La piaga dell’usura: le vittime restano senza assistenza e a processo non si arriva quasi mai

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La maggioranza degli usurai consuma il reato in concorso con altri: 65% (erano solo il 21% nel 2002) e un altro 25% (20% nel 2008) agisce all’interno di un’associazione a delinquere (16%) o mafiosa (9%), mentre solo un 10% di usurai opera da solo, (erano ben il 51% nel 2002 e il 13% nel 2008).

Anche questi dati – contenuti nel rapporto presentato dal presidente di Sos Impresa Confesercenti, Lino Busà nel corso del No Usura Day tenuto ieri, 21 novembre – evidenziano la pericolosa evoluzione, costante nell’ultimo decennio, in cui la figura dell’usuraio classico, (di strada, di quartiere o sul posto di lavoro), è destinata a esaurirsi per lasciare spazio a un usuraio organizzato, ben collegato agli ambienti professionali e che si avvale di connivenze con professionisti di alto livello.

Dalla ricerca di Confesercenti emerge che le trasformazioni nel mercato del credito illegale hanno riguardato proprio gli usurai classici che, pur mantenendo una forte presenza nelle grandi aree metropolitane e nel centro-sud, hanno modificato la proprio struttura, evolvendosi in un’organizzazione familiare, nella quale il capofamiglia è l’organizzatore, le figure femminili, (madre, moglie, figlie), detengono la titolarità dei conti correnti e sono i prestanome nell’intestazione dei beni. Le figure maschili (fratelli, figli) si occupano del recupero crediti con atteggiamenti spesso violenti ed intimidatori nei confronti delle vittime. A questi bisogna aggiungere tutti gli illeciti insiti nel reato stesso di usura, come la truffa, la corruzione, gli illeciti amministrativi, il riciclaggio di denaro sporco e altri comportamenti tipici della criminalità economica che sono, contemporaneamente, presupposto e conseguenza l’uno dell’altro.

Le tipologie criminali degli usurai, secondo le ricerche di Confesercenti, si dividono in due tipologie.

La prima è un’usura finalizzata alla riscossione d’interessi usurai che si manifesta attraverso atteggiamenti intimidatori e vessatori.

La seconda è un’usura finalizzata all’acquisizione dei beni e dell’attività economica della vittima, che si manifesta attraverso reati intimidatori ed estorsivi ed è tipica delle associazioni criminali dedite all’usura e all’estorsione di patrimoni, ovvero delle associazioni di tipo mafioso.

L’iter investigativo e giudiziario rappresentano una nota dolente del fenomeno usuraio. Il primo dato, assente nelle precedenti ricerche, riguarda le persone che denunciano, potendo contare sull’assistenza legale, il più delle volte fornita dalle stesse associazioni antiusura presenti sul territorio.

Solo il 10% dei denuncianti godere di un’assistenza in grado di garantirlo durante tutto l’iter investigativo e giudiziario. Un dato che influenza fortemente anche un secondo aspetto della vicenda: l’esito finale della denuncia. Infatti, se nel 9% dei casi (corrispondente al 10% degli assistiti) entro due anni si arriva alla chiusura dell’inchiesta e al rinvio in giudizio, nella stragrande maggioranza (91%) l’indagine si trascina per quattro anni e anche più.

Di queste un buon 70% viene archiviato.

Una percentuale così irrisoria di assistiti è uno dei massimi fallimenti della legge 108. Se, infatti, la stessa prevede una capillare informazione per quanto riguarda l’assistenza delle vittime di usura (da quella legale, anche attraverso un’associazione antiusura) alle domande di accesso a Fondo alle vittime, dall’altra la realtà è completamente diversa. “Le vittime ignorano o ricevono informazioni del tutto errate – spiega il presidente di Sos Impresa Confesercenti Lino Busàun atteggiamento che ha ripercussioni negative sulle vittime, fino a spingerle a recedere dalla denuncia”.

Dai casi analizzati dalla Confederazioni solo il 9% produce un rinvio a giudizio entro due anni e ancora meno (5%) una sentenza di primo I grado. Il 49% dei casi analizzati ha un’attesa di 2/3 anni per il rinvio a giudizio e ben il 36% attende oltre i quattro anni per giungere a una sentenza di primo grado, con punte di 10 anni di attesa. “E’ doveroso sottolineare, però, che malgrado i tempi di attesa siano ancora di gran lunga superiori alle medie europee – continua nel suo ragionamento Busànegli ultimi anni, si è notata una netta inver-sione di tendenza”.

Quando l’inchiesta non viene archiviata è la lentezza con cui i processi arrivano alla sentenza a provocare una serie di conseguenze, la prima delle quali è la caduta in prescrizione del reato per decorrenza dei termini (18% dei casi analizzati). Inoltre, l’11% dei casi è stato archiviato e nel 22% dei casi la sentenza è stata di assoluzione. Sono nel 49% dei casi il processo si è concluso con una condanna. Queste oscillano da una pena minima di otto mesi a una massima di oltre 7 anni quando, oltre all’usura, sono contestate anche l’associazione a delinquere di stampo mafioso e altri reati gravi quali estorsione, danneggiamenti, minacce e violenze.

r.galullo@ilsole24ore.com

4 – the end (le precedenti puntate sono state pubblicate il 21 novembre e il 22 novembre)

  • vincenzo |

    egr. dr Galullo, il suo articolo non mi è confortante, purtroppo.In effetti mi stavo giusto domandando se l’art. 644 del codice penale fosse stato abrogato. Io ho denunciato una situazione riconducibile ai reati di usura e riciclaggio, nella quale mi sono,ahimè, ritrovato, ma effettivamente mi sto rendendo conto che i magistrati “interpretano” la legge talvolta più a favore degli strozzini, che delle malcapitate vittime, facilmente avallando la tesi che la pretesa usuraria non sia altro che il frutto di un placido accordo commerciale. . Nel caso che mi riguarda ho chiaramente denunciato anche un evidente giro di riciclaggio, di assegni da 10000 euro firmati in bianco,incassati da soggetti diversi, eccetera, ma anche ciò, probabilmente, va annoverato nel banalissimo filone delle “questioni contabili”… !!?? che dire? Viva l’italia, anzi, viva la magistratura italiana !! saluti da Napoli.

  • luca |

    confermo il commento del sig. Alberto e, ben venga un giornalista che non sempre è alla ribalta sui media, Tv in primis, ma descrive, con dovizia di particolari, l’economia illegale.

  • Alberto |

    Caro Roberto,
    Le esprimo la più sincera ammirazione per il suo lavoro e soprattutto per il coraggio di farlo.

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