La parte più velenosa del decreto 306/2011 con il quale il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi il 15 settembre ha affermato la competenza giudiziaria di Reggio Calabria sulle indagini per corruzione in atti giudiziari del numero due della Dna Alberto Cisterna, è nelle ultime due righe.
Le riporto testualmente: “Copia degli atti e dell’originale della memoria in data 1° settembre 2011 vengono trattenuti per gli accertamenti disciplinari”. Ah i saggi amici Fedro e Marziale avevano ragione : in cauda semper stat venenum…
A quale memoria e a quali atti si riferisce la Cassazione? Alla memoria integrativa dei legali di Cisterna con i quali si segnala che l’ ufficio requirente reggino era a conoscenza di circostanze rilevanti ai fini della valutazione della posizione di Cisterna sin dal 2010. Inoltre, quelle memorie evidenziano che ci sono fatti rilevanti sul pm delegato dal Procuratore Giuseppe Pignatone (Beatrice Ronchi). Circostanze che debbono essere sottoposte ad accertamenti: in primis in sede disciplinare ed eventualmente in quella penale.
Ora la domanda – e strano che nessuno ci abbia fatto caso – è: ma perché mai la copia degli atti (ergo: la fotocopia) e l’originale vengono trattenuti per gli accertamenti disciplinari dalla Cassazione stessa e non vengono invece trasmessi alla Procura di Reggio Calabria?
Secondo la mia opinione che ovviamente, come tutto nella vita, può essere fallace, semplicemente la Cassazione non vuole che la Procura di Reggio legga i dettagli della difesa di Cisterna.
Chissà se un ministro (ex magistrato antimafia) come Nitto Palma, in visita ecumenica oggi a Reggio Calabria (salvo contrordini) lo avrà notato. Sicuramente.
Come altrettanto sicuramente avrà modo di verificare come anche la Procura generale si trova esposta in prima linea.
Insisto su un concetto che mi è caro e che tante volte ho espresso su questo blog: intorno agli uffici giudiziari governati da Salvatore Di Landro si gioca una partita delicatissima per le partite giocate (a partire dal famoso processo cosiddetto “Rende”) e per quelle ancora da giocare.
Le partite già giocate le riassumo:
1) Processo “Cento Anni di Storia” sulle attività criminali delle cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro, per anni federate e di recente in guerra. Il processo traccia uno spaccato sulle attività criminali di una delle cosche più potenti, più influenti (sono stati coinvolti due sindaci e vari amministratori), più solida economicamente (controllo del porto di Gioia Tauro e varie attività imprenditoriali varie).
2) Processo all’ex consigliere regionale Domenico Crea sulle attività del gruppo familiare Crea (gestione di Villa Anya, associazione mafiosa e vari reati contro la pubblica amministrazione), con uno spaccato formidabile sulla ascesa politica di Crea, la contrapposizione a Francesco Fortugno poi assassinato il 16 ottobre 2006, i legami con i mandanti dell’omicidio Fortugno (Marcianò padre e figlio) e i legami accertati con noti mafiosi;
3) Processo alla cosca Iamonte, potente e numerosa cosca del basso Jonio reggino, alla quale si contestano numerosi episodi di estorsione, associazione mafiosa e traffico di esplosivo.
4) Processi riconducibili alle cosche Alvaro, Pesce, Labate, Libri , Cataldo Cordì.
E nel prossimo futuro? Arriba arriba! Condello, arriba arriba! Tegano e numerosi processi a carico delle potenti cosche di Africo, Platì e Gioiosa Jonica.
Benvenuto, ministro Nitto Palma, nei veleni reggini descritti nell'intervista che ieri ho fatto su questo blog all'onorevole Angela Napoli.
(rimando dunque anche ai post in archivio del 19, 20 e 25 settembre)
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.08 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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