Non bastassero i problemi che, atavicamente, la Calabria si trascina, il Consiglio regionale ha pensato bene (all’unanimità o quasi) di aggiungerne uno. Il 25 agosto, infatti, nel silenzio dei media (eccezion fatta per il Sole-24 Ore che ne ha anticipato i contenuti il 16 luglio e il 14 agosto 2009 e pochi altri media, soprattutto locali), è entrata in vigore la legge sulle primarie per l’elezione del candidato Governatore.
Di questa legge parlo anche nella mia trasmissione “Un abuso al giorno” in onda su Radio 24 alle 6.45 i giorni 9, 10 e 11 settembre (in podcast sul sito www.radio24.it, nell’archivio della trasmissione, dopo pochi giorni è possibile scaricare le puntate e ascoltarle).
Sorvoliamo sull’opportunità del consiglio regionale di concentrarsi – tra i mille problemi che restano e resteranno sul tappeto calabrese, dall’occupazione all’ambiente, dalla sanità alla pervasività della ‘ndrangheta – su un tema come le primarie e concentriamoci invece sugli aspetti a dir poco inquietanti e tutti collegati: privacy, segretezza del voto e condizionamenti mafiosi.
Legge che – vale la pena di sottolinearlo, a testimonianza che in Calabria destra, centro e sinistra sono categorie puramente virtuali – è stata approvata con il solo voto contrario di Michelangelo Tripodi (Gruppo Misto) e Maurizio Feraudo (Italia dei Valori). Da notare però che quest’ultimo politico è stato però sottoposto a un fuoco amico incrociato dei suoi stessi colleghi di partito che a momenti lo linciavano per la sua opposizione in consiglio.
AVANTI POPOLO. TANTO PAGA MAMMA REGIONE
Il meccanismo della legge è semplice e si svolge tutto in un solo giorno. Alla Regione il compito di scrutinare i voti e comunicare i risultati; ai partiti il dovere di rispettarne (teoricamente) l’esito al momento della composizione delle liste da presentare alle elezioni.
I partiti non saranno obbligati espressamente allo svolgimento delle primarie ma se non procederanno all’istituzione dei seggi e alla scelta di concorrere con le primarie, perderanno il diritto al rimborso che ha un tetto: 100mila euro. Ergo…
A pagare sarà infatti mamma Regione che ha contemplato la copertura finanziaria: 600mila euro che serviranno anche per l’allestimento di uno o più seggi in tutti i Comuni e per il pagamento del personale addetto. Soddisfatti per le primarie e persino rimborsati.
LE COSCHE FAN CUCU’, LE COSCHE E POCO PIU'
Il paradosso potenzialmente devastante è nel comma 1 dell'articolo 9 della legge prevede che l'elettore, al momento del voto, si presenti al seggio e chieda al presidente o vicepresidente del seggio «la scheda della lista, o della coalizione di liste, per la quale intende votare», previa esibizione di un documento di identità valido (comma 3). La scheda, dopo essere stata votata, sarà introdotta «nell'urna riservata alle schede della lista per la quale l'elettore ha espresso il voto» (comma 4). Anche se il comma 6 vieta «qualsiasi registrazione o annotazione della scheda richiesta dall'elettore», la segretezza del voto di fatto sarà una chimera. Segretezza che verrebbe meno a maggior ragione per quanti – a esempio magistrati o appartenenti alle Forze dell'Ordine e, perché no, giornalisti – volessero votare ma sarebbero di fatto impossibilitati visto che il loro status impedisce di rendere palesi le proprie preferenze politiche. “Queste categorie – ribatte il costituzionalista Andrea Morrone, dell'Università Alma Mater di Bologna e consulente della Regione – farebbe bene ad astenersi e comunque è un’ipocrisia, visto che la magistratura è divisa per correnti che si rifanno a posizioni politiche e spesso partitiche”.
LA DURISSIMA POSIZIONE DEI MAGISTRATI ANTIMAFIA
«Praticamente il cittadino è costretto a rendere pubblica la sua opzione di schieramento politico in contrasto con la segretezza del voto sancita dalla Costituzione – ribatte il sostituto procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna – e a rimanere segreto è solo il nome del candidato per il quale
si esprime la preferenza».
La porta resterebbe dunque spalancata per i padroni delle tessere e per i condizionatori del voto che in Calabria spesso coincidono. «In contesti caratterizzati dalla presenza invasiva di associazioni mafiose – afferma ad esempio il sostituto procuratore nazionale antimafia Vincenzo Macrì – il cui potere di condizionamento elettorale è stato accertato in molte indagini penali condotte dalle Direzioni distrettuali antimafia di Catanzaro e Reggio Calabria, come sarà possibile per il singolo elettore esprimere, senza la copertura del segreto, una scelta difforme da quelle dettate, imposte, o suggerite dalle associazioni, i cui esponenti usano presiedere i seggi per meglio controllare l'andamento delle elezioni?». «I partiti calabresi – aggiunge Cisterna – sono chiamati a scelte coraggiose selezionando, tra le tante persone perbene di cui dispongono, i migliori ossia gli onesti e i capaci. Solo così la 'ndrangheta eviterà la campagna elettorale del 2010 e si eviteranno pellegrinaggi in Aspromonte e quanto altro, da qualche decennio, segna una parte non indifferente della vita politica della Calabria».
LA RISPOSTA DEL “PADRE PUTATIVO” DELLA LEGGE
Domande e riflessioni pesanti in terra di ‘ndrangheta, che non hanno mancato di sollevare la risposta indignata del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova (Pd), che orgogliosamente rivendica la paternità e l’idea della legge. « Dopo l’approvazione, il 6 agosto – dichiara Bova – della legge regionale sulle primarie per i candidati alla carica di presidente della Giunta, alcune autorevoli personalità calabresi hanno manifestato qualche perplessità in merito ad una supposta violazione del principio di segretezza del voto, quale sancito dall’articolo 48 della Costituzione. Si tratta di un problema che è stato già oggetto di attenta valutazione da parte di valenti giuristi che hanno escluso un siffatto profilo di incostituzionalità. Infatti, la proposta di legge approvata dal Consiglio regionale, come del resto tutte le altre forme di svolgimento delle primarie, rappresenta un metodo democratico e ordinato di dichiarazione pubblica della propria appartenenza politica e del proprio impegno diretto nella scelta dei candidati. Nulla a che vedere con il voto in occasione delle elezioni. La partecipazione alle primarie è una delle espressioni, forse la più alta, di cittadinanza attiva in politica, come lo sono la sottoscrizione delle candidature, l’accettazione delle funzioni di rappresentante di un candidato o di una lista o la stessa iscrizione ad un partito politico. Ovviamente nulla impedisce, a chi non vuole esporsi, di non partecipare, trattandosi di un’opportunità di partecipazione aggiuntiva che l’ordinamento mette a disposizione dei cittadini. Insomma, un “di più” di democrazia. E questo, secondo noi e i costituzionalisti che ci hanno assistito, non riguarda in alcun modo il diritto – dovere di voto sancito dal secondo comma dell’articolo 48 della Costituzione. Infatti non si tratta di un voto per eleggere qualcuno nelle istituzioni, ma di un procedimento pubblico e formale per la selezione dei candidati».
LA TOSCANA SVELA
CHE LA PRIVACY E' UN PROBLEMA
Dopo l’uscita dei miei servizi sul Sole-24 Ore e a Radio24, ho avuto la graditissima sorpresa di ricevere una mail di Antonio Floridia, responsabile dell’Ufficio elettorale della Regione Toscana, che un gran contributo diede alla legge toscana sulle primarie, la 25/2004, fino al 6 agosto prima e unica in Italia, presa poi a esempio (secondo le dichiarazioni dei politici calabresi) dalla Regione Calabria.
Floridia interviene su un punto focale: la privacy e fa anche riferimento a un suo pregevolissimo studio.
“La versione originaria della legge toscana– scrive Floridia – riproduceva sostanzialmente la soluzione ora prevista dalla legge calabrese, a proposito di schede e segretezza del voto. A quel tempo, però, per via informali, l'allora Garante per la privacy Rodotà ci fece sapere che forse c'erano problemi..e, di corsa, furono introdotte delle modifiche. Cinque anni fa, in effetti, eravamo perplessi anche noi…ma si accettò il consiglio di Rodotà per motivi pratici…la macchina organizzativa era già in moto e, soprattutto, erano un solo partito, i Ds, a fare le primarie, e quindi faceva poca differenza la soluzione della scheda unica o della scheda separata da richiedere…Però, la questione di principio resta.
Spero di fare cosa gradita inviandole un mio saggio in cui si affronta, tra l'altro, questo tema (pp. 11-15): in sostanza, le primarie sono una forma di partecipazione politica, aperta, pubblica e visibile e per esse non possono valere le stesse garanzie di segretezza del voto che valgono per le elezioni "normali". Perché? perché nella segretezza del voto il partito perderebbe ogni possibilità di
controllo sugli elettori che partecipano…Nel mio lavoro cito anche alcune sentenze della Corte suprema americana, in materia di primarie, che mostrano come, quanto meno, la questione è aperta e controversa. Sarà quindi interessante vedere se, dopo la legge calabrese, si riaprirà la questione…anche eventualmente sollecitando un pronunciamento della Corte Costituzionale”.
ASPETTANDO LA RISPOSTA DEL GARANTE
E DELLA CONSULTA…
E in attesa di capire se il Garante per la privacy (il cui vicepresidente è l’ex Governatore della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti) è stato contattato anche informalmente o lo sarà e in attesa di sapere se la Corte Costituzionale
sarà adita o meno, è importante sottolineare un’ultima cosa. Il rischio di infiltrazioni e condizionamenti, all’interno e all’esterno del seggio elettorale, secondo molti osservatori con questa legge raddoppia. Oltre al rischio nelle elezioni primarie – come abbiamo descritto – c’è quello vero, reale e più volte conclamato durante lo svolgimento delle vere e proprie elezioni amministrative che, ricordiamolo, in Calabria come in altre Regioni, sarà nel 2010.
Se qualcuno pensa che il problema delle elezioni primarie per il candidato Governatore fosse il primo nella lista dell’agenda politica calabrese alzi la mano. E mi mandi, magari, un commento…
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com