Memoriale di Nino Lo Giudice/5 A Rebibbia girandola di versioni concordate tra pentiti: tranne quella contro la cosca De Stefano

Come scrivevo nel mio articolo di ieri (al quale rimando) c’è una parte del secondo memoriale di Nino Lo Giudice, il pentito calabrese pentitosi di essersi pentito, che mi convince.

E’ la parte in cui sbatte sul tavolo dell’opinione pubblica la burla del pentimento. Non il suo ma proprio lo strumento della collaborazione con la Giustizia.

Ieri ho argomentato la scarsa e quasi nulla credibilità che, a mio sindacabile giudizio, il nano ha e ha sempre avuto.

Oggi, invece, vorrei concentrarmi con voi su un aspetto drammatico della collaborazione con la Giustizia che anche Lo Giudice mette a nudo: la facilità con la quale è possibile concordare versioni tra pentiti nelle carceri italiane, vero e proprio anello debole (come se ce ne fosse bisogno) dell’amministrazione.

Non mi interessa (anche perché non sta a me giudicarlo) se il contenuto dei racconti che Lo Giudice fa dei suoi incontri con altri pentiti sia vero, verosimile o fasullo, anche se ho molti dubbi sull’attendibilità. Quel che conta è il dato oggettivo: l’incrocio tra anime in pena che nelle carceri si incrociano magicamente e parlano, parlano, parlano e concordano, concordano, concordano…

Pico il nano da pagina 6 del memoriale, rivolgendosi furbescamente agli avvocati (altra categoria, in generale, che negli anni si è dimostrata, grazie a varie indagini che lo hanno dimostrato, un anello non scevro da condizionamenti e connivenze) racconta come nel carcere romano di Rebibbia abbia più di una volta incontrato il suo sodale Consolato Villani. Dopo di che scrive: controllate i verbali e guardate quante anomalie ci sono.

Ora, riscontrare le anomalie è un’impresa titanica se fatta da zero. Non posso infatti pensare che in questi anni la Procura di Reggio Calabria non abbia messo a confronto ogni virgola delle dichiarazioni dell’uno e dell’altro e cercato conferme alla veridicità dell’uno o dell’altro o alla convergenza delle affermazione tra i due.

Rivolgendosi, ancora una volta al pg Salvatore Di Landro e non – come sarebbe ovvio – al capo della Procura Federico Cafiero De Raho, Lo Giudice prosegue dicendo che dopo i 180 giorni classici di isolamento (del quale lui si è bellamente importato zero cominciando a sparare a palle incatenate soprattutto dopo), lui come altri pentiti è stato trasferito in sezione.

E cosa faceva in sezione? Come Nanni Moretti in Ecce Bombo (1978), girava, vedeva gente, si muoveva, conosceva, faceva delle cose.

In questi luoghi da riformare (parlo delle carceri italiane) lui si confrontava con gli altri, gli altri si confrontavano con lui e le tragedie prendevano forma in modo tale da non essere attaccate da nessuno.

Un classico. Una storia vista tante volte. Purtroppo.

Lo Giudice racconta che con il pentito della Piana di Gioia Tauro Cosimo Virgiglio si sono messi d’accordo nella primavera 2011 per distruggere definitivamente il capitano Saverio Spadaro Tracuzzi. Vero, falso? Lo voleva la “squadra antimafia”, scrive, così come scrive che quegli elementi concordati sarebbero tornati utili tanto a lui quanto al suo compagno di sezione.

Nello stesso carcere il nostro eroe indefesso incontra anche un altro pentito, il boss lucano Antonio Cossidente, uno con una «favella che non faceva una piega, un fiume in piena».

Uno che – sempre secondo il racconto di Pico il nano –  comincia a sparare a destra e manca a partire dai pm della Dna e della Dda potentina. E chi insegna a Lo Giudice – che tra le cosche, come del resto buona parte della sua famiglia, ha direttamente o indirettamente avuto a che fare - le formule, i riti e le regole di ‘ndrangheta? Mica un parente o un vicino di casa! Nossignori! Un pentito lucano, che diamine! Che tutto quello che sa – a sua volta – lo sa dalla lettura dei libri del pm Nicola Gratteri! Ora ho capito perché la pubblicità dice: «Cosa vuoi di più dalla vita?…Un lucano!».

E lo stesso pentito lucano – che sia vero o meno non sta a me appurarlo ma è indicativo di come gira il fumo nelle carceri – voleva entrare nei processi reggini per testimoniare, immagino già con quale credibilità agli occhi della Procura reggina e del pm Giuseppe Lombardo, nientepopdimenoche contro i De Stefano. Il che tradotto in soldoni avrebbe significato che aveva più possibilità un cammello di passare attraverso la cruna di un ago che Cossidente di rimanere in vita. Ma ovviamente – su questo, guarda tu le coincidenze – Pico il nano prima si negò strenuamente a Cossidente e poi, attraverso il Vangelo laico, parte seconda, rassicura il mondo che deve intendere: “muto come un pesce fui! Io dei De Stefano non so nulla”. I Condello erano già stati rassicurati anche nel memoriale precedente.

Eccola qui la credibilità di Lo Giudice!

5 – to be continued (le precedenti puntate sono state pubblicate il 26, 27, 28 e 29 agosto)

r.galullo@ilsole24ore.com

  • bartolo |

    caro galullo,
    certamente guido non è un giovane. ed invero, in calabria, giovani, più giovani e meno giovani dovremmo essere tutti come guido.
    però, cosa ci faremmo poi di eroi internazionali presi ad esempio in tutto il mondo come professionisti dell’antimafia?
    mi scuso per l’intrusione, un caro saluto.
    bartolo

  • Guido |

    Mi sono spiegato male nel mio primo commento: in rete è facile fraintendersi, probabilmente ho sbagliato a commentare, proprio perchè il mio pensiero potrebbe essere frainteso. Così è stato. L’onestà è un valore che contraddistingue il mio io da sempre, e chi mi conosce lo sa. Quindi, non lo imparo dal suo blog, anche se con le mie parole ho fatto capire questo. Leggendo il suo blog ed anche altri mezzi di informazione, ho capito che l’Italia cambia non se verrà un Salvatore della Patria, non se la politica cambierà o altro. Cambierà se cambieremo noi. Quindi la responsabilità della situazione di oggi, in Calabria e in Italia, è di noi cittadini. Se cambieremo noi, cambierà il resto, anche la politica. Non pretendo che lei comprenda il mio pensiero, ma ho voluto renderlo ancor più chiaro per chi legge, visto che, come lei, ci metto nome e cognome. Mi scuso per non essermi presentato, ma in rete non lo faccio mai: mea culpa. La saluto.

  • galullo |

    Guido, non mi piace polemizzare con i giovani ma le ricordo che quando ci si presenta a casa di altri si stringe la mano e si dice “piacere, Mario Bianchi”. Questa banale forma di educazione minima si è persa in Rete, che rende tutti uguali, tutti fratelli e tutti amici. Non è così. Visto che lei legge il mio blog dovrebbe sapere che più volte ho discusso con i lettori su questa mancanza di rispetto che non è quasi mai voluta ma ormai automatica.
    Mi spiace per lei ma ribadisco cioò che ho detto: se lei (testuali sue parole) “dopo tanti sforzi” ha capito che l’onesta è l’unico vaccino contro la merda che ci sommerge (non perchè si vince ma perchè la dignità dell’uomo non è in vendita)leggendo il mio blog, allora stiamo freschi! Ripeto: ha fallito la scuola e la famiglia su un’intera generazione! Mi spiace per lei ma doveva accorgersene prima, molto tempo prima della lettura del mio blog: l’onestà, il rigore, lo stile di vita impeccabile, la trasparenza, la schiena dritta e via di questo passo non sono variabili ma principi e valori hanno bisogno di essere inoculati fin dai primi vagiti. Certo: si esce dalla casa madre con una carrozzeria “nuda” ma i valori di cui parliamo si immettono con percorsi che a scuola e in famiglia devono iniziare fin dalla culla! Non è il suo caso: io parlo di una generazione (e forse più) persa: da Trento a Marsala.
    Quanto al fatto che in un anno lei non abbia visto mai una mia frase sulla necessità vitale(ripeto: vitale) di fuggire dalla Calabria, mi sembra strano. Anzi: impossibile. Ma anche se così fosse (e non è) lo ripeto a lei e a tutti: fuggite, andatevene, la vostra è una regione persa per sempre. Quel vaccino (di cui sopra) che ringraziando Iddio molti calabresi hanno nel sangue, purtroppo poco o nulla può contro l’omertà mafiosa e la mafia delle ‘ndrine e della cupola borghese che tutto soffocano. A meno che lei non voglia rimanere perchè la dignità dell’uomo non è mai in vendita e vuole fare come l’ultimo dei giapponesi ma sappia che sarà comunque sconfitto. Glielo scrive uno sconfitto: più denuncio e più scrivo, più scrivo e più denuncio (siamo in pochi a farlo nella mia professione con quei valori e principi di cui sopra), più mi accorgo che il livello della merda sale. Come preconizzava Sciascia che però – educatamente – parlava della linea della palma. saluti e in bocca al lupo

  • Guido |

    Innanzitutto la rassicuro dicendole che non sono solo un nome, e neppure di fantasia. Sono Guido Ferrari e, se vuole vedere la mia foto, può cercare su google “Guido Ferrari FLI” o “Guido Ferrari RISVEGLIO IDEALE”. In secondo luogo, quando affermo che dopo tanti sforzi ho capito che il vaccino è la mia onestà, la mia asserzione non è espressione di una presa di coscienza tardiva sul valore dell’onestà di ogni singolo uomo, frutto di un’insana educazione o formazione, ma, passata la fase giovanile del “da solo posso cambiare il mondo” e del “come posso fare a cambiare il mondo?”, sono giunto alla conclusione che il mondo da solo non lo cambio e che è sufficiente – non sono necessari gesti da supereroi- essere onesto. Con la mia onestà posso dare un contributo, piccolo ma significativo. Come diceva Gandhi, “Sii il cambiamento che vuoi nel mondo”. Quanto al suo blog, lo leggo da circa un annetto, ossia da quando Angela Napoli ed altri amici mi hanno segnalato come ottima lettura i suoi post. Ed è da qualche mese che lo leggo assiduamente (mi interessano soprattutto i rapporti tra mafia e politica, per essere un cittadino informato e consapevole al momento del voto). Non avevo finora mai trovato, tra i post che ho letto, un consiglio a noi giovani, un’opinione sua sul futuro di questa terra. Perciò, le ho chiesto, altrimenti mi sarei limitato a leggere, senza scrivere alcunché ed esternare questa mia curiosità. La ringrazio.

  • galullo |

    Caro Guido non mi piace parlare con un nome. I nomi spesso sono di fantasia. Del suo commento mi colpiscono due cose: 1) si è accorto solo ora che l’onestà è l’unico vaccino possibile. Se se ne accorge solo ora vuol dire che la scuola ha fallito, la famiglia ha fallito e, infine, ciò che la circonda le sembra ormai normale e rituale. Vuol dire che la società – cioè noi – abbiamo fallito in tutto nei confronti di un’intera generazione. Sarà ma mi sembra strano, 2) lei legge il mio blog (cosi afferma) e mi chiede che cosa ne penso del futuro della Calabria? Ma l’ho scritto un miliardo di volte: scappi. La sua generazione non ha alcuna possibilità di vivere in un contesto degno. Scappi, mi creda, fino a che fa in tempo. saluti

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