I giudici si mettono di traverso e Rappoccio resta al “confino”: una poltrona politica a Reggio Calabria non è a tutti i costi

Carissimi lettori, ricordate? Appena due giorni fa (si veda l’archivio) ho scritto della lettera spedita dall’ex consigliere regionale calabrese Aurelio Chizzoniti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Con quella lettera chiedeva – sostanzialmente – al Capo dello Stato di farsi garante di una decisione rapida e convincente del Governo sul diritto (o meno) a ritornare in consiglio regionale del collega di coalizione politica Antonio Rappoccio, rinviato a giudizio per associazione per delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato, incarcerato e poi scarcerato. Disinnescato politicamente e poi innescato nuovamente (forse si forse no).

Come scrissi due giorni fa riassumere la vicenda – folle, surreale, maledettamente ridicola – è praticamente impossibile. Credetemi lettori: vi mettereste a piangere – non per l’uno, Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista a supporto di Scopelliti Giuseppe e dunque erede naturale dello scranno in consiglio in caso di decadenza, o dimissioni, o per l’altro, Rappoccio, che rivendica quel diritto una volta che è tornato libero cittadino – ma per lo strame che le macchine amministrative e giudiziarie sono riuscite a fare della dignità della Politica.

L’ultima puntata è stata scritta il 22 agosto ma conosciuta solo ieri. Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria (presidente Patrizia Morabito, estensore Isabella Confortini, giudice Maria Teresa Gentile) ha rigettato la richiesta presentata il 12 agosto dal legale di Rappoccio, Giacomo Iaria, contro il divieto di dimora del suo assistito, decretato il 30 luglio dal Tribunale.

E si perché Rappoccio potrebbe tornare in consiglio regionale il 24 settembre ma i giudici gli hanno detto: «no, non, no, te ne vai fuori dalla regione Calabria e fino a ordine contrario, qui, non ci metti piede».

E’ o non è surreale?

Fatto sta che i giornalisti – che non sono chiamati a esprimere giudizi ma a descrivere, raccontare, filtrare e interpretare – godono come trote salmonate nel leggere i provvedimenti che si stanno susseguendo. E si perché il quadro che ne esce è devastante per la democrazia in Calabria.

E’ “PROCLIVE”

Riassumo per voi le sei pagine del provvedimento, limitandomi alle ultime due anche se debbo dire che non sapete cosa vi perdete nelle 4 precedenti. Ma la sintesi, ahimè è obbligata.

Bene, a pagina 5, il collegio scrive che non è proprio vero che Rappoccio non sarebbe in grado di ripetere le simpaticissime marachelle che gli sono state addebitate dalla Procura. «Al contrario – scrivono i giudici – la circostanza che Rappoccio sia stato destinatario di avviso di conclusioni indagini per numerosi reati di peculato, vale sicuramente a connotare negatività la personalità dell’odierno istante, lasciando intravedere una certa proclività al delitto…».

Ma che vor dì “proclive”? Vuol dire che Rappoccio – per i giudici – rischia di reiterare condotte della stessa specie, visto che il politico è caduto più volte in tentazione e dunque non si tratta di episodi passeggeri come un temporale d’agosto.

I giudici, poco più in là, vanno ad analizzare la promessa delle dimissioni “differite” di Rappoccio. Visto che la loro accettazione (da parte del consiglio regionale) non è né scontata né certa, ecco un motivo in più per temere che possa reiterare il reato nell’esercizio delle proprie funzioni. E il pericolo – scrivono i giudici – è elevato, attuale e concreto.

FUORI DI QUI!

Il collegio sottoscrive – nel passaggio seguente – che il divieto di dimorare in Calabria sia la misura più idonea a fronteggiare ilo rischio di recidiva e «solo l’allontanamento dal territorio calabrese può garantire la tutela degli interessi della collettività».

Le conclusione dei giudici sul comportamento di Rappoccio è sconfortante il quale, nonostante sia stato prima incarcerato e poi messo ai domiciliari, ha dimostrato «con il suo attuale comportamento che le misure applicategli non hanno spiegato sufficiente efficacia deterrente nei suoi confronti, al punto che appena riacquistata la libertà non ha esitato a reimmettersi nella carica di consigliere regionale, sebbene dietro il formale paravento di dimissioni differite, che peraltro fino alla loro accettazione non hanno effetto».

La personalità di Rappoccio, insomma, non può che essere «negativamente stigmatizzata» anche perché non c’è certezza che si astenga dal delinquere nuovamente. Anzi: secondo gli indizi della Procura, si ha prova «esattamente del contrario».

E così – in attesa di capire se e come il Capo dello Stato risponderà, quando il Governo si esprimerà e cosa accadrà delle presunte dimissioni – Rappoccio continua a esternare.

LUI ESTERNA

A ruota della lettera di Chizzoniti, Rappoccio ha diffuso la seguente nota: «…Sono stato rimesso in libertà lo scorso 11 luglio, dal Presidente del Collegio giudicante, con il parere favorevole della Procura, per insussistenza delle esigenze cautelari dopo aver vissuto una carcerazione preventiva, custodia in carcere e arresti domiciliari, le mie dimissioni presentate giorno 25 luglio e protocollate lo stesso giorno a partire dal 24 settembre, vogliono rappresentare una risposta alla dignità e al rispetto per le Istituzioni che ho sempre avuto. La scelta di dimettermi adesso e non prima era dettata dal fatto che questi sono atti e decisioni che vanno prese in piena libertà mentale che fisica; una scelta condivisa dal noto professionista e mio legale di fiducia Giacomo Iaria. L’aver ripristinato l’esilio politico per allontanarmi dalla mia terra è un atto che subisco, nel rispetto che ho della magistratura, alla quale ho sempre dato e darò la massima fiducia, ricordando a me stesso che la Procura in tempi non lontani, aveva già scritto che il reato di associazione per delinquere semplice non esisteva, come ha ribadito più volte dinanzi al Tribunale della Libertà il sostituto procuratore Stefano Musolino e il Procuratore Capo della Dda di Reggio Calabria dell’epoca Ottavio Sferlazza e Giuseppe Pignatone. Se dovessi decidere di ritirare le mie dimissioni, come richiesto da tanti, potrei farlo solo in un caso, saper che lo stato di diritto da me sempre rispettato sia parimenti valutato da chi non ha saputo mantenere identico rigore valutativo sarebbe, dunque, il caso di non scomodare né il Presidente della Repubblica, né il Sommo Pontefice che hanno di certo problemi ben più seri da affrontare che uno squallido tentativo di incollarsi ad una poltrona a tutti i costi».

E CHIZZONITI?

In attesa di un’eventuale replica di Chizzoniti&#0
160; mi permetto di sostituirmi allo stesso (lo avrei fatto con chiunque si fosse trovato nelle sue condizioni) e dire ai lettori come mi comporterei se fossi al suo posto. Una provocazione non richiesta e dunque un puro e mero atto di intromissione probabilmente molesto e non benvenuto.

Bene: se e quando dovesse arrivare l’estromissione definitiva di Rappoccio dal Consiglio regionale e dunque il pieno diritto di Chizzoniti a subentragli, fossi in Chizzoniti mi dimetterei – lasciando il posto al secondo dei non eletti, che non ho la più pallida idea di chi sia – spiegando le ragioni all’assemblea stessa.

Sono straconvinto che saprebbe muovere le corde giuste per spiegare ai sui colleghi che una poltrona – per un  politico degno di questo nome – non è a tutti i costi, non serve per vivere e, soprattutto, è condizione necessaria ma non sufficiente per fare politica. Certo, 9 consiglieri su 10 – miracolati dal Signore o da diverse Entità Supreme per quello scranno – non capirebbero il gesto ma sarebbero ugualmente pronti a congratularsi con lui "per l'alto e significativo gesto morale e per l'altissima lezione politica". Fossi in Chizzoniti attenderei il momento della stretta di mano di congratulazioni come un adolesecente attende il suo primo bacio alla francese! Ma sai che goduria a stringere certe mani e fissare quei colleghi (ex) dritti negli occhi!

In Calabria sarebbe una rivoluzione, uno schiaffo in faccia alla pletora di politicanti a caccia di clientes, a quelli parolai, a quelli allevati a diritto e Vangelo (non quello degli Evangelisti) e a quelli che nella vita vivono non rischiano ma raschiano un "gratta e vinci" a spese della collettività nella speranza di fare un bingo milionario, come se bastasse già il culo di essere stati eletti senza meriti e competenze.

Chizzoniti come ha fatto in questi anni, continuerebbe a fare politica fuori dal consiglio in attesa di tornare a vestire, nel caso di nuova elezione in una delle prossime competizioni elettorali, non una poltrona a tutti i costi ma una carica e una funzione sovrane.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • galullo |

    Sabbia (ma sabbia chi? ma ce l’ha un nome e cognome e soprattutto la forza di presentarsi?) ho capito un centesimo di quanto ha scritto anche se, a occhio, mi sembra uno intraneo all’entourage di Rappoccio (cosa legittima, ci mancherebbe, la sua difesa, che lei fa). Comunque: io non sono Chizzoniti, del cui destino politico mi interessa zero e mi sono limitato a dire quello che farei al suo posto. Non lascerà vacante il posto? Il suo comportamento sarà un elemento in più di valutazione per i calabresi anche nel caso in cui si ripresentasse alle elezioni. Quanto alla storia di tutti i consiglieri regionale a casa per il caso Rappoccio le chiedo: ma che film ha visto?
    Quanto a Lo Giudice: ma perchè, lei è tra quelli che crede al nano? Mi scusi: ci crede solo adesso vivisezionando quello che le fa comodo, gli credeva anche prima, mi spieghi come funziona perchè sa com è, ho scritto centinaia di articoli sul caso Lo Giudice. Li ha letti? Saluti

  • sabbia |

    Vorrei soffermarmi rispondendo ad un passo di questo articolo, dove dice: “Bene: se e quando dovesse arrivare l’estromissione definitiva di Rappoccio dal Consiglio regionale e dunque il pieno diritto di Chizzoniti a subentragli, fossi in Chizzoniti mi dimetterei – lasciando il posto al secondo dei non eletti, che non ho la più pallida idea di chi sia – spiegando le ragioni all’assemblea stessa.”Il chizzoniti in questione uomo dalle battaglie di civiltà ha sempre confermato a mezzo stampa e rivendicato il suo diritto quindi alla poltrona peròsolo e soltanto PER I BENEMERITI QUATTRINI DELL’INDENNITA DA CONSIGLIERE (vedasi tutti gli articoli sfornati dal dispaccio e da strill quotidiani on line locali dall’ informazione distorta di reggio cal. e provincia dove scrivono passi fondamentali per capire che il primo dei non eletti fa tutto questo solo per tasca propria, e di certo non basta un caso fincalabria o un caso pezzi per far cambiare idea ai calabresi! Quindi escluderei a priori che lo stesso faccia un gesto simile, non è il tipo di uomo e reggio calabria lo sa bene con chi purtroppo si abbia a che fare!La vicenda è divenuta sempre più torbida, ma il torbido e il grigiore diventano più sfocati quando il rappoccio incarcerato, scarcerato , reintegrato, (quasi riarrestato) poi esiliato in meno di 5 giorni!Non sembra strano che alcuni provvedimenti siano stati adottati troppo frettolosamente dopo il reintegro dello stesso in consiglio regionale(tra l’altro atto DOVUTO)tanto da leggere il provvedimento del divieto di dimora in calabria dove i giudici scrivono: che il rappoccio se pur scarcerato per le attenuazione del reato dopo 11 mesi di preventiva si intravede nello stesso una rilevanza nel delinquere visto la situazione “peculato” in consiglio e visti gli articoli dello stesso consiglio dove citano non si capisce bene cosa e di ETICITA’ NEI CONFRONTI dei cittadini CALABRESI (come se in consiglio non avessimo già esempi di mala eticità)da questo quindi lo allontaniamo perchè ha espresso anche di dimettersi il 24 settembre senza alcun motivo ma sarebbe un paravento,ma di che cosa?di quale paravento stiamo parlando?L’ A.G acquisite le dimissioni irrevocabili con numero di protocollo e girate quindi al procuratore emettono il provvedimento ma non acquisiscono la volontà dello stesso ammessa in conferenza stampa (dove dichiara di essere stato vilipeso e che di fronte a certe situazioni meglio dimettersi ma discostandosi da quello che è il reato a lui contestatogli).Perchè non è stato citato anche questo sul provvedimento del divieto di dimora (art.283cpp).Ammesso e non concesso che il rappoccio potesse reiterare il reato, ma di quale reato si parla?del reato di cui è stato arrestato, o di quello commesso DA TUTTO IL CONSIGLIO REGIONALE?A questo punto la domanda sorge spontanea: perchè non allontare tutti coloro che sono stati colpiti da questa vicenda?la legge è uguale per tutti, o solo per un indagato non sentenziato??Bene, la cosa diviene ancora più interessante quando qualche settimana fa su un quotidiano locale “calabria ora” scrive del pentito lo giudice prima , poi ex , scomparso e riapparso a colpi di memoriali dove all’interno dello stesso vi è una lista con tre tronconi di logge massoniche e indovinate nel terzo troncone colluso con i servizi DEVIATI chi è stato citato?bene: aurelio chizzoniti avvocato di reggio calabria, ma di questo certo……non è importante!

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