Questa mia inchiesta è uscita sul Sole-24 Ore la scorsa settimana nella serie “I conti dei Comuni” – La ripropongo a quanti non hanno potuto leggerla sul quotidiano.
Portoghesi non sono e neppure controllori. Sono “calcolatrici umane” che contano, uno per uno, i viaggiatori della linea 1 della tramvia di Firenze. Con blitz calendarizzati e a campione il cui conteggio, che viene poi tradotto con complessi calcoli in una statistica generale, va preso sulla parola.
Solo così del resto il Comune può sapere se, a fine anno, dovrà coprire la differenza tra la copertura minima dei posti e i passeggeri che hanno effettivamente staccato il biglietto. Il contratto tra Municipio e Gest (società per il 49% del Municipio attraverso Ataf e per il 51% dei francesi Ratp) prevede infatti, già dal primo anno di gestione, un minimo garantito di circa 9,1 milioni con la devoluzione Gest di 47 centesimi a viaggiatore.
Il 2010, anno di inaugurazione della linea 1, è stato un bagno di sangue per le casse del Comune: 1,1 milioni di penale versati nelle casse della Gest perché i viaggiatori sono stati 7,7 milioni anziché gli oltre 9 attesi. Per ogni passeggero in meno il municipio ha dovuto pagare 47 centesimi. A questi vanno aggiunti 1,9 milioni per i ritardi nella costruzione (complessivamente la linea 1 è costata circa 263 milioni, coperta da risorse comunitarie, fondi statali e mutui contratti dal Comune).
Il secondo anno è andato meglio: il minimo garantito è stato raggiunto e il ricavo di garanzia per Gest salvo ma – in una tortuosa catena di cui si fa fatica a seguire gli anelli – è stata Ataf, la società di trasporto, a versare questa volta 47 centesimi per ogni viaggiatore in più nelle casse comuni di Gest. “Nel 2010 però – dichiara il 27enne Tommaso Grassi, consigliere comunale ora in quota Sel, assolutamente favorevole alla tramvia – è cambiato il sistema di calcolo, inserendo dei fattori correttivi che rendono più semplice raggiungere la cifra di 9,1 milioni di passeggeri e il relativo equilibrio finanziario”.
La partita delle ex municipalizzate direttamente o indirettamente partecipate da Palazzo Vecchio parte da qui perché la tramvia è una tessera di uno scenario molto più ampio di mobilità e riqualificazione urbana che dovrebbe cambiare volto alla città e contemporaneamente stravolgere le voci di entrata nel bilancio, che per il 2012 è di 710 milioni.
Il sindaco Matteo Renzi vuole fare in fretta, fare cassa e cominciare a cambiare il volto della città così poi da battere, coronato dal successo locale, le praterie della politica nazionale. Si scontra però quotidianamente con una realtà più complessa. Innanzitutto l’opposizione, proprio a partire dai costi spropositati sulla prima linea della tramvia, gli sta con il fiato sul collo ora che si (ri)parla dell’avvio della linea 2 (in realtà si attende la prima pietra da gennaio 2011) il cui costo è stimato in 254 milioni. Le banche sembra che non vogliano finanziare un’impresa che sia una. Non solo. Ataf gestione srl – nella quale confluiranno le quote di Gest, mezzi e personale di Ataf – e i cui destini si intrecciano inevitabilmente con Gest è sul mercato e il bando di gara prevederebbe una base d’asta stimata in 3,6 milioni con un diritto di prelazione per Ratp (ma Ataf smentisce categoricamente l’attendibilità di questa notizia). “Al privato che acquisterà questo ramo in usufrutto – spiega Grassi – arriverà in dote un tesoro garantito per 37 anni. Ogni anno, oltre a 400 mila euro di utile per la linea 1 e un dividendo di 98mila euro, e dal secondo semestre del 2015 per le linee 2 e la futura linea 3, l’utile sarà di 700mila euro all’anno e il dividendo di 171 mila euro. E’ un regalo la vendita a 3,6 milioni. Chi vincerà si prenderà il dolce, vale a dire il guadagno e lascerà al Comune l’amaro, vale a dire le responsabilità civili e penali. Inoltre per il personale al momento non è prevista alcuna clausola sociale di salvaguardia dei posti di lavoro”. Sono sei le aziende che hanno presentato domanda di partecipazione al bando di gara: Gtt Torino; Umbria Tpl e Mobilità Spa (Perugia); Ati (costituenda) fra Busitalia-Sita Nord srl, Cooperativa autotrasporti pratese Soc. Coop e Autoguidovie Spa (Milano); Tper Spa (Bologna); Sia Spa (Brescia, Gruppo Sab controllato dagli inglesi di Arriva); Autolinee Toscane Spa (controllata dalla francese Ratp Dev). Renzi replica: “La base d’asta non è stata ancora fissata e valuteremo al meglio”.
Tutta la partita delle attuali 20 partecipazioni societarie – per le quali complessivamente il Comune nel 2010 ha staccato un dividendo di 7,4 milioni ma nessuno sa quale siano, dicono all’unisono i capigruppo all’opposizione del Pdl Marco Stella e dell’Udc Massimo Pieri le perdite nel bilancio consolidato – è da giocare. Renzi reputa strategica solo Quadrifoglio, con i cui vertici sta ragionando sulla possibile unione con le consorelle di Prato, Pistoia ed Empoli per un unico polo entro il 2015, che magari inglobi altre realtà territoriali per un eventuale e successivo sbarco in Borsa.
Nei prossimi anni le decisioni assunte dal Comune sulle ex municipalizzate saranno il binario parallelo della riqualificazione urbanistica della città e delle relative infrastrutture e impegneranno come mai il Comune e il suo bilancio. La conferma giunge proprio da Renzi: “Siamo abbastanza fortunati perché ci sarà una bella massa di quattrini”. La Tav tra Firenze e Bologna, contestazioni a parte, lascia in dote un’una tantum di 90 milioni per il “disturbo”. Autostrade farà opere di compensazione e complessivamente porterà nelle casse municipali un valore di 20 milioni.
La partita del cuore è però la Cittadella viola che per la Giunta di Renzi deve essere a costo zero per le casse comunali che, al contrario, debbono incassare. La convenzione con lo stadio Artemio Franchi porta una miseria: un milione. “La nuova convenzione – dice Renzi – dovrà portare al Comune molto di più e magari anche opere a compensazione”. La nuova area – individuata in quella che attualmente ospita i mercati generali ed è in capo a Mercafir – è immensa: 50 ettari dei quali circa oltre la metà sarà occupata da stadio, strutture commerciali, alberghi e uffici. Nella restante parte saranno trasferiti i 36 gestori con probabili nuovi investimenti in tecnologie dell’ambiente visto che, solo per il ciclo raffreddamento/riscaldamento, Mercafir, denuncia Pieri, spende 1,2 milioni all’anno. Chi costruirà e attrezzerà quest’area? Andranno a gara 33,4 ettari ma Stella e Pieri maliziosamente fanno presente che al vecchio blocco di potere rosso della città – Pci, coop rosse e Cgil – si sta lentamente sostituendo un potere bianco guidato da Cl e coop vicine alla Compagnia delle opere.
Se la cittadella viola è cuore e anima, gli ex immobili della Giustizia e la riqualificazione di Manifattura Tabacchi rappresentano invece “attese, promesse e speranze”.
A Novoli – nella cui area ricadono anche i mercati generali, un ex stabilimento Fiat trasformato in parco urbano e il polo delle Scienze sociali dell’Università – è stato ultimato il nuovo Palazzo di Giustizia ma non sono ancora stati completati i trasferimenti di tutto
il personale e i traslochi di arredi e faldoni. Per i beni immobili nel centro storico che saranno liberati si aprirà il dibattito: che farne? “Penso a una Fondazione che gestisca gare e appalti e li metta a frutto per la città e le casse del Comune” dice Renzi. Intanto una cosa è certa: grazie alla riunificazione degli uffici, gli affitti che attualmente il Comune paga per le spese della giustizia, caleranno da 8.2 a 1,2 milioni all’anno.
Promesse e speranze anche per la ex Manifattura Tabacchi, chiusa nel 2001. Il complesso – costruito dal 1932 al 1940 in via delle Cascine – è una piccola città: sei ettari sui quali sorgono 15 fabbricati, di cui alcuni di 6 piani che ricoprono circa la metà del terreno per un totale di oltre mezzo milione di metri cubi. La proprietà è divisa tra Consorzio Etruria, Baldassini e Tognozzi e Immobiliare Milano Assicurazioni (29,71% delle quote a testa) oltre a 9 altri soci che detengono al massimo il 7,59%. Tutti privati tranne la Camera di commercio di Firenze (che ha il 2%). Va da sé che l’attuale congiuntura lascia poco spazio all’immaginazione di investimenti sicuri per ridare smalto ad una parte vitale della città.
SWAP CHE DOLORI!
“Abbiamo bloccato alcuni pagamenti perché ci sono i margini sui quali lavorare e questa è la strada che bisogna percorrere fino in fondo”: Matteo Renzi è categorico sulla partita dei derivati che, finora, è stata un gioco al massacro per il Comune di Firenze come del resto per molte altre amministrazioni locali. “Se le banche confermano la volontà di chiusura dei contenziosi in corso – aggiunge il sindaco al quale non è imputabile alcun contratto – bene, altrimenti sono pronto ad andare in Tribunale”. Un’ipotesi che al momento appare remota anche alla luce delle indicazioni del Governo Monti, che sono quelle di non andare allo scontro, in questa delicata fase sociale, economica e finanziaria, con le banche internazionali.
Il Municipio negli anni ha sottoscritto 13 contratti in derivati: 12 interest rare swap e un cross currency swap. Sei sono stati annullati in autotutela dal Comune. Il totale dell’investimento è stato di 270 milioni. Il totale degli interessi – come ha calcolato il leader dell’opposizione targata centro-destra, Marco Stella che ha anche presentato un’interrogazione approdata in consiglio il 5 marzo – è stato pesantissimo. Nel 2009 sono stati 5,4 milioni, saliti a 10, 3 nel 2010 e scesi a 9,1 lo scorso anno. In totale 24,9 milioni.
“Il Comune – dichiara Stella – avrebbe pagato dal 2006 ad oggi commissioni occulte complessive alle banche per 16,4 milioni. Un vero e proprio bagno di sangue. Ma non basta. Gli oneri non dovuti sarebbero 7 milioni e il totale, in questo calcolo per difetto relativo a spese non dovute, supererebbe i 23,5 milioni”.
Il totale del costo degli swap – sommando tutte le voci – negli ultimi tre anni, secondo il Pdl, si aggira intorno ai 48,7 milioni nei quali sono ricomprese le spese sostenute per gli incarichi esterni. E anche in questo caso Stella, che passa intere giornate su contratti e delibere, ha calcolato che dal 2010 al 20 ottobre 2011 sono stati assegnati 8 incarichi esterni suddivisi tra l’avvocato Tommaso Iaquinta (sembra, per la sua rigorosa strategia, caduto poi in disgrazia agli occhi dell’amministrazione) che se ne è aggiudicati 4 per un compenso di 109.093 euro e lo studio Gregory Rowcliffe Milners di Londra che ha staccato finora parcelle per 163.972 euro. Il totale tra i due studi è di 273.065 euro. “I legali inglesi – conclude Stella – avrebbero chiesto 100mila euro per proseguire nella pratica di negoziazione e contestazione sui contratti stipulati. Il Comune, avendo inoltre rinunciato al ricorso sulla giurisdizione deve pagare i costi sostenuti dalla banche in seguito al ricorso legale. A Dexia deve 65mila euro mentre per Merryl Lynch e Ubs i costi sono ancora da quantificare”. Rinunciare alla giurisdizione, in pratica, vuol dire che i giudizi promossi dalle banche si svolgono tutti davanti all’alta Corte di Giustizia di Londra.
Una situazione finanziaria non semplice che si aggiunge ad un debito del Comune che nel 2012 è stimato in oltre 519 milioni (è come se ciascun residente gravasse un onere di 1.417 euro). Una cifra, oltretutto, in crescita, visto che la cifra del debito nel 2008 era di 480,2 milioni, salita a 495,1 nel 2010 e a 514, 9 lo scorso anno.
IMU E CITY TAX PER COMPENSARE I TAGLI AI TRASFERIMENTI
“Basta con ‘sta storia che i sindaci sono sempre pronti ad aumentare le tasse. Aspetti qualche giorno e vedrà”. Nel congedare l’inviato del Sole-24 Ore il sindaco Matteo Renzi dà appuntamento all’approvazione del bilancio di previsione 2012 che arriva il 10 marzo: 710 milioni, divisi tra 507 per la spesa corrente e 204 per gli investimenti.
''Un bilancio serio, solido e sociale – afferma Renzi – che dimostra come Firenze sia l'unico Comune in Italia ad abbassare l'addizionale Irpef, dallo 0,3 allo 0,2, che e' la più bassa tra le grandi città''. Ora il bilancio è in consiglio comunale. ''Noi abbiamo deciso di abbassare le tasse, altri no – ha aggiunto Renzi -. Abbiamo abbassato l'Irpef e l'Imu sulla prima casa costerà ai fiorentini comunque meno rispetto all'Ici. E poi a chi ha una seconda casa, e per i negozi, non si paga lo 0,4% di Imu ma lo 0,99. E se la casa e' sfitta si paga il massimo, 1,06%: una 'minipatromonialina'. A chi ha di più chiedo di più''.
In merito all'Imu per la prima casa, la Giunta ha sottolineato che i fiorentini pagheranno meno rispetto all’Ici del 2007 (era al 6 per mille): l’aliquota passerà al 4 per mille. In bilancio e' stata inserita anche l’Imu al 7,6 per mille con rimborso del 50% per chi affitta le case a canone concordato. Solo tre giorni prima, con un comunicato, il Pdl aveva chiesto “di applicare le aliquote minime relative all’Imu per famiglie e imprese così come consentito dalla legge e di recuperare i soldi necessari azzerando consulenze ed incarichi esterni”.
L’assessore al Bilancio Claudio Fantoni ha spiegato che il Comune ha deciso di compensare i 55 milioni in meno di trasferimenti, rispetto al 2011, con 12 milioni che arriveranno dal contributo di soggiorno e con 43 milioni di maggiori introiti Imu. “Manovre obbligate anche perché il patto di stabilità – aggiunge Renzi –”.
Sulle tasse Renzi non perde occasione per dimostrare che non c’è alcun intento vessatorio. Già nella sintesi del bilancio 2011 aveva dettato la linea: “Non c’è alcun aumento delle imposte per i cittadini. Il Comune di Firenze avrebbe potuto aumentare l’addizionale Irpef applicata sul reddito dei fiorentini che oggi è allo 0,3%, ferma dal 2003. La scelta dell’amministrazione è stata quella di non gravare sulle tasche dei cittadini e di non aumentare le imposte”.
COSTI DELLA POLITICA: IL SINDACO VIAGGIA IN BUSINESS CLASS
“Auto blu? No grazie, noi siamo per l’au
to verde. Da gennaio viaggio con un’auto Nissan Leaf regalataci dall’azienda giapponese. Totalmente elettrica! Abbiamo messo in vendita le quattro auto blu dell’amministrazione e nelle prossime settimane si terrà l’asta!”. Questo è quanto scriveva sul suo sito – con tanto di punti esclamativi – il sindaco Matteo Renzi il 12 febbraio per aggiornare la città e i suoi lettori sui tanti passi in avanti che l’amministrazione sta compiendo sulla strada del taglio ai costi della politica.
L’opposizione, però, non gliene fa passare una. Ancora vivace sono, a esempio, le polemiche sulle quattro trasferte intercontinentali del sindaco tra il gennaio 2010 e il settembre 2011. Per 18 giorni tra voli in business class e hotel se ne sarebbero andati oltre 29mila euro. Polemiche definite strumentali e demagogiche dalla maggioranza.
La polemica è continua e non passa giorno che non ci sia un aggiornamento. il 6 febbraio i due consiglieri del Pdl Emanuele Roselli e Francesco Torselli: “Dopo esserci sentiti accusare di essere dei bugiardi oppure di non essere in grado di leggere i dati forniti dagli uffici in risposta alla nostra interrogazione sui costi dell'amministrazione Renzi, abbiamo deciso di rivolgere oggi in aula, al sindaco, una domanda precisa, consapevoli della serietà del nostro lavoro sui costi della giunta Renzi. Abbiamo quindi chiesto se nella risposta fornitaci dagli uffici comunali vi fosse o meno scritto, come noi abbiamo denunciato, che la Giunta Domenici costava ai fiorentini 4.121.757,42 euro all'anno, mentre la Giunta Renzi costa ben 4.766.366,96 euro all'anno e la risposta affermativa finalmente è arrivata per bocca dell'assessore al personale Stefania Saccardi”.
Mentre Renzi sbandiera infatti i suoi risultati, Marco Stella, capogruppo in consiglio del Pdl tira fuori dal cassetto i costi clientelari nelle società partecipate, che rappresentano il vero tesoretto politico di ogni amministrazione pubblica locale. Nelle società (che contano complessivamente 4.428 dipendenti) i costi per le consulenze sarebbero stati, secondo i calcoli del Pdl, 5,4 milioni nel 2008 e, da lì in poi, un crescendo continuo con successiva stabilizzazione. Nel 2009 il costo è balzato a 7,9 milioni che nel 2010 sono scesi a poco più di 7,5 milioni. Il record – in tutti gli anni presi in considerazione – tocca a Toscana Energia (nel 2010 2,3 milioni) e al Gruppo Publiacqua (2,2 milioni nello stesso anno).
PERSONALE: GUERRA DI CIFRE CON L’OPPOSIZIONE
Come su quelli della politica, trovare un accordo sui costi del personale è sempre impresa ardua. Poco meno di un mese fa i consiglieri del Pd Emanuele Roselli e Francesco Torselli hanno rilanciato i temi dell’aumento e lo stesso capogruppo Marco Stella il 7 febbraio ha dichiarato: “Dal 2010 al 2013 l’amministrazione comunale ha messo in bilancio 11 milioni e 313.573 euro per incarichi professionali esterni. La giunta Renzi ha mantenuto il costume dell’era Domenici, continuando ad affidare all’esterno compiti che non si capisce perché non possano essere svolti dai circa 5.500 dipendenti comunali. I dati del bilancio sono chiari: nel 2010 sono stati spesi 4.904.946 euro, nel 2011 4.031.827, nel 2012 1.591.800 ed infine nel 2013 sono previsti incarichi per 785.000 euro per arrivare alla cifra complessiva di 11.313.573 euro”. Come se non bastasse il Pdl ha ricordato che la spesa annua dei 59 dipendenti assunti dalla Giunta Renzi dall’insediamento a oggi gravano sulle casse per 2,4 milioni all’anno. E tra i neo assunti non mancano figlie di giornalisti, mogli di consiglieri comunali, candidati di lista del Pd.
I numeri in politica sono un’opinione e così il 3 febbraio è toccato all’assessore al personale Stefania Saccardi, replicare alle dichiarazioni di consiglieri Roselli e Torselli. “I due consiglieri del Pdl ci sono ricascati – ha detto – e continuano a dare numeri sbagliati, non riescono a capire i dati, corretti, che hanno in mano e cercano di difendersi dalle precedenti figuracce. Prima di tutto un dato generale: alla fine del mandato del sindaco Leonardo Domenici i dipendenti comunali erano 5.173 mentre con il sindaco Matteo Renzi al 31 dicembre 2011 erano scesi a 4.910. Rimanendo sui numeri, il sindaco Renzi ha tre persone in segreteria, di cui una a tempo determinato e due dipendenti pubblici. Il sindaco precedente ne aveva cinque”.
Entrando nel dettaglio degli altri dati illustrati dai consiglieri del Pdl, l’assessore Saccardi ha precisato che i dipendenti assunti a chiamata diretta sono 66 a fronte dei 67 dell’amministrazione Domenici. Sotto il capo dell’Ufficio di gabinetto, che ha assunto anche i compiti di direttore dell’Ufficio del sindaco, ci sono adesso 38 persone, mentre la direzione dell’ufficio del sindaco di Domenici ne aveva oltre 50.
“I capisegreteria degli assessori sono al momento sette – ha sottolineato l’assessore – mentre nella precedente amministrazione erano nettamente di più visto che erano di più gli assessori. E non dimentichiamo, appunto, che la giunta precedente è stata composta da un numero di assessori quasi doppio di quella attuale: facendo un calcolo grossolano, 13 assessori arrivano a costare circa 300mila euro, e di questa cifra nei calcoli del Pdl non c’è traccia. Infine, due dirigenti citati dai consiglieri, sono personale di ruolo”.
Pensate che la partita si sia chiusa? A testimonianza del fatto che in politica i numeri sono un’opinione, i due consiglieri Morelli e Torselli hanno controreplicato di non avere avuto risposte soddisfacenti.
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