La catena di Sant’Antonio colpisce ancora: a Biella commercianti, casalinghe e operai ci cascano come fringuelli e ci vuole la Gdf per salvarli!

Amati lettori del blog, con questa storiella dolceamara che vi racconterò oggi, spero di darvi un argomento di discussione a tavola con i vostri cari.

La domanda è: è possibile essere ancora così creduloni (babbei o fessi, fate voi) nell’anno Domini 2012, in cui tutti dovremmo sapere di tutto e di più?

La risposta è: sì è possibile.

Leggete quanto è successo pochi giorni fa – il 18 ottobre – a Biella, città piemontese nota per la sua laboriosità (molte le imprese laniere), per la birra (mi rivolgo agli amanti del genere) e per aver dato i natali a Alberto Gilardino (mi rivolgo ai calciofili).

I Finanzieri del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Biella hanno interrotto una pericolosa catena di Sant’Antonio che dal capoluogo si stava espandendo nelle altre province del Piemonte e non solo.

Le Fiamme gialle biellesi, su mandato della Procura della Repubblica biellese, sono riuscite a intrufolarsi in uno degli incontri che si svolgevano, con cadenza settimanale, a casa degli “adepti”.

A dispetto del nome “tutti insieme si può – ruota dell’abbondanza e della solidarietà” si trattava dell’ultima versione, riveduta e corretta, della classica truffa a sistema piramidale – schema di Ponzi.

Il meccanismo è semplice: ci sono quattro cerchi concentrici suddivisi in caselle, frazionate, a loro volta, in 1/2/4/8 caselle per cerchio. Ogni casella vale € 10.000 (ma è possibile acquistarne anche solamente mezza o un quarto -  5mila € o 2.500 €). Quando gli otto nuovi adepti, che acquistano le caselle del cerchio più esterno, versano la quota di adesione direttamente al soggetto che si trova al centro della “torta”, questi ritira 80.000 € – il cosiddetto “dono” – ed esce dalla catena con un guadagno netto di 70.000 € prodotto in circa sei mesi.

Dai cerchi immediatamente esterni a quello centrale sì creano così altre due ruote il cui funzionamento è del tutto analogo a quello appena descritto e così via esponenzialmente, all’infinito.

Non bisogna essere matematici per prevederne l’esito: la catena, inevitabilmente, prima o poi “implode”, in quanto già dopo 15 passaggi per alimentarla sarebbe servito un numero di partecipanti pari al doppio della popolazione biellese, bambini inclusi; dal 24° passaggio non sarebbero bastati tutti gli italiani; dal 27° tutti gli americani e dal 31° non sarebbe bastata l’intera popolazione terrestre.

E per gli ultimi arrivati (i cosiddetti “latecomers”) che hanno versato i 10mila €? Niente “dono”, al massimo il solito “pacco”!

Il giro di affari è dunque potenzialmente enorme. Peccato, però, che dal 2005 è illegale. Infatti, ai sensi dell’articolo 5, comma 2 della legge 173/2005 per i promotori, gli organizzatori o i realizzatori di attività o di strutture di vendita che configurano la possibilità di guadagno attraverso il puro e semplice reclutamento di altre persone e in cui il diritto a reclutare si trasferisce all’infinito previo pagamento di un corrispettivo, è prevista la sanzione dell’arresto da 6 mesi ad un anno o l’ammenda da 100mila € a 600mila €.

L’organizzazione scoperta a Biella, strutturata segretamente, attirava persone incensurate ed insospettabili (commercianti, casalinghe e operai spesso in difficoltà economiche), le quali, attratte dall’illusione di facili e veloci guadagni o dalla speranza di uscire rapidamente da un temporaneo stato di bisogno generato dalla recente crisi economica, cadevano nel raggiro versando, rigorosamente in contanti, la quota associativa.

r.galullo@ilsole24ore.com

  • Roberto Antonio |

    Anche ad Aprilia abbiamo avuto qualcosa di simile alla citata catena di Sant’Antonio. Lo schema era simile. Si prende un “paese” ed i politici decidono di fregare tutti i cittadini. Come? Affidando la riscossione dei tributi ad una società: la Tributi Italia, con un aggio direttamente del 30%. Questa società fa la stessa cosa con altre centinaia di comuni. Ad un certo punto comincia a non versare più nemmeno un centesimo a nessuno. (Ad oggi il solo comune di Aprilia avanza circa 50 milioni di euro!)
    L’organizzazione era così efficiente che riesce ad avere oltre 1000 dipendenti.
    Alla fine fallisce lasciando per strada i 1000 dipendenti, a cui dobbiamo pure pagare la cassa integrazione, quindi non pagando più nessuno.
    Di poche giorni fa l’arresto di Saggese patron di Tributi Italia. . . e dei soldi . . nulla. (Si parla di oltre 200 milioni di euro) Quelli della catena di Sant’Antonio sono dei dilettanti.
    E se i partecipanti sono babbei, gli amministratori che hanno affidato la riscossione dei tributi a questi criminali cosa sono?

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