Esclusivo/2 Memoriale del pentito Di Dieco: il piano anti-Cisterna & C. data 2002 – Massoneria deviata e servizi segreti

In accordo con la ‘ndrangheta reggina”: il complotto diabolico per sputtanare a vita Alberto Cisterna, numero 2 della Dna, altri magistrati, politici calabresi, uomini delle Forze dell’ordine, sarebbe avvenuto in “accordo con la ‘ndrangheta reggina”. Queste le parole che il collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco avrebbe raccolto dal “nino-Nano Lo Giudice” nel carcere romano di Rebibbia nell’ottobre 2010 (rimando al post di ieri e a quelli del 4 luglio 2011 e del 7 e 10 agosto 2010).

Un complotto, si badi bene, partito 10 anni fa. Ma guarda tu le coincidenze, nel momento in cui Cisterna (e altri magistrati come Roberto Pennisi) sono stati costretti a lasciare Reggio Calabria perché la loro fine (fisica intendo dire) era vicina grazie alle amorevoli attenzioni della ‘ndrangheta. Le cosche reggine, infatti, avevano decretato la loro morte dopo i durissimi colpi inferti negli anni ai loro interessi economico-criminali. Ma la ‘ndrangheta non dimentica, ha la memoria lunghissima che riaffiora – guarda tu ancora le coincidenze – quando proprio gli stessi magistrati (che nel frattempo hanno continuato a pestare duro sui calli delle cosche, a partire da Condello) possono o potrebbero rientrare a Reggio Calabria per terminare un lavoro che non è mai stato portato a termine: colpire la zona grigia che in questi anni ha vissuto serena e pacifica all’ombra dei compassi e dei servizi segreti deviati.

Quello che mi fece rimanere stupefatto – scrive Di Dieco nel memoriale in mio possesso – fu l’affermazione fatta dallo stesso Nino Lo Giudice quando disse che il complotto nazionale era stato organizzato sin dal 2002/2003. Si erano create in anticipo dette situazioni e nel momento in cui il Nino Lo Giiudice avesse iniziato a collaborare, codeste situazioni sarebbero diventate prove ed anche riscontri alle dichiarazioni rese all’Autorità giudiziaria dallo stesso. Un piano diabolico, così lo definiva lui, organizzato da Luciano Lo Giudice, da loro amicizie con funzionari del Sismi conosciuti dagli anni 2002 e funzionari della Telecom security che erano in contatto con gli stessi Lo Giudice, ove hanno attinto notizie e informazioni. Le lettere, i fax e i telex inviati da Luciano Lo Giudice al magistrato dottor Cisterna ed anche ad altri, avevano un tenore affettuoso, evidenziato appositamente per lasciare intendere che vi fossero chissà quali rapporti confidenziali tra i Lo Giudice e i magistrati!!! Anche alcune agendine, nelle quali furono appuntati orari e periodi di telefonate intercorse con il magistrato dottor Cisterna, sempre in periodi dal 2003 in poi, furono appuntate ad arte per farle rinvenire alle Autorità giudiziarie, nel corso delle perquisizioni subite a seguito di indagini, per poi utilizzare queste annotazioni quali riscontri al dichiarato del Nino Lo Giudice. Tutto organizzato anni fa, in tempi non sospetti! Tutte prove precostituite per dare conforto, supporto, riscontro alle accuse che Nino Lo Giudice, nella veste di collaboratore di giustizia, avesse rivolto al magistrato della Dna. Meglio mi permetto di definire calunnie gratuite. Non sono a conoscenza se effettivamente queste lettere, questi telex e questi fax con queste agendine esistono veramente. Riferisco “solo” quanto appreso direttamente da Nino Lo Giudice nei colloqui che sono intercorsi tra noi…”.

Di Dieco ricorda di aver acquisito tranquillamente la fiducia di Lo Giudice che ritiene di un’intelligenza mediocre (“è sotto i livelli minimi di uno studente della scuola media”, scrive testualmente Di Dieco riferendosi al cosiddetto “nano”) e così accade l’inaspettato: Lo Giudice gli propone di partecipare al complotto “una volta che si rese conto delle mie conoscenze, di quelle della mia famiglia d’origine, dei rapporti leciti e professionali intrattenuti dal mio avvocato con le Istituzioni, con la speranza di reperire fatti, notizie circostanziate mancanti ai suoi corposi appunti, ripeto, stampati perfettamente, senza errori di margine, come se fossero pagine di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere…come se fossero ma non lo erano, viste le notizie che con insistenza e pressione, mi chiedeva ripetutamente, ogni qualvolta avevamo la possibilità di interloquire!!! Dico ciò perché nel mentre scrivo, c’è un altro collaboratore di giustizia appartenente ad una regione limitrofa alla nostra Calabria, che in accordo con i Lo Giudice sta tentando di confortare e supportare le calunnie di Antonino Lo Giudice. Codesto collaboratore di giustizia, insieme a Luciano Lo Giudice, “mente” della famiglia, erano iscritti a una presunta loggia massonica definita “Trinacria” ove confluiscono uomini dei servizi segreti, ufficiali della Guardia di finanza, dei Carabinieri e qualche magistrato siciliano. Tutto ciò è fuoriuscito nei discorsi intercorsi con Nino Lo Giudice, il quale ribadiva che il fratello Luciano, del quale lo stesso Nino avrebbe sminuito ruolo e gerarchie all’interno della loro cosca, aveva detenuto accordi con altre famiglie di ‘ndrangheta, per attuare il cosiddetto complotto nazionale. Ottenendo così il perdono per tutti i Lo Giudice e familiari affini, con l’autorizzazione di continuare a vivere di ‘ndrangheta ma in maniera marginale, con il divieto di poter presenziare ai “circoli formati” e ai “tribunali di omertà”.

Direi di fare una sintesi di quanto emerso finora perché questa ricostruzione sarebbe di una banalità drammaticamente sconcertante. Il piano contro Cisterna è partito nel 2002 con una strategia e un obiettivo chiarissimo: abbattere lui e tutti quelli che con lui hanno contribuito a mettere nel sacco il “Supremo”. Anziché distruggere la famiglia la trimurti delle cosche reggine (Condello, De Stefano e Libri) volgono (volgerebbero) la situazione a proprio vantaggio: cominciamo a distruggere Cisterna e compagnia cantando. Il tempo c’è. Per il momento lui e Enzo Macrì e Roberto Pennisi sono lontani. Ma se iniziamo oggi, raccoglieremo i frutti nel momento in cui quel trio maledetto di pm “banditi” si riaffaccerà. Ma c’è un’altra verità che emerge da questo racconto: il ruolo della massoneria deviata e dei servizi segreti.

Ora voglio essere chiarissimo: come sapete non guardo in faccia a nessuno. Non ho la più pallida idea se ‘sto Di Dieco sia pazzo, tragediatore o dica il vero. Volete che sia ancora più chiaro? Bene: se la Procura ha deciso di indagarlo per calunnia avrà le sue motivazioni (che sono curioso di leggere e che appena conoscerò vi racconterò) ma una cosa è certa: il complotto è stato ordito a regola d’arte e la regia della trimurti delle cosche reggine si spande all’ombra delle logge massoniche deviate. Lo scopo ultimo è anche quello di evitare che i tre muchachos (Cisterna, Pennisi e Macrì) rimettano piede in città.

Se leggerete il post che a ore metterò in linea scoprirete altre cose di questo maledetto intrigo.

r.galullo@ilsole24ore.com

2 – to be continued (la prima puntata è stata pubblicata ieri, 23 gennaio)

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