Esclusivo/1 Memoriale del pentito di ‘ndrangheta Di Dieco: la lista dei contatti chiesta da Lo Giudice

Neanche lui sa perché lo abbiano tenuto per oltre due settimane nella sezione 46 del carcere romano di Rebibbia, quella in cui sono “parcheggiati” i detenuti che manifestano la volontà di collaborare con la giustizia.

Lui – Antonio Di Dieco – era infatti già un collaboratore di giustizia. Fatto sta che lì, a ottobre 2010, per una quindicina di giorni al massimo, è rimasto anche Nino Lo Giudice, il “nano” che ha raccontato come il numero 2 della Dna, Alberto Cisterna, a parte il parziale inabissamento della Costa Concordia davanti all’Isola del Giglio, sia responsabile di quasi tutti i gravissimi misfatti accaduti sul globo terracqueo negli ultimi 20 anni.

Questo “contatto ravvicinato” tra i due – che per la Procura di Reggio Calabria vale probabilmente zero in quanto Di Dieco è indagato per calunnia proprio contro Lo Giudice e secondo la stessa Procura c’è una vera e propria falsità documentale di cui a breve dovremmo sapere di più – è diventato un mini-memoriale che lo stesso Di Dieco ha messo da alcuni mesi (da luglio 2010) a disposizione dei pm di Reggio.

Questo memoriale – di cui do conto in esclusiva – ripeto, non sembra avere retto (in tutto? In parte?) alla “prova” della Procura di Reggio.

In attesa di sapere perché non ha retto, io ve lo propongo ripetendo ciò che scrissi nell’articolo del 29 dicembre 2011 (si veda archivio): Di Dieco o è pazzo o è un tragediatore. Solo un pazzo racconterebbe nel dettaglio ciò che leggerete o solo un tragediatore, pedina di un complotto più ampio, potrebbe saper mischiare così abilmente le carte. Solo un pazzo o un tragediatore potrebbe ricordare perfino le sigarette fumate da Lo Giudice (Merit per la cronaca) mentre i due colloquiavano da uno spioncino aperto della porta blindata che li divideva.

Solo un pazzo o un tregediatore si spingerebbe a raccontare che gli incontri avvenivano anche “all’aria” posizionandosi negli angoli dei cubicoli e solo un pazzo o un tregediatore – senza evidentemente paura di essere sconfessato e sbugiardato palesemente – allega anche una meticolosa cartina disegnata a mano, degli alloggiamenti, delle celle, delle docce comuni, dei cubicoli, delle entrate e il prospetto del transito nel quale gli incontri erano (sarebbero stati) possibili.

Ma a favore di chi tutto ciò?

C’è, ovviamente, una terza possibilità: che quel che racconta è vero ma non sta a me appurarlo. A me spetta solo raccontare i fatti e questo memoriale è un fatto che si inserisce in una storia nebulosa che dura da tempo, in cui buoni e cattivi si mischiano. Ad arte.

LE PRODI GESTA

Vi ho già dato conto, nei post del 4 luglio 2011 e del 7 e 10 agosto 2010, del complotto nazionale che, secondo Di Dieco, sarebbe stato ordito contro Cisterna (per questo, dunque, rimando ai post in archivio). In queste pagine consegnate in Dna e a Reggio Calabria c’è molto di più.

Innanzitutto Di Dieco scrive: “Nino Lo Giudice mi riferì di aver personalmente ucciso nei pressi di un semaforo, ubicato in Viale della Libertà, Angelo Geria e di aver partecipato anche agli omicidi di Mimmo Crucitti, attentato in un’auto blindata, e di altri killer, appartenenti allo schieramento De Stefano”.

Ricordiamo, per la cronaca, che Angelo Geria (della cosca Geria/Rodà) venne ucciso il 21 giugno 1983 mentre Mimmo Crucitti, durante la guerra di mafia che incendiò Reggio, venne effettivamente fatto fuori su una 127 blindata il 1° agosto 1990. Il collaboratore di giustizia Lauro, il 18 febbraio 2004 e ancora il 14 gennaio 1995 dice testualmente ai pm di Reggio Calabria: “Riconosco nella foto contrassegnata dal numero 1/Q il fratello di Mimmo Crucitti ucciso dalla mia organizzazione nel corso della guerra di mafia perchè alleato, con il suo omonimo gruppo, allo schieramento destefaniano. I fratelli Crucitti erano uomini d'onore alle dipendenze di Ciccio Canale detto "u 'gnuri"; dopo la morte di quest'ultimo transitarono a pieno titolo nelle file di Paolo De Stefano. La famiglia Crucitti è una famiglia di imprenditori operante nel rione Condera di Reggio Calabria. La persona in questione, pertanto, è uno dei capi della omonima famiglia”.

Il collaboratore Filippo Barreca alla udienza del 10 ottobre 1997 nel corso del processo Olimpia delineò anche lui l’esistenza di una “famiglia” Crucitti , operante nella zona di Condera, legata ai Libri e della quale faceva parte anche Santo Crucitti nonchè Demetrio , ucciso da “Cavallina “ (è il nomignolo con il quale veniva chiamato il collaboratore Giuseppe Lombardo durante la guerra di mafia).

Chi ha ragione?

L’AVVOCATO DI ROMA

Nel corso dei colloqui che Di Dieco sostiene di aver sostenuto con Lo Giudice, quest’ultimo a un certo punto gli parla della sua difesa legale. Testualmente, scrive Di Dieco, “si parlò di un avvocato con studio in Roma ma che non vedeva sicuro nella sua difesa…”. Strano in vero questo passaggio sull’”avvocato di Roma” che è il paravento dietro il quale secondo Lo Giudice si celerebbe lo stesso Cisterna. Ma Cisterna non è un avvocato.

Ancor più strano – secondo quanto, nero su bianco, scrive Di Dieco nel suo memoriale – che a un cero punto Lo Giudice, “aveva degli appunti, che consultava, e iniziò a fami domande se, tramite il mio avvocato, avrei potuto fargli avere in breve tempo” una serie di numeri telefonici e informazioni. Di chi? E qui la lista è sorprendente. E ancor più sorprendente sarebbe sapere a cosa cavolo servivano quegli eventuali contatti e quelle informazioni. A partire – ma come? Non sapeva già tutto di lui? – della vita, della morte e dei miracoli indovinate di chi? Ma di Alberto Cisterna, il pm più corrotto del globo terracqueo! La lista ve ripropongo para para come la riporta Di Dieco:

1)     numero cellulare personale di Alberto Cisterna

2)     dove abitasse, a Roma, lo stesso magistrato

3)     come era ubicata la stanza del dottor Cisterna, negli uffici della Dna, la disposizione degli arredi

4)     il numero cellulare del dottor Mariano Lombardi della Dda di Catanzaro

5)     se potevo avere notizie su tale Paolo Pollichieni, numero cellulare personale e recapito del suo uffici
o personale

6)     il numero cellulare dell’onorevole Giancarlo Pittelli (Pdl)

7)     il numero cellulare dell’avvocato Maria Teresa Fulco con studio a Roma

8)     il numero cellulare della dottoressa Adalgisa Rinaudo, magistrato del distretto di Catanzaro

9)     l’ubicazione, precisa, di una società di impiantistica con sede a Roma

10)l’ubicazione precisa a Catanzaro dell’onorevole Giuseppe Chiaravalloti che Lo Giudice soprannominava “Topo Gigio

11)l’ubicazione precisa a Roma dell’abitazione dell’onorevole Lorenzo Cesa ed eventuali utenze telefoniche personali

12)informazioni e dati personali di un magistrato del Csm, Nicola Buccico

13)i numeri dei cellulari e le abitazioni precise dei magistrati Domenico De Lorenzo e Alfredo Garbati

14)i numeri cellulari e le ubicazioni degli studi legali a Catanzaro degli avvocati Rita e Salvatore Staiano

15)numero cellulare e indirizzo preciso dell’onorevole Nicola Adamo (Pd)

16)numero cellulare ed indirizzo preciso dell’onorevole Pino Galati (Pdl).

Tutte notizie ed informazioni richiestemi da Nino Lo Giudice – scrive Di Dieco testualmente – con insistenza e ripetutamente tutte le volte che abbiamo parlato”.

Per oggi mi fermo qui ma a ore vi divertirete (si fa per dire) a leggere i dettagli del complotto nazionale contro Cisterna & C.

r.galullo@ilsole24ore.com

1 – to be continued

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