Sopaf-Delta/ Fantini davanti ai pm di Forlì: “Gabriele Gatti era il portavoce del pagamento in nero”

L’8 settembre 2010 la Procura di Forlì parla a ruota libera con Mario Fantini, scomparso da poco meno di un anno, e per molto tempo ad della Cassa di Risparmio di San Marino. Le dichiarazioni spontanee sono sulla dolorosa vicenda Sopaf-Delta. E Fantini è in Procura a Forlì proprio per raccontare la sua verità, in questo assistito dall’avvocato del Foro di Firenze Massimiliano Annetta che ringrazia la Procura per il buon clima instaurato. Non è un caso che Fantini ascolterà, per intero, presso l’ufficio del pm Fabio Di Vizio gli interrogatori resi in precedenza dall’ex Segretario di Stato alla Finanze Gabriele Gatti, attualmente Capitano Reggente e il Segretario di Stato agli Esteri Antonella Mularoni.

Fantini inizia il colloquio cercando di stimolare la lacrimuccia: “Un anno prima di questi fatti avevo avuto segnali da più parti che qualche Procura mi avrebbe messo in difficoltà con il riciclaggio”. Visto che la commozione non attacca, Fantini si libera: “La proposta era di rilevare le azioni Sopaf. Volevamo comprare le azioni ma non detenerle. Le persone di Sopaf che ci hanno avvicinato proponevano un prezzo non in linea con quello di mercato. Il vero dissesto del Gruppo è stato determinato dalla decapitazione della Cassa di Risparmio di San Marino. A seguito dell’accusa di riciclaggio nessuno voleva più parlare con noi. La trattativa aveva avuto molti interlocutori, professionisti, banche etc. Sopaf aveva indicato le azioni in bilancio ad un prezzo elevato, superiore al loro valore. Mi sembra di ricordare che in bilancio le loro quote fossero state indicate per un totale di circa 80 milioni di euro (pari a circa 5 euro per azione), anche se loro le avevano pagate circa 3 all’atto dell’acquisto.

Fin da un primo momento sono state paventate ipotesi di pagamenti in nero del corrispettivo delle azioni. Non li ho mai fatti e mai li farò dissi a Gatti. Lei, sono sicuro dottor Di Vizio, non li ha mai trovati. Tali pagamenti in nero venivano annunciati da Gatti quale portavoce. Gatti esplicitamente mi disse che una parte di questi pagamenti doveva essere fatta in nero. La prima volta Gatti me lo chiese nel corso di un pranzo”.

L’accusa è di quelle pesanti: Gatti era (sarebbe stato secondo Fantini) il portavoce del pagamento in nero di una quota parte. E siccome Gatti insiste, ecco che giunge al famoso incontro registrato in fretta e furia con un registratore di fortuna (dal quale discende l’audio difficilmente comprensibile in larghe parti).

Fantini lo spiega bene: “La terza volta che Gatti mi ha incontrato portando avanti determinate richieste mi sono adoperato per registrare la conversazione. Non mi convinceva la richiesta e quindi con uno strumento di fortuna ho registrato il terzo colloquio. Non vogliamo chiamarlo nero? Vogliamo dire rosso nero giallo ma comunque si tratta di un pagamento che non sarebbe giunto direttamente alla società destinataria e che avrebbe preso altre strade. Un pagamento in nero era comunque impossibile perché reperire 30 miliardi di vecchie lire sarebbe stato impossibile. Avrebbe scompaginato i conti della Cassa e avere l’attenzione di tutti. Si chiedeva che quella somma venisse pagata in altro modo”.

Qui cerca di inserirsi Di Vizio: “In sostanza c’era un prezzo ufficiale di 55 milioni…” ma Fantini non lo lascia neppure finire: “anche meno visto che i prezzi tra un incontro ed un altro sono variati, non ricordo esattamente gli importi”.

Di Vizio cerca di capire che cavolo di fine avrebbe fatto la somma extracontabile. Ecco la risposta di Fantini: “In un ristorante di San Marino Gatti è stato esplicito ma non mi ha fatto capire a chi sarebbe andata questa somma. Comunque non l’ho chiesto perché non sono un ingenuo. Mi son ben guardato, meno ne sapevo meglio era. Questa situazione avrebbe creato problemi nella contabilità della Cassa di Risparmio per numerosi anni”.

 

LE TRATTATIVE CON IL BANCO POPOLARE

 

Fantini parla poi delle trattative e della presenza di Mularoni all’incontro a Palazzo Begni e ai relativi “preparativi”.

Noi abbiamo fatto una trattativa seria con il Banco Popolare – dice Fantinistabilendo un prezzo intermedio tra la richiesta e l’offerta che ha consentito loro di guadagnare qualcosa, circa 5 o 6 miliardi di vecchie lire e per noi era compatibile con il prezzo al momento ed il valore delle azioni (3,10 euro per azione). Per il Banco Popolare ha condotto la trattativa un dirigente, pur se io ho parlato con il Presidente e l’amministratore delegato. Sopaf aveva pagato di meno le azioni Delta rispetto a Banco Popolare all’origine. La partenza della trattativa è stata, a mia memoria, a prezzi superiori rispetto a quelli ai quali la trattativa si è conclusa”.

Quanto all’incontro con Gatti e Gilberto Ghiotti presso il ristorante sammarinese è lo stesso Di Vizio che introduce con queste parole: “Gatti le dice chiaramente che c’è una parte che non andrà dichiarato…” e Fantini prosegue così il discorso: “…e io garbatamente faccio capire che non mi interessa anche perché Gatti è un tipo che si altera facilmente. Tra fine 2008 in pochi mesi alcuni incontri. Al terzo incontro invitarono anche la Mularoni”.

Ma chi invitò Mularoni? “Non so esattamente chi invitò Mularoni a partecipare all’incontro a Palazzo Begni – risponde Fantini – . Sarà stato lo stesso Gatti al 99% ma non posso escludere che sia stato qualcun altro. Secondo me Gatti fece il colloquio alla presenza della Mularoni per avere l’avallo della Mularoni stessa ben sapendo che io non sarei stato mai disposto ad accettare soluzioni fuorilegge. Il colloquio che Gatti fece in presenza della Mularoni era frutto di rimodulazione delle cifre rispetto alle precedenti versioni. Credo che lui intendesse avvalorare un suo intervento secondo una prospettiva istituzionale ed evitare di richiamare gli interventi già realizzati. L’insistenza eccessiva per il colloquio in quel giorno, martedì era determinata dal fatto che aspettavamo per quel giorno un provvedimento giudiziario, non ricordo con esattezza di quale provvedimento si tratti. Gatti mi chiedeva di dare in più a Sopaf 40 miliardi delle vecchie lire così avremmo ottenuto dei vantaggi a San Marino. Io le chiedo dottor Di Vizio, che cosa è questa operazione qui?”

E qui Di Vizio ha uno scatto: “E a me lo chiede?”. Poi prosegue Fantini: “Gatti mi paventava, in altri contesti ed altre ci
rcostanze, che se avessimo chiuso la trattativa con Sopaf avremmo ottenuto la chiusura delle pendenze penali presso la Procura di Forlì
”.

Prima di quell’incontro alcuni protagonisti si incontrarono a Roma.”Ghiotti era andato a Roma prima di tale incontro – dice l’ex ad della Cassa – per parlare con personaggi che facevano parte del mondo politico che si interessa di tali problematiche. Sicuramente c’era Vittorio Farina e altri personaggi. Io comunque non ero presente. Io ero comunque a conoscenza della partecipazione di Ghiotti a tale incontro romano. Ghiotti sarebbe comunque dovuto passare da me anche statutariamente per riportare i termini esatti della vendita delle azioni Delta in Cda”.

Per ora mi fermo ma domani continuo.

r.galullo@ilsole24ore.com

 

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  • mario |

    Il livello delle confessioni mi sembra convincente. D’altra parte se Gatti avesse avuto buonsenso, non si sarebbe obbligatoriamente messo per 6 mesi in carica come Capo di Stato, a fronte di una esplicita richiesta che non andasse a ricoprire tale ruolo istituzionale in questo momento storico. Ma, sappiamo, che i prepotenti amano farsi beffe, amano svisceratamente provocare, manifestare il loro potere contro tutti. Ne ho conosciuti personalmente almeno due altri tizi del genere a sanmarino: con le buone maniere non ottieni nulla da questi signori quà.
    Forza magistratura, allora.

  • filippo |

    ha erroneamente scritto cassa di risparmio di rimini 🙁

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