilancia della lotta al crimine pesi, attualmente, di più. Trapani o Napoli?

r.galullo@ilsole24ore.com

(si leggano anche http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/01/commissione-antimafia-il-pg-roberto-scarpinato-spiega-come-le-procure-di-palermo-e-trapani-spolpano-il-tesoro-di-matteo-mess.html

e http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/02/commissione-antimafia-viola-capo-della-procura-di-trapani-denuncia-i-silenzi-della-citt%C3%A0-laddio-di-linares-il-nod.html)

  • bartolo |

    Caro Galullo,
    sa dove sta il trucco? …Nella bilancia! Infatti, per la corretta misurazione dei comportamenti delle Istituzioni antimafia, facenti parte integrante dello Stato, ci vorrebbe una speciale, a Tre Piatti: rispettivamente, uno per la vergogna del ministero degli Affari Interni, uno per la vergogna dell’Ufficio del Capo della Polizia e uno per quella, vergogna, della stessa Commissione antimafia.
    Sono certissimo rimarrebbero tutt’è tre, i piatti, in perfetto equilibrio!
    Saluti, b.

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