Da gran signore e Servitore dello Stato quale è, il senatore Pd, ex superprefetto di Reggio, ex numero due della Polizia di Stato, ex capo della Criminalpol, Luigi De Sena, nei giorni successivi alla sua rinuncia a correre per il Pd alla carica di sindaco di Reggio Calabria, ha fatto a meno di apparire e comparire.
Complice anche il suo (attuale) precario stato di salute ha preferito ascoltare. Come fanno fare solo i grandi Uomini di Stato e non a caso ho citato le cariche che ha ricoperto.
De Sena ha ascoltato il silenzio del Pd nazionale e locale (ma esistono?), ha ascoltato il silenzio (rotto solo da qualche gemito, sentito, di dolore per la scelta) della società civile reggina, ha ascoltato il silenzio dei potenziali partner nella corsa alla sindacatura, ha ascoltato il reverente omaggio silenzioso delle opposizioni (che godono come ricci per la sua rinuncia) ma, soprattutto, ha ascoltato il crepitio di quanti son tornati a fare fuoco, fiamme e botti per avanzare la propria candidatura al posto suo. All’interno del suo partito e della sua coalizione.
Ho sentito De Sena telefonicamente domenica scorsa per scambiare due chiacchiere. “Ha apprezzato il mio riferimento a Don Backy nell’articolo?” gli ho chiesto su due piedi riferendomi a quanto avevo scritto il 29 gennaio (si veda archivio) e la fragorosa risata che ne è seguita ha reso ancor più gradevole la chiacchierata.
“Sto scrivendo – mi ha detto a un certo punto – e sto per mandarti una riflessione. Sono d’accordo con quanto hai scritto”.””Bene – gli ho risposto – aspetto e pubblicherò volentieri”. Ieri sera, mentre stavo leggendo e studiando un’ordinanza della Dda di Catanzaro di cui scriverò a breve e di cui parlerò a breve anche a Radio 24, ho ricevuto la sua lettera.
Leggete tra le righe la missiva che mi ha spedito De Sena. Sostanzialmente dice tre cose: 1) chiama la cultura e la formazione calabrese alla rivolta delle coscienze; 2) accusa senza se e senza ma la classe politica calabrese (a destra come al centro o a sinistra) incapace di esprimere non dico un progetto ma anche solo un’idea di rinascita. “Le responsabilità dello sfacelo calabrese – scrive – sono da attribuire, in prima battuta, alla politica, nel suo complesso, al di là di ogni schieramento”. “La politica e le Istituzioni – scrive poco dopo – devono recuperare la credibilità che hanno perso nel corso degli anni e possono farlo attraverso una forte assunzione di responsabilità, che può compiersi solo mediante fatti e non parole”.
Fatti e non parole. Per un Servitore dello Stato abituato ai fatti – ne ha dato dimostrazione per 45 anni nella Polizia – quelle della politica calabrese a De Sena sono sembrate solo chiacchiere. Promesse. Bugie. “Sarebbe un bel passo in avanti per i partiti calabresi affrontare la campagna elettorale delle prossime amministrative sulla base di programmi seri e progetti reali – conclude De Sena – senza cadere in quelle stesse beghe da cortile che, ahimè, stanno caratterizzando l’ intera scena politica nazionale”.
Utopia, senatore, pura utopia.
So io – come lei e come la parte sana della società civile calabrese – che la cupola affaristico-mafiosa di Reggio Calabria sta tirando un sospiro di sollievo per il suo passo indietro di fronte a una candidatura sulla quale, in vero, la cupola non avrebbe scommesso un centesimo, certa come era che la proposta sarebbe abortita prima di nascere.
So io – come lei e come la parte sana della società civile calabrese – che la ‘ndrangheta è sollevata dalla sua rinuncia. Avere uno “sbirro” (e magari non solo uno) a controllare gli appalti miliardari di Reggio capoluogo e, magari, di Reggio sullo Stretto, sarebbe stata una grana non da ridere. Anzi: cavoli amarissimi!
Per questo – lo so io come lo sa lei ma non so quanto se ne renda conto la società civile calabrese – i partiti del centrosinistra (che in Calabria non esistono, essendo pure sigle di convenienza affaristica trasversale) stanno ancora stappando bottiglie di spumante per la sua rinuncia. Qualcuno se la stava facendo davvero sotto all’ipotesi e ora va a cambiarsi i pannoloni dalla felicità.
Anche perché – lo so io come lo sa lei – il suo passo indietro di fronte alle sirene non del Pd ma di parte della società civile calabrese, rischiavano di innescare un corto circuito nelle candidature: se corre De Sena a Reggio Calabria come facciamo a presentare ‘sti vecchi arnesi a Cosenza, Crotone o Catanzaro avranno pensato le raffinate menti del Pd calabrese?
No, questo sarebbe stato davvero troppo. La misera politica calabrese questo non lo avrebbe permesso. Mai.
E così, caro senatore, la Calabria – fanalino dell’Europa – si troverà ancora una volta con una fuoriclasse nel garage. Perché per vincere un Gran Premio non basta un gran pilota e una gran macchina. Ci vuole anche una grande squadra. Quella classe dirigente che in Calabria è invece pappa e ciccia con affaristi, mafiosi rozzi, borghesi mafiosi, grembiulini sporchi e barbe finte deviate.
IL TESTO DELLA LETTERA
Caro Roberto,
riprendendo alcune tue riflessioni sulla situazione calabrese ritengo, senza idealismi di sorta, che la Calabria abbia un’ alternativa per uscire dal guado e “cacciare quella parte marcia” che cerca con logiche di ricatto o baratto di contaminare l’ intero tessuto sociale.
Non fornirò ulteriori analisi critiche sulla realtà locale, giacché, queste, sono state già ampiamente trattate negli articoli che hanno preceduto e seguito il mio intervento.
Se è vero che la Calabria non può farcela da sola, senza uno Stato forte e una rivoluzione di Cultura, è necessario partire proprio da quest’ ultima per determinare una reale e credibile inversione di tendenza.
Il Ponte sullo Stretto già esiste da tempi immemorabili: è quello della Cultura meridionale. Il mondo dell’ associazionismo (realtà molto sentita e forte in Calabria) e quello della formazione (Scuole, Università e centri di formazione) rappresentano gli unici veri strumenti capaci di innescare meccanismi “rivoluzionari” civili che hanno la capacità di sortire effetti inimmaginabili e non circoscritti.
Da un lato, serve un risanamento dell’ azione politica tutta e dall’ altro, è pregiudiziale il recupero della credibilità istituzionale - attraverso la redazione di progetti strategici, concertati e condivisi, che offrano garanzie di soluzioni a medio e lungo termine delle annose, ma ben note, carenze strutturali della Calabria – abbandonando definitivamente la perversa declinazione dell’ interesse particolare e localistico.
Le responsabilità dello sfacelo calabrese sono da attribuire, in prima battuta, alla politica, nel suo complesso, al di là di ogni schieramento. In Calabria, infatti, oltre al problema della criminalità organizzata, vi è anche una totale assenz
a di politiche di sviluppo fondamentali per la ripresa del territorio.
I problemi si conoscono ormai da tempo. Adesso bisogna operare in funzione delle possibili soluzioni. Come dicevo, la comunità di docenti e discenti calabresi deve mobilitarsi e fare rete attraverso le Università, le Scuole e le associazioni locali con la ambizione finale di sensibilizzare l’ intera realtà socio-culturale della Calabria e dell’intero Meridione.
Un rilancio concreto del Sud è possibile attraverso un impiego strategico delle risorse finanziarie destinate, nella programmazione comunitaria 2007 – 2013, alle regioni cosiddette Obiettivo Convergenza – quali Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. In una tale ottica, le Autorità di Gestione dei Programmi Operativi Nazionali (PON) dovrebbero concertare e condividere con le Autorità di Gestione dei Programmi Operativi Regionali (POR) solo quei progetti veramente strategici ed essenziali per il fine stabilito.
La politica e le Istituzioni devono recuperare la credibilità che hanno perso nel corso degli anni e possono farlo attraverso una forte assunzione di responsabilità, che può compiersi solo mediante fatti e non parole. Dinanzi ad un Paese in totale stato di degrado, a tutti i livelli, ciò che serve sono idee, progetti e canali giusti per realizzarli.
Come tu stesso hai scritto, caro Roberto, il rilancio del nostro Paese passa attraverso il Sud e sarebbe un gran bel segnale se si iniziasse proprio da Reggio Calabria! Sarebbe un bel passo in avanti per i partiti calabresi affrontare la campagna elettorale delle prossime amministrative sulla base di programmi seri e progetti reali, senza cadere in quelle stesse beghe da cortile che, ahimè, stanno caratterizzando l’ intera scena politica nazionale.
La Calabria e Reggio, adesso, hanno una grande opportunità, quella di ridare fiducia nel futuro alla gente e quella di dare una grande lezione di efficienza e civiltà a tutta l’ Italia.
Il grande progetto di cui ti ho fatto cenno dovrebbe, inoltre, trovare una leadership disponibile – come afferma il Presidente della Regione Puglia – non solo a metterci la faccia ma anche a rimettercela!
Luigi De Sena
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica alle 0.15 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
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