Romano Prodi, uscito dalla porta dell’inchiesta Why Not, potrebbe rientrarci dalla finestra.
La richiesta di archiviazione presentata al Gip il 23 febbraio dalla Procura di Catanzaro nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio e di altri 9 indagati (tra i quali gli amici Piero Scarpellini e l’onorevole Sandro Gozi) difficilmente sarà lasciata cadere nel vuoto da alcuni (ex) co-indagati nella vicenda seguita dalla stessa Procura dopo l’avocazione effettuata nei confronti di Luigi De Magistris.
Per Prodi – ha detto la procura – può escludersi l’appartenenza a quel gruppo di persone indicate quale “Comitato di San Marino”. Quelle persone erano solo di area politica a lui riconducibile. Nessun coinvolgimento diretto dell’ex premier.
Facile prevedere l’opposizione al futuro decreto di archiviazione anche perché nel leggere le motivazioni della richiesta si intuisce o si capisce che i magistrati si sono – per il momento – arresi di fronte al segreto opposto dal potentissimo sistema bancario della Repubblica del Titano. Attendiamo il decreto per capirne di più anche se la sensazione che ho è che Why Not si sta sgonfiando come un palloncino sfiatato e – uno dopo l’altro – usciranno tutti dalla scena. Tutti i tasselli legati alla comunanza a logge massoniche coperte si stanno infatti scollando e – mi gioco un petardo di fine anno – le accuse di violazioni alla legge Anselmi cadranno presto anche per il re degli indagati, Antonio Saladino. A quel punto addio inchiesta. La nuova P2 (nera e bianca) su cui stava indagando De Magistris (e di cui tanto ho scritto sul Sole e in questo blog) avrà vinto.
Oltre al danno segnalo una beffa, su cui i giornali (frettolosamente o per scelta?) hanno sorvolato: la Procura di Catanzaro, attenzione attenzione, non ha escluso che a San Marino viva e vegeti una Loggia massonica al centro di affari poco chiari, così come sostenuto da De Magistris, ma semplicemente “è nell’impossibilità di dimostrarne l’esistenza”. La differenza – converrete – è enorme!
CASSADONTE: LA LOGGIA DI SAN MARINO NON E’ CON NOI.
E CON CHI ALLORA?
Del resto una persona, come definirla, ben informata dei fatti come Vincenzo Cassadonte, ci ha dato, in tempi non sopetti, una mano a capire alcune cose.
E voi direte: chi è Vincenzo Cassadonte? E’ un arzillo 83enne calabrese di Squillace nientepopodimenoche “Gran Sovrano Commendatore della Loggia del Rito scozzese antico ed accettato per l’Italia, l’Europa e le loro dipendenze”. Bum! A confronto, la “supercazzola brematurata con scappellamento a destra e a sinistra per due come se fosse antani” del mitico Ugo Tognazzi nel mitico film dell’82 di Mario Monicelli, “Amici Miei”, è uno scioglilingua per principianti. Niente, come scioglilingua, neppure a confonto del superiore di Fantozzi, appellato il Grand.Uff. Lup. Mann. Figl. di Putt. Grand.Farabut.
Principianti, dilettanti allo sbaraglio, di fronte a quest’uomo con 50 anni vantati al servizio della massoneria. E non solo: è stato assessore provinciale, dirigente del Psdi, un partito scomparso da una vita, che poteva tenere le assemblee nazionali in un condominio, fondamentale però per la vecchia politica, al punto che espresse anche un Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat (dal 64 al ’71), di cui Cassadonte era segretario particolare. Il Gran Maestro aggiunto della Loggia degli scozzesi smutandati (permettemi di scherzare altrimenti me viè da piagne) è Rocco Mercurio. Anche per lui, dopo 3 anni di attesa, non luogo a procedere come per Cassadonte: nessuna appartenenza a logge segrete e nessuna violazione della Legge Anselmi (rispolverata da De Magistris come collante per l’inchiesta Why Not). Un etichetta di verginità in più per questo ex sindaco di Vallefiorita, fiabesco nome di un paesino nel catanzarese, strettissimo collaboratore dell’indagato Governatore della Calabria Loiero Agazio, responsabile del programma-quadro “Mediterritage”.
Ebbene il Gran Sovrano eccetera eccetera eccetera, intervistato per “L’Opinione” a novembre 2008 da Emilio Grimaldi, alla precisa domanda: “E’ esistita una Loggia di San Marino oppure anche questa è un’invenzione del pm Luigi De Magistris?” risponde: “Penso che esiste. Però non è con noi”.
Ora si badi bene: il tempo della risposta del Gran Sovr Calabr è al presente, mentre la domanda dava per scontato un passato (alle spalle?). Non solo: Cassadonte ha avuto non pochi guai con De Magistris ma ne è uscito indenne. Infine: “non è con noi”. Cosa vuol dire: la Loggia, per quanto ne sa, non è regolare o cosa?
Reato non è, comunque, tornando alla richiesta di archiviazione della Procura di Catanzaro, usufruire delle agevolazioni offerte agli investimenti dal sistema bancario sanmarinese alle società e agli uomini, chiamati in causa da De Magistris, che li vi hanno fatto affari.
Ma n
on è stata questa l’unica porta in faccia – in modo legittimo ma opinabile, come dire, dal punto di vista della trasparenza politica e finanziaria – chiusa in faccia dalla piccola ma in realtà grande Repubblica agli investigatori e ai magistrati italiani.
E questo umile blog – fedele alla tradizione del non guardare in faccia a nessuno nonostante – darà conto di alcuni nuovi episodi della fantastica telenovela “Why Not”, pubblicando notizie e documenti esclusivi e cercando di capire – aldilà dell’archiviazione e dell’imminente fallimento dell’intera inchiesta – se ci sono cose che non quadrano e magari decisioni affrettate. O indotte. Questa volta – però – farò come nelle soap opera: scriverò a puntate. Per non annoiarvi e per non farvi perdere il filo di una vicenda che, lo capisco, è davvero intricata.
LE ROGATORIE INTERNAZIONALI: PRIMA Sì E DOPO NO
Ormai nessuno ricorda più che De Magistris avanzò subito richiesta di rogatoria internazionale per scavare a fondo sulla società Pragmata, con sede a San Marino e su Piero Scarpellini. A rivelarlo fu Fiorenzo Stolfi, ex segretario di Stato degli Affari Esteri, in un’intervista pubblicata da "Opinione.it. L’Opinione delle libertà", puntualmente riportata il 24 luglio 2007 (e mai smentita) dal sito sanmarinese www.libertas.sm (guardare per credere).
Le rogatorie sono partite certamente dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e indirizzate a San Marino – dirà Stolfi – che seraficamente aggiungerà: “credo che saranno evase nel minor tempo possibile. Non abbiamo alcunché da nascondere”.
Bene, bravo, bis verrebbe da dire. Senonchè…Senonchè nell’indifferenza generale – a partire da noi giornalisti – Stolfi, sullo stesso sito, il 16 febbraio, candido come una palombella vergine, rimangerà tutto con un triplo salto mortale carpiato con coefficiente di difficoltà 10 (che non credo neppure esista nei tuffi olimpici).
Ecco cosa dirà (riconsultare il sito per credere): “al di là di quanto appreso dalla stampa non sappiamo nulla. Neanche dell’esistenza o meno di rogatorie. Possiamo solo dire, come già fatto a suo tempo quando filtrarono le prime informazioni sull’inchiesta Why not, che siamo a disposizione. Se la Procura avesse bisogno di informazioni ci sono tutti gli strumenti utili per ottenerle come ad esempio le rogatorie.”
Infine sul “Corriere di Romagna-San Marino” Stolfi conclude parlando di Pragmata, la società con sede nella Repubblica di San Marino di cui Scarpellini sarebbe stato dipendente: “sulla Pragmata non è mai emerso nulla di negativo. Per quanto ci riguarda controlli ne sono stati fatti già la prima volta, ma al momento non possiamo dire niente di più perché non abbiamo alcun elemento”.
Sconcertata, la stessa redazione di www.libertas.sm sarà costretta a chiosare: “In un’altra occasione Stolfi si era dichiarato a conoscenza di rogatorie arivate a San Marino da Why Not”.
La domanda è: che fine hanno fatto le richieste di rogatoria?
DE MAGISTRIS: LA ROGATORIA ERA VICINA
Fine delle trasmissioni? Manco per idea. Perché per indagare, investigare e rompere gli zebedei alla Repubblica di San Marino, gli zebedei deve averli anche chi fa le richieste. E allora leggete cosa dichiarerà De Magistris il 9 ottobre 2008 ai colleghi di Salerno, autori del famoso decreto di sequestro nei confronti della Procura di Catanzaro. “…il filone investigativo che stavo seguendo al momento della illecita avocazione da parte del dr, Favi della Procura generale di Catanzaro conduceva da Macrì, attraverso un reticolo di società, direttamente all’entourage del Presidente Prodi. Avevo anche preso contatti in quei giorni per procedere a una rogatoria presso la Repubblica di San Marino”.
DE MAGISTRIS AI COLLEGHI DI SALERNO:
CON L’AVOCAZIONE CIAO CIAO ROGATORIA
Ricapitoliamo please!: 1) a De Magistris l’inchiesta è stata avocata il 20 ottobre 2007; 2) a luglio, cioè circa 3 mesi prima, Stolfi dirà che era a conoscenza di richieste di rogatorie anche se successivamente cadrà dal pero. Anche se vollesi giocare anche io a cadere dal pero, posso però spingermi a dire che – quantomeno – il contatto tra Italia e San Marino c’era stato; 3) De Magistris dice di più ai colleghi di Salerno
: intorno a metà ottobre 2007 aveva preso contatti per procedere alla rogatoria.
LE MOSSE DELLA PROCURA DI CATANZARO: ADDIO ROGATORIA
Ora – da umile curioso – mi sarei aspettato che chi ha preso in mano l’indagine Why Not si fosse, come dire, peritato di capire a che punto fosse quella rogatoria che, come apprendiamo ora, era lì lì per quagliare. E – poffarbacco – avrei anche messo in evidenza le contraddizioni di Stolfi. Quantomeno ne avrei chiesto conto e – appurato eventualmente il fatto che la richiesta per misteriosi motivi non fosse giunta o per meno misteriosi motivi non fosse stata presa in considerazione – mi sarei precipitato ad avanzare una nuova richiesta.
E invece? E invece niente. Silenzio tombale. Solo un telex, spedito il 15 luglio 2008, con il quale la Procura di Catanzaro chiede a un collegio di 6 consulenti torinesi che, esattamente 15 giorni dopo, sforna una fatica di Sisifo (!?) scopiazzatra per metà da Internet, che contiene comunque elementi interessanti… Non potendo svolgere controlli a San Marino – dunque – la Procura di Catanzaro aveva dato mandato ai “savoiardi” (mi si permetta la battuta, anche mia moglie è italo-savoiarda-calabrese) di effettuare accertamenti su alcune società chiamate in causa dai testi di accusa.
Oltretutto – in mezzo a tanta confusione – a San Marino accadeva anche qualcos altro. Stolfi diceva addio alla mega-carica ministeriale e il suo posto veniva preso – il 3 dicembre 2008, da Antonella Mularoni, di Alleanza Popolare, laddove Stolfi era del Partito socialista.
ROGATORIA ADDIO? AVANTI SAVOIA
Volete saperne di più? E allora a lunedì 9 marzo – puntuali come sempre su questo blog – con una nuova puntata delle mirabolanti avventure di Why Not
E come scrivono gli americani nelle soap opera: “1 – to be continued”
roberto.galullo@ilsole24ore.com
POST SCRIPTUM NON DOVUTO MA SEGNO DI TRASPARENZA E DEONTOLOGIA:
iL 27 GENNAIO 2012 i giudici della Corte d'appello di catanzaro hanno emesso una sentenza su caso Why Not (rimando al mio post del 1° febbraio 2012) Ebbene, il dispositivo della sentenza prevede per l’ex presidente della Regione Calabria Loiero Agazio la condanna a un anno di reclusione per abuso d’ufficio. Condannato anche il suo capo di gabinetto Nicola Durante nell’appalto sul censimento del patrimonio immobiliare della Regione. I giudici, riconoscendo le attenuanti generiche, li hanno condannati a un anno oltre alla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. La condanna, comunque, è stata sospesa. Peggio è andata ad Antonio Saladino condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione (in primo grado gli erano stati inflitti 2 anni). L’ex leader calabrese della Compagnia delle opere è stato ritenuto colpevole di associazione per delinquere (ipotesi da cui era stato assolto in primo grado) insieme a Giuseppe Antonio Maria Lillo, condannato a due anni (in primo grado aveva avuto 1 anno e 10 mesi). Per Saladino è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena. Inoltre gli è stato revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena. È stata diminuita di un mese la condanna per Antonio La Chimia che dovrà quindi scontare un anno e 9 mesi. Per l’ex presidente della giunta calabrese Giuseppe Chiaravalloti è intervenuta santa-prescrizione per il capo d’accusa relativo al progetto “Ipnosi” (i sostituti procuratori Massimo Lia ed Eugenio Facciolla avevano chiesto una condanna a un anno e 6 mesi). Assolti Pietro Macrì e Vincenzo Morabito che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a 9 mesi e a 6 mesi. Confermate le condanne in primo grado nei confronti di Francesco Saladino (4 mesi) e Rinaldo Scopelliti (1 anno). Assolti anche in appello l’ex assessore regionale Gianfranco Luzzo, Tommaso Loiero (fratello di) , Franco Nicola Cumino, Pasquale Anastasi, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio. « L'impianto accusatorio è stato confermato. Siamo pienamente soddisfatti per la sentenza, anche perché è stato riconosciuto il reato associativo per alcuni degli imputati, così come avevamo chiesto nel nostro appello. I giudici hanno aggiunto altre condanne a quelle di primo grado e questo riteniamo che dimostri come la tesi dell'accusa è stata sostanzialmente accolta»: il sostituto procuratore generale Massimo Lia, ha commentato così il dispositivo della sentenza.