20 marzo alle 20.29. Il presunto boss di camorra Francesco Vallefuoco parla con il suo socio in affari sammarinese Roberto Zavoli. Entrambi sono caduti nell’Operazione Staffa della Dda di Napoli (rimando ai post in archivio per la storia completa).
Zavoli dice a Vallefuoco che se proprio vuole spezzare un braccio a Livio Bacciocchi (il dominus della finanziaria sammarinese Fincapital attraverso la quale secondo la Dda di Napoli riciclava milioni di denaro sporco del clan Stolder ma che, evidentemente, a un certo punto cade in disgrazia nei rapporti personali) non deve farlo a San Marino “deve caricarlo in macchina, a Riccione, e lo deve tenere per 4 ore e poi, lo deve scaricare e la gente non deve vedere niente….. non lo deve fare a San Marino … .altrimenti vanno da lui”. Vallefuoco risponde che lo farà prendere e Zavoli, cuore di panna, per non assistere, uscirà dalla sede della finanziaria e andrà da qualche parte in giro. Tanto “bastano venti minuti e nessuno se ne accorgerà”.
Alle 10.04 del 26 marzo 2009 Vallefuoco, in auto con la compagna Lucia Esposito, si lamenta ancora del comportamento di Livio Bacciocchi. Nel corso dell’intercettazione ambientale aggiunge testualmente probabilmente riferendosi a una potenziale vittima: “ma che devo fare un'estorsione al governo nel vero senso della parola … quello è un avvocato è un notaio … ci deve mandare carcerati a tutti quanti?….riesci a capire …. ma poi con i soldi che ha quello…che è poi la cosa che io ho sempre pensato…..ma gli facesse male a quello prendere 500 mila euro e di darli in mano ad un clan e dirgli che devono togliergli davanti al cazzo a quei due … ha risparmiato e si è tolto a due davanti al cazzo….ho anche esagerato….oggi ce ne vogliono diecimila …. che gli devo dire me li devi dare e basta … in cambio di che cosa?….qua non stiamo parlando di 50mila euro o 100mila euro …qua si parla di un milione di euro…….i soldi lui ce li ha dati …. abbiamo fatto i cazzi nostri…..non dobbiamo fare i vigliacchi … ma non posso dire neanche che ce li ha regalati”.
Le conversazioni registrate vanno dal settembre 2008 al marzo 2009 e danno conto della pregressa esistenza di rapporti tra Francesco Vallefuoco, Oriano Zonzini, Roberto Zavoli, Livio Bacciocchi, consentendo, attraverso i racconti di Vallefuoco alla sua compagna, di ricostruire il momento in cui il vincolo venne a crearsi, vale a dire quando Roberto Zavoli, trovandosi in difficoltà economica si rivolse a Vallefuoco del quale conosceva i legami con la malavita organizzata, e quest’ultimo colse l’occasione per ampliare i suoi contatti
La vicenda trova conferma negli accertamenti svolti, tenuto conto del fatto che dal 2005 Zavoli è titolare di un’impresa individuale di costruzioni, quella per la quale è andato in crisi, mentre il 25 settembre 2008 compare come amministratore della Ises, società di consulenza e di recupero crediti facente capo a Vallefuoco.
Quest’ultimo, come dal medesimo dichiarato in numerose conversazioni, si occupava già di recupero credito con un gruppo di “ragazzi” alle proprie dipendenze ponendo in essere vere e proprie attività intimidatorie.
Per la verità Vallefuoco descrive il sistema del doppio binario dei recuperi, indicando accanto a quelli leciti, i recuperi che non “devono risultare” e per i quali occorre adoperare le maniere forti. Lo stesso Vallefuoco si vanta di avere alle sue dipendenze ben 45 persone tutte stipendiate.
Vallefuoco, che ha già un suo gruppo ed ha già in corso una serie di investimenti per conto terzi, con Zavoli ha la possibilità di compiere un ulteriore salto di qualità, entrando nel circolo della Fincapital, la finanziaria che nel cda ha come consigliere Monica Fantini (moglie di Bacciocchi), come Direttore generale Zonzini e come sindaco Sandra Zavoli. La reale titolarità della finanziaria appartiene a Bacciocchi come rivelato da Vallefuoco nell’intercettazione ambientale del 16 marzo 2009 e come ammesso dallo stesso Bacciocchi nella telefonata del 30.10.2008.
Attraverso Fincapital Vallefuoco ha la possibilità di porre in essere ulteriori “truffe eleganti” per usare una espressione del medesimo indagato.
Sebbene i rapporti tra i soggetti non siano sempre tranquilli, tuttavia vanno avanti come dimostrato dalle conversazioni ambientali intercettate a gennaio e febbraio 2009. In particolare quest’ultima dimostra che i contrasti nascevano dal fatto che Bacciocchi non aveva gradito il coinvolgimento nei loro affari dei casalesi e dei napoletani, di cui pure era a conoscenza, portando avanti il programma criminoso anche con operazioni azzardate che avevano messo in difficoltà il buon nome della sua finanziaria, senza la quale tutto sarebbe crollato.
Le intercettazioni rivelano tutte, altresì, l’ampiezza del programma criminoso, che viene realizzato di volta in volta con società diverse e con appoggi bancari presso istituti italiani. Il contenuto delle conversazioni ha trovato puntuale riscontro nella mole di documentazione rinvenuta in possesso di Vallefuoco il 6 marzo 2009.
Non va sottovalutato che Vallefuoco coltivava rapporti con altri imprenditori in difficoltà disposti a cedere il loro nome (si consideri la vicenda di Claudio Ferrari di Cesena o quella cui si fa esplicito riferimento al magazzino del figlio del neochirurgo Marchi) e accarezza l’idea di creare una società che veda anche la compagna Lucia Esposito come prestanome, oltre a ipotizzare l’immediato coinvolgimento di un’amica di questa, sempre nel contesto degli stretti e stabili legami creati con Zavoli e i suoi fedelissimi.
6 – to be continued (le precedenti 4 puntate sono state pubblicate il 22, 23 e 24 settembre)
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