“Quando io ho fatto il Credito di Romagna loro non ci volevano stare (la famiglia Rossini ndr). Ho detto: “Abbiamo un bel rapporto, perché non ci stai? Il futuro è il Credito di Romagna, non è San Marino””.
E’ uno dei passaggi che più mi ha colpito dell’interrogatorio reso dalle 10.20 del 12 febbraio 2010 dall’ad di Credito di Romagna, Giovanni Mercadini, attualmente indagato per una serie di ipotesi di reato e con un istituto commissariato da Bankitalia a seguito di una serie di irregolarità emerse (si vedano da ultimo i miei post del 30 e 31 luglio in archivio).
Sono parole messe a verbale dalla Procura di Forlì che, a mio modesto avviso, testimoniano come il credito di Romagna fosse una creatura sentita, sofferta e amata di Mercadini. Nulla di male. Anzi. Mercadini nella prima parte dell’interrogatorio e in seguito ripercorre la nascita (2003) del Credito di Romagna e respinge ogni addebito di essere il “cavallo di Troia” della banca sammarinese Ibs in Romagna che attraverso l’Istituto di Forlì finanzia attività in Italia.
L’identificazione “Mercadini-Credito di Romagna”, un sol uomo una sola banca, trovo che sia particolarmente interessante nel momento in cui il pm Fabio Di Vizio comincia ad incalzare Mercadini nel “cuore” dell’inchiesta condotta con il collega Marco Forte: le operazioni che sfuggono all’Archivio unico informatico e, successivamente, le operazioni sospette.
La banca subisce l’ennesima visita e l’ennesima ispezione e nel periodo gennaio-marzo 2008 da parte dell’Unità informatica finanziaria (Uif) che si accorge che alcune operazioni di rilievo antiriclaggio non sono confluiti nell’Archivio unico informatico (Aui) (circa 120 milioni di certificati di deposito tra cui almeno la metà riferibile all’Ibs).
Successivamente dunque il Credito di Romagna apre un conto intestato all’Ibs attraverso i quali passano i fondi dei finanziamenti, “per dare maggiore tracciabilità all’operazione” dichiara testualmente Mercadini.
Che qualcosa fosse da perfezionare – vado per intuito – deve averlo capito bene Mercadini se, dopo un lungo esempio, dichiara a verbale: “Se lei mi chiedeva come si censivano, non glielo sapevo dire. Io adesso ho assunto una persona – .omissis–, che fa l’antiriciclaggio, le ho detto “signora, se mai ci sono problemi verranno, io non voglio responsabilità”, perché io non ci capisco niente in queste cose.
Non a caso Di Vizio gli risponde: “E’ bene che ci capisca, però. Glielo raccomando come un dato di sistema”.
Mercadini dichiara che l’Istituto bancario sammarinese, partner di molte operazioni, non è tenuto a comunicare alla centrale dei rischio proprio perché soggetto non autorizzato.
Al punto che Di Vizio sintetizza: “per quanto mi risulta non diamo comunicazioni, ai fini della centrale dei rischi, con riferimento all’esposizione dei finanziati nei confronti della IBS come soggetto parte del pool. Questo è il concetto, comunque c'è la fonoregistrazione, ma è interessante che venga questo punto qui”.
Il concetto non deve essere però così chiaro perché Mercadini ribatte che anche la Fiat e l’Eni per i finanziamenti internazionali si rivolgono a banche straniere. Non è la stessa cosa, dal momento che per le banche straniere è obbligatorio avere l’autorizzazione ad operare in Italia e per l’appunto l’Ibs non ce l’ha.
MEGLIO SCRIVERE…
Con una lettera del 16 febbraio ai Pm Fabio Di Vizio e Marco Forte e Giancarlo Ferrucini, consulente tecnico, Giovanni Mercadini fornisce alcuni chiarimenti dopo l’interrogatorio del 12 febbraio relativamente ad alcune modalità operative dei finanziamenti in pool e precisamente: 1) finanziamenti in pool Credito di Romagna – Istituto Bancario Sammarinese; 2) mancata registrazione nell’archivio unico informatico di 13 operazioni concluse con intermediari sammarinesi; 3) posizioni che hanno presentato anomalie all’esito delle tre ispezioni effettuate da Banca d’Italia presso 3 dipendenze del Credito di Romagna nei mesi di novembre/dicembre 2008.
La linea di difesa ancora una volta è chiarissima: a) nessun cordone ombelicale con la banca sammarinese o, peggio ancora, studiata regia per far nascere prima la banca sammarinese e poi quella romagnola come abile schermo creditizio per eludere le normative italiane; b) nessuna operazione sospetta con intermediari sammarinesi, al limite qualche imprecisione in buona fede; c) ma quali operazioni sospette dal punto di vista del riciclaggio! Abbiamo fatto segnalazioni addirittura superiori alla media!
Questi chiarimenti, come si evince dalle conclusioni del consulente tecnico, consegnate alla Procura di Forlì, il 17 giugno 2010, che oltretutto le riporta integralmente nella relazione, non sembrano schiodare di un millimetro le certezze non solo dei pm ma della stesso ministero dell’Economia che infatti, su segnalazione di Bankitalia, ilo 20 luglio commissarierà ufficialmente il Credito di Romagna.
La realtà è che non solo le operazioni non sembrerebbero sporadiche ed occasionali ma sembrerebbero una prassi consolidata per parti consistenti ancora in essere (come si evince dal decreto di fine indagini preliminari notificato alle parti a fine luglio).
Oltretutto a leggere le carte dei finanziamenti in pool emerge chiaramente che la parte percentualmente preponderante è quella a carico dell’Istituto sammarinese. La media è almeno 60%.
FINANZIAMENTI IN POOL
Mercadini conferma che le operazioni in pool sono state poste in essere senza lo scopo di favorire l’operatività in Italia da parte di Ibs, “ma solo per mirate e del tutto occasionali iniziative imprenditoriali: iniziative imprenditoriali che, in considerazione dell’importo degli investimenti non eravamo in grado in quel momento contingente, di finanziare da soli e che, stante la dimensione della nostra banca, non avremmo potuto organizzare quale banca capofila in pool con istituti di credito italiani, di dimensioni di gran lunga maggiori del Credito di Romagna.”
Per quanto riguarda la registrazione in “centrale rischi” della quota di finanziamento erogato dalla banca estera (Ibs) Mercadini precisa che “il Credito di Romagna segnala alla centrale dei Rischi, nella parte denominata “sezione informativa” l’accordato ed utilizzato complessivo del finanziamento in pool. La quota del finanziamento erogato da banca estera (esclusi, come da accordi del 2003, i seguenti 6 stati: Austria, Belgio, Francia, Germania, Spagna e Portogallo) è rilevabile solo dall’analisi della “sezione informativa” e non dal quadro riepilogativo degli accordati ed utilizzati”.
Inoltre Mercadini conferma che tale operatività è stata sospesa dal luglio 2009, e sottolinea che tali finanziamenti in pool effettuati con l’Ibs non sono stati segnalati come irregolari, né all’esito dell’ispezione generale della Banca d’Italia (maggio 2007) né di quella dell’Uif (gennaio-febbraio 2008). La liceità di tali finanziamenti è stata messa in dubbio solo con la nota n. 149812 del 11/02/2009 trasmessa dalla Banca d’Italia Area Vigilanza Bancaria e Finanziaria – Divisione rapporti con le Autorità.
TREDICI OPERAZIONI SOSPETTE
Per quanto riguarda le 13 operazioni concluse con intermediari sammarinesi Mercadini precisa che “esse erano relative al rinnovo di tre certificati di deposito per complessivi 30 milioni. Il conto deposito di 20 milioni sottoscritto dalla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino è stato rimborsato nel corso del 2009. Al 31.12.2009 la raccolta da banche sammarinesi era residuata a 10 milioni pari all’1,35% circa della nostra raccolta complessiva” e che “le stesse non erano state registrate in AUI in quanto – in piena buona fede e secondo prassi consolidata presso il sistema bancario – le banche sammarinesi erano assimilate e pertanto censite come operatori abilitati residenti in virtù della previgente legge antiriciclaggio (art. 4 legge 197/91) e delle istruzioni di vigilanza.”
La linea difensiva non sembra però tener conto però del provvedimento dell’Uic (ora Uif) del 24 febbraio 2006, che era appositamente dedicato al censimento della clientela anche extracomunitaria da parte dei soggetti intermediari abilitati.
COGNOMI PESANTI
Per quanto riguarda le 6 posizioni di clienti del Credito di Romagna segnalate anomale in quanto si ipotizzava che potessero avere rilevanza per l’antiriciclaggio, Mercadini illustra i motivi per cui il personale e gli addetti ai controlli non hanno ritenuto necessaria la segnalazione. In particolare “in merito garantisco che in futuro ci sarà senz’altro un atteggiamento più disponibile e cortese da parte dei miei collaboratori” e “in merito alla posizione di —omissis – ….ho dato disposizione di chiudere i rapporti…Mi preme segnalare che la posizione era già da noi segnalata come sospetta fin dal 5 marzo 2008 (protocollo Uif 08503626), quindi ben prima dell’ispezione di Banca d’Italia del dicembre 2008”.
Ed infine: “ci preme segnalare che nonostant
e la modesta dimensione della nostra banca, nel biennio 2008-2009 abbiamo effettuato 32 segnalazioni di operazioni sospette (13 nel 2008 e 19 nel 2009); in base a statistiche dell’Uif risulta che, in relazione alle quote di mercato, abbiamo effettuato più segnalazioni rispetto alla medi, relativamente alle provincie dove siamo presenti”.
Ma se non ricordo male tutte le segnalazioni (o quasi) avvennero su input di Bankitalia.
3 – to be continued
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