Roberto Scarpinato: La nuova corruzione parte dai tagli allo Stato sociale e arriva alle privatizzazioni

La scorsa settimana, amati amici di blog, ho avuto la fortuna di essere stato invitato a Caltanissetta come relatore al convegno organizzato dall’attivissima Camera di commercio, dal titolo “Criminalità, corruzione, evasione fiscale”.

La dove la mafia siciliana è nata, si spera che la mafia siciliana cominci a morire. Cosa nostra, qui, da rurale è diventata imprenditrice. Cosa nostra, qui, vede sgretolarsi, una dopo l’altra, le certezze che aveva accumulato nei secoli: la connivenza della politica, la paura della gente e la mano tesa dell’imprenditoria che agisce fuori dalle regole del libero mercato e sopravvive di finanza pubblica.

Che Caltanissetta non sia più un fenomeno passeggero nella geografia della rivalsa economica e sociale non solo siciliana, lo si è capito bene proprio nel corso del convegno organizzato dalla Camera di commercio che nel lontano 2004 – grazie a un pugno di imprenditori e uomini illuminati – diede vita a una rivolta delle coscienze che inaugurò una nuova stagione di rinascita che contagiò Confindustria Sicilia prima e quella nazionale poi.

Gli imprenditori e i commercianti con le loro denunce, il sindacato illuminato con il sostegno alle aziende, la magistratura e le Forze dell’ordine con le loro azioni e la Chiesa con le sue prediche di vita contro la cultura mafiosa, sono riusciti in parte a minare la cultura mafiosa che qui ha radici profondissime. Ma per fare di più mancano due ingredienti indispensabili: la politica e lo Stato. La prima è ancora timida e, forse, stretta mani e piedi a legami inconfessabili. Il secondo è ancora confuso nel sostegno da dare. Questo Caltanissetta lo ha capito e fa la sua parte, aspettando che politica locale e nazionale e lo Stato facciano fino in fondo la propria.

Ma dicevo della fortuna di essere stato invitato a fare il relatore in quel convegno. Ebbene, oltre al contesto che ho descritto, è stato forte ed emozionante ascoltare le relazioni di uomini straordinari della magistratura, del sindacato, dell’impresa, delle libere professioni. Non ne troverete traccia sui giornali (ho però fatto un pezzo sul Sole-24 Ore e ho mandato due servizi in onda su Radio 24) ed è per questo che ho deciso da oggi di dedicare alcune puntate alle relazioni del convegno, cominciando da quella di un magistrato che reputo per cultura, spessore morale e profondità di analisi nettamente superiore: Roberto Scarpinato, Procuratore generale della Repubblica di Caltanissetta. Colui il quale – quando Pietro Grasso deciderà di mettere la propria enorme capacità al servizio altrove – è a mio parere persona degna di guidare la Procura nazionale antimafia.

E con la sua accenno a un'altra relazione di un altro magistrato che ha ridato vita alla Procura, Sergio Lari, uomo di rigore e capacità fuori dalla norma. Troppo breve il suo intervento ma ha avuto modo di ricordare, in tema di evasione fiscale, che “dietro ogni fattura falsa c’è voglia di arricchimento sfrenata e burocrazia che strozza”. Lari ha ricordato anche i passi in avanti fatti per ridare un volto nuovo all’economia locale, compromessa con la vicenda Calcestruzzi. “Calcestruzzi – ha infatti detto Lari sollecitato dal brio dell’ottimo collega Filippo Astone del Mondo che ha moderato l’intera giornata – è stata risanata e restituita alla società. L’amministrazione giudiziaria ha cancellato il nero, messo in regola gli operai, ha fornito cemento in regola al posto di quello depotenziato”.

Non meravigliatevi: chi mi conosce sa che sono molto, molto parco di riconoscimenti: Quando lo faccio è perché ne vale la pena e, credetemi, per tutto quel che ne consegue anche sul piano giudiziario nei rapporti con Palermo e le altre province, oggi Caltanissetta è davvero terra di frontiera e laboratorio di legalità a 360 gradi.

LA RELAZIONE DI SCARPINATO

L’ingresso in campo di Roberto Scarpinato è stato a gamba tesa. Uno di quegli interventi che se lasci la caviglia morbida sul campo te la spezza. Se la pianti bene sul terreno assorbi il colpo e forse ce la fai a rientrare. Ho l’impressione che l’Italia sia ormai fratturata e, se mai tornerà a calcare i campi della legalità, lo farà dopo una profonda rivoluzione delle minoranze illuminate evocate anche da Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia e Antonello Montante, nisseno e responsabile di Confindustria nazionale della legalità.

La corruzione fa parte della Costituzione materiale di questo Paese”. Ecco l’esordio di Scarpinato. E poi: “Prima veniva praticata sottobanco mentre oggi avviene alla luce del sole. E’ stata scientificamente pianificata negli anni, basti pensare alla depenalizzazione del falso in bilancio”.

Per Scarpinato, ma non solo per lui, il rapporto tra Stato e mercato è saltato. L’idea di un mercato e di una concorrenza senza regole è un’illusione, una favola. E così, mentre al nord il capitalismo illegale è diventato ormai una componente del capitalismo, la vera domanda è: fino a che punto una democrazia della corruzione, quale è diventata l’Italia saprà e potrà reggere il costo senza collassare come è successo, a esempio, in Argentina e Grecia?

Una domanda la cui risposta non è affidata alle leggi (“immaginare soluzioni normative vuol dire scrivere un libro dei sogni”, ha dichiarato Scarpinato) ma alle minoranze evolute. “Le minoranze imprenditoriali che hanno spirito di mercato – ha affermato il magistrato – e tutti gli uomini che hanno senso dello Stato potranno risollevarci ancora una volta”.

Semplice ma straordinariamente limpida anche la descrizione dei meccanismi della “nuova” corruzione, che si alimenta nei sistemi criminali, vale a dire networks di poteri nei quali si ritrovano, con la mafia, le parti marce della politica, della pubblica amministrazione e dell’imprenditoria (e la massoneria deviata che fa da collante, avrei aggiunto io?). “Oggi rispetto al passato – ha infatti spiegato Scarpinato – non è più possibile finanziare la corruzione con l’inflazione ed ecco allora che la si finanzia con il taglio alla spesa sociale, portando nella parte privata i servizi che venivano svolti dalla parte pubblica. Le privatizzazioni sono il nuovo canale corruttivo. Pensiamo ai settori della sanità e dell’ambiente, solo per citare due esempi. Settori gestiti da oligopolisti che offrono servizi a costi lievitati a fronte dello smantellamento dello Stato sociale”.

Insomma, una corruzione pianificata e finanziata dai tagli allo Stato sociale, quindi dallo Stato stesso, con un ulteriore e drammatica conseguenza: l’impoverimento delle classi sociali medie (quelle che una volta venivano identificate con la borghesia), perché quel che prima veniva ottenuto dallo Stato a fronte del pagamento alla fonte delle tasse, oggi si paga ai privati. Con il paradosso ulteriore che la tassazione e la pressione tributaria non sono certo calate. Anzi.

Ma non manca un ulteriore e devastante riflesso: a pagare il conto più
salato è e sarà sempre più il Sud, completamente cancellato dall’agenda politica.

A prestissimo con altre riflessioni che arrivano da Caltanissetta, laboratorio attivo in un’Italia sfasciata.

1 – to be continued

r.galullo@ilsole24ore.com

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