Cremona caput mundi: scacco al calcio scommesse e scacco matto della Gdf a una frode da 600 milioni

Non di solo calcio scommesse “vive” Cremona. Questa tranquilla e splendida provincia sembra riversare la propria efficienza (imprenditoriale e amministrativa) anche sulle Istituzioni.

Prima la Procura della Repubblica e la Squadra mobile, al centro di un’inchiesta condotta con garbo operoso sul mondo marcio del calcio.

Ora la Guardia di finanza. Il Comando provinciale di Cremona – con il coordinamento del maggiore Nicola De Santis – ha sequestrato beni e attività economiche per oltre 23 milioni, frutto di un’ingente frode fiscale e contributiva commessa da finte cooperative di lavoro con un giro di fatture false di oltre 600 milioni e una evasione di Iva per 120 milioni di euro. Cifre da capogiro!

Dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Crema, è emerso che alcuni Consorzi di cooperative di lavoro, attivi nelle provincie di Cremona e Lodi, da una decina di anni, affittavano ad aziende, lombarde ed emiliane, della macellazione e della grande distribuzione circa 800 lavoratori per un giro d’affari di oltre 200 milioni.

Su questi importi gravava un’Iva per circa 40 milioni che gli indagati avrebbero dovuto versare allo Stato, praticamente nella sua totalità. A questo punto scattava il meccanismo della frode che aveva lo scopo di appropriarsi completamente dell’imposta dovuta.

I promotori della truffa, ex macellatori di Spino d’Adda, hanno organizzato una “filiera” di società cooperative fittizie – intestate a prestanome e operative per solo un paio d’anni circa – che avevano il compito di emettere fatture false per addebitarsi l’imposta dovuta e poi scomparire secondo il classico sistema delle cosiddette società “cartiere”.

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e della Compagnia di Cremona hanno individuato 4 consorzi e circa 70 cooperative che hanno posto in essere un vorticoso giro di fatture false, triplicando il fatturato complessivo dei Consorzi e, di conseguenza, l’Iva evasa.

Rilevante anche l’evasione contributiva per gli 800 lavoratori, che gli indagati affittavano ad aziende della macellazione e della grande distribuzione e che retribuivano per metà in “nero”.

Il Gip del Tribunale di Crema ha emesso un decreto di sequestro preventivo per cautelare i beni degli indagati, ponendo i sigilli a terreni e immobili (uno dei quali di notevole valore), autovetture (tra cui Ferrari e Porsche), a una prestigiosa imbarcazione di 32 metri, nonché a due società immobiliari, un’azienda agricola e un allevamento di cavalli di razza e tre eleganti bar del centro di Lodi, tutti beni acquistati con il profitto della frode.

Sono indagate, per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, 20 persone e altre 6 per il reato di riciclaggio.

r.galullo@ilsole24ore.com

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