La piaga dell’usura: cresce il ruolo delle donne anche grazie alla protezione delle famiglie mafiose

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Secondo il rapporto di Sos impresa Confesercenti sull’usura, presentato ieri, 21 novembre, il reato è “maschio” ma le donne incalzano sempre di più.

La prevalenza di uomini è sia tra le vittime (73% dei casi) che tra gli imputati (87% dei casi) ma mentre in quest’ultimo caso la percentuale femminile del 13% è in aumento ma sostanzialmente in linea con quella di altre fattispecie di reato, il dato delle vittime (27% di donne) è più alto della media.

In entrambi i casi, la componente femminile risulta in aumento rispetto sia alla ricerca del 2008 (24% di vittime, 11% di autrici/imputate di reato), sia a quella del 2002. Se per le vittime la spiegazione è plausibile con il maggiore coinvolgimento delle donne nei settori eco-nomici e nelle aziende familiari, per le donne imputate/autori del reato questo dato conferma di un’evoluzione della figura del classico usuraio di quartiere verso un’attività a conduzione familiare o di tipo mafioso, dove il coinvolgimento delle figure femminili, soprattutto per quanto ri-guarda la gestione economica del gruppo criminale, è diretto.

L’età delle vittime è, in maggioranza (83% dei ca-si), sotto i 50 anni. La divisione per fasce d’età rende ancora più evidente il dato. Il 22% dei casi ha meno di 30 anni, il 31% dai 31 ai 40 anni, il 29% dai 41 ai 50 anni, il 17% dai 51 ai 60 anni e solo l’1% ha più di 60 anni. “E’ un dato molto preoccupante – spiega Lino Busà, presidente di Sos Impresa Confesercenti che ha curato il rapporto – che dimostra come, negli ultimi dieci anni si sia notevolmente abbas-sata l’età della vittima. Sostanzialmente, se l’usura, fino a pochi anni fa, rappre-sentava un canale di approvvigiona-mento di denaro liquido per una piccola-media a-zienda o un nucleo familiare in tem-poranea difficoltà economica, oggi si è trasformata, per molti giovani in un mezzo per tentare di aprire un’attività o di rilevare quella di un genitore, magari già oberata di debiti”.

Per quanto riguarda gli imputati, il 28% ha un’età superiore a 50 anni anche se non mancano casi di persone anche molto giovani. Nel dettaglio, il 20% ha un’età non superiore a 30 anni, nel 25% fino a 40 anni, nel 27% fino a 50 anni, il 19% fino a 60 anni e ben il 9% oltre i 60 anni.

ATTIVITA’ LAVORATIVA E PRESTITI

Per quanto riguarda l’attività lavorativa della vittima, nella maggioranza dei casi (46%) si tratta di piccole imprese del commercio, altre tipologie di imprese (30%), artigiani (10%), liberi professionisti e lavoratori dipendenti (rispettivamente 6% e 7%) ed, infine, disoccupati e pensionati (1%).

Nel commercio i settori più colpiti sono ristorazione (26%), abbigliamento e calzaturiero (23%), commercio ambulante (20%) e rivendite di generi alimentari (15%). Nel mondo dell’impresa, invece, i settori più colpiti sono quello edile (35%), le imprese agricole ed ittiche (29%) e il settore alberghiero-turistico (15%).

La scelta del ricorso al prestito usurario per molti imprenditori e commercianti si rivela fatale: nel 30% dei casi, infatti, determina la fine dell’attività. Cause della cessazione dell’attività imprenditoriale e commerciale sono l’avvio delle procedure fallimentari e le conseguenti sentenze (40%), la chiusura volontaria o la cessione a terzi (31%), il cambio dell’attività (17%) e, fatto grave, l’esproprio da parte degli usurai (12%).

In alcuni casi l’usurato è o è stato, a sua volta, autore di attività illecite di natura economica, come emissione di assegni a vuoto, bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e contributiva. Oppure la richiesta di spacciare droga, offrire coperture a immigrati irregolari, e, addirittura, trasformarsi, a loro volta, in usurai per conto dell’organizzazione criminale e mafiosa. “E’ la sovraesposizione economica di attività commerciali o imprenditoriali spesso deboli e a conduzione familiare – spiega Busàa indurre alcuni soggetti al ricorso al credito usuraio, prima, per non incorrere in controlli su compor-tamenti che, scoperti, assumerebbero rilievo penale e, a veri propri comportamenti illeciti, dopo, per timore di ritorsioni”.

Questa contiguità ambientale, sociale ed economica tra usurato e usuraio fa emergere un nuovo tipo di relazione basata su una buona dose di reciprocità, accrescendo il senso di solidarietà ed omertà all’interno del rapporto economico illecito. È una sudditanza psicologica oltre che economica. In un primo momento, infatti, l’usurato non ha consapevolezza della propria condizione e quando il rapporto economico diventa soffocante, la consapevolezza di essere una vittima non è sufficiente a interromperlo.

La cifra media del prestito iniziale è relativamente bassa. Nel 40% dei casi non supera i cinquemila euro e un altro 39% arriva a ventimila. Discorso totalmente diverso per il prestito totale: la punta massima del 27% oscilla su prestiti che vanno dai 20mila ai 50mila euro, con un 7% dei casi che supera, a volte di molto, i 100mila euro, situazione tipica di quei prestiti che si protraggono a lungo nel tempo. Nel 26% dei casi, infine, il prestito totale oscilla da 10mila a 20mila euro.

Elevatissimi i tassi di interesse che, mediamente, oscillano tra il 120% ed il 240% annui, (10%-20% mensili), ed anche nel campione esaminato da Confesercenti rappresentano la maggioranza dei casi, (rispettivamente 46% e 29%). Consistente anche la percentuale di quanti arrivano a pagare fino al 500% annuo (15%) ed anche oltre (10%).

A presto con l’ultimo approfondimento.

r.galullo@ilsole24ore.com

3- to be continued (le precedenti due puntate sono state pubblicate ieri, 21 novembre)