Eccomi di nuovo a voi amici di blog. Dove eravamo rimasti con la fantastica avventura di Why Not, dedicata da alcuni giorni alla richiesta di archiviazione per Romano Prodi e altri 9 (ex) indagati?
Ho scritto nella prima puntata, 4 giorni fa su questo blog, della rogatoria internazionale – inoltrata da Luigi De Magistris a San Marino su alcune società calabresi e personaggi politici che gravitano intorno a Romano Prodi – lasciata cadere dai magistrati catanzaresi che hanno preso in mano l’inchiesta Why Not (che si sta squagliando come neve al primo sole). Di quella rogatoria non si sa più nulla.
Avevo anche scritto che era facile prevedere che a quella richiesta di archiviazione ci sarebbe stata l’opposizione di alcuni (ex) co-indagati.
ARCHIVIAZIONE DI PRODI: LA SUPERTESTE SI OPPONE
Detto, fatto. Come leggerete nella lettera che mi è giunta e che riprodurrò fedelmente, il legale di Caterina Merante, superteste dell’inchiesta Why Not insieme a Daniela Marsili, ha depositato l’opposizione.
Potrete leggere le motivazioni che vi riassumo: la denunzia-querela presentata nell’agosto 2007 contro l’impugnazione del Governo Prodi della legge regionale calabrese che prorogava l’attività lavorativa, tra quelle riconducibili al Consorzio Brutium, anche della società Whynot outsourcing, prevedeva l’informativa nei confronti della società stessa dell’eventuale richiesta di archiviazione. A quanto scrive Caterina Merante, così non è stato.
CHE FINE HA FATTO LA ROGATORIA? LE NON RISPOSTE
DI SAN MARINO
Voi direte, stra-mega-iper-adoratissimi “4-lettori- 4” del mio umile blog: ma chi meglio del Segretario di Stato agli Affari esteri della Repubblica di San Marino può sapere che fine ha fatto la richiesta di rogatoria internazionale sul team di persone vicine-vicine a Prodi e sulle società vicine-vicine a personaggi che a quell’area politica si rifacevano?
E a me lo dite?
Anche perché volevo che il Segretario sanmarinese Antonella Mularoni rispondesse di un curioso caso di omonimia: Mularoni, Claudia, si chiama anche la proprietaria di Pragmata, società di diritto sanmarinese su cui De Magistris in primis voleva vederci chiaro.
Lesto come un leprotto in primavera non ancora raggiunto dalla schioppettata di un cacciatore, ho scritto a Mularoni. Oh yes! In calce a questo articolo troverete la mia “straziante” mail (pensate che mi commuovo io stesso nel rileggerla) spedita alla segreteria del Segretario. Oh yes!
Non ricevendo risposta alla mail ho prima educatamente sollecitato la segreteria ricordando a diverse persone che si alternavano al telefono il motivo della chiamata e della mail e poi – accorgendomi del silenzio, come dire, sospetto – ho cambiato strategia: ho tempestato di telefonate (0549/ 88 23 12) la segreteria del Segretario. Straordinarie, amici, le risposte. Anzi, come si dice da quelle parti: “straordinerie”.
Dapprima la solita, vecchia risposta che qualcuno ancora crede che i giornalisti siano disposti a bere: “Il Segretario è molto impegnato”. E a me lo dice che è impegnato? Sapesse quante cose ho da fare io! Pensate, amorevoli lettori del blog che, tra le tante, debbo perfino rincorrere la segreteria del Segretario di Stato agli Affari esteri della Repubblica di San Marino!
Poi cambio di tattica, et voilà: “Il Segretario sta partendo e comunque non ha nulla da rispondere alla sua mail”. Ah ecco, così si capisce tutto meglio: non ha niente da rispondere. Ma – insisto – sul cognome qualcosa deve pur dire qualcosa! “Deve? Lei dice deve?” si infuria come un furetto infuriato la segretaria della segreteria del Segretario (non è uno scioglilingua). “Si, deve, per levare ogni sospetto da quello che sarà, ne sono certo, solo un caso di omonimia”, rispondo arzillo come una pillola blu.
Non lo avessi mai detto: urla concitate tra la segretaria e il Segretario, con simpatiche eco di eterno amore e amicizia rivolte alla mia umile persona che rimbombano confusamente nella cornetta del telefono ma, qualche secondo dopo, la segretaria del Segretario riprende pienamente il controllo delle situazione. Prenda carta e penna, mi intima gagliarda e tosta. Yawhol, fraulein segretarien del Segretario, c’aggia a scrive? Scriva testualmente: “Gli obblighi istituzionali del Segretario sono solo nei confronti dei cittadini sanmarinesi e non delle testate italiane”. Testaten italianen, raus! Tomante scomote: raus! Telefono chiuso: clic, tu tu tu tu tu tu…
E io aggiungo: trasparenza: raus!
Sulla parentela con Claudia Mularoni, dunque, zero carbonella. Da parte del direttore del sito sanmarinese www.libertas.sm, Marino Cecchetti, che ringrazio per il fatto di essersi prodigato per darmi una mano, vengo però a sapere che gradi di parentela diretta tra le due Mularoni sono da escludere. Bene. “Sarebbe però meglio che lo chiedesse direttamente a Mularoni” mi dice seraficamente Cecchetti, professore di rigore e valore. “Di solito – aggiunge Cecchetti – è così gentile e disponibile”. Ecco, appunto, di solito….
Se avesse accettato di parlare con me, sarebbe stato bello capire da Mularoni perchè la rogatoria internazionale avanzata da Luigi De Magistris è sparita nel nulla e sarebbe stato bello chiederle delle contraddittorie risposte del suo predecessore a quella richiesta. Avrei chiesto anche se la Repubblica di San Marino fosse disponibile a prendere in considerazione una nuova richiesta di rogatoria, qualora i magistrati di Catanzaro la avanzassero e a consentire ai consulenti tecnici della Procura di avere accesso a contabilità e conti, anche bancari, delle società inizialmente coinvolte nella vicenda Why Not.
Ma sarebbe stato anche bello sapere perché la Repubblica del Titano continua a rendere praticamente impossibili gli approfondimenti di natura creditizia e finanziaria delle società che operano con l’Italia. Oh quante belle cose avrei potuto chiedere, madama dorè, oh quante belle cose…
I SEGRETI BANCARI INVIOLABILI DI SAN MARINO:
UN MURO DI GOMMA ANCHE PER LE PROCURE
La Procura di Catanzaro, come abbiamo visto nel precedente post, ha infatti preso atto che scalfire il muro delle società sanmarinesi in affari con quelle italiane è praticamente impossibile.
È dal 2002 che la Repubblica di San Marino tenta di avere un accordo di cooperazione economica con l’Italia.
Nella conferenza stampa di fine 2007, Fiorenzo Stolfi, ex Segretario di Stato per gli Affari esteri, dichiarò che era imminente la fine della trattativa annunciando che era stato risolto il problema dei problemi: “abbiamo definito la parte che riguarda le banche e la parte finanziaria”.
Invece sarà proprio la parte finanziaria a far slittare tutto con il governo Prodi e con il Governo Berlusconi, anche se a entrare pesantemente in gioco è stata recentemente la Banca d’Italia, per effetto dell’indagine “Re nero” o vicenda Asset Banca, che scoppierà il 5 gennaio 2008.
Antonella Mularoni, che quando vuole parla, ah se parla, dichiarerà alla “Voce di Romagna San Marino” che “la gestione della vicenda Asset Banca con il reintegro dei vertici e le pressioni fatte sui giudici da un esponente del precedente Governo hanno dato a Bankitalia la prova provata che delle istituzioni di San Marino non ci si può fidare”. Per cui, nella trattativa fra San Marino e Italia, aggiungerà, “se c’è in questo momento un osso duro è Bankitalia, non la parte politica”. Che “ossonen duronen” Bankitalia! Sono molto più “morbidonen” i “politiconen italianen” ya!
Non è un caso che il 15 gennaio 2008 una circolare di Bankitalia imporrà alle banche italiane di considerare i soggetti sammarinesi (banche, finanziarie, società, aziende, privati) come residenti in un Paese extra Ue.
L’onorevole Gianluca Pini ( “morbidonen” della Lega Nord) parlando a febbraio scorso con “L’Informazione di San Marino” si lancerà in una nuova previsione sui tempi dell’accordo: “La vostra Repubblica – dichiarerà il “morbidonen” – non deve cantare vittoria, visto che è ancora tutto da negoziare: ora è il momento che la diplomazia sammarinese e quella italiana, che i vostri e i nostri tecnici, si siedano a un tavolo per stilare un documento che possa soddisfare entrambe le parti…Contiamo di firmare il documento prima dell’estate”.
Sarà anche vero ma il mio collega “ossonen duronen” Paolo Zucca sul Sole-24 Ore del 7 marzo scriverà testualmente “il contenzioso di queste settimane riguarda le segnalazioni antiriciclaggio girate a Bankitalia attraverso le banche italiane
. Il Titano è fra i Paesi extra Ue che praticano il segreto bancario. Le autorità stanno cercando di modificare la legislazione per evitare l’isolamento”.
Per ora mi fermo qui e vi do appuntamento su questo blog a giovedì 12 marzo, con una nuova e appassionante puntata delle fantastiche avventure di Why Not, che scaverà proprio sulle difficoltà e sui risultati (a mio giudizio miserrimi) che hanno ottenuto i consulenti della Procura di Catanzaro, chiamati a ficcare il naso sugli affari tra alcune società calabresi e San Marino. Arrivederci con nuovi ed esclusivi documenti….E come dicono gli americani “2.to be continued”.
POST SCRIPTUM NON DOVUTO MA SEGNO DI TRASPARENZA E DEONTOLOGIA:
iL 27 GENNAIO 2012 i giudici della Corte d'appello di catanzaro hanno emesso una sentenza su caso Why Not (rimando al mio post del 1° febbraio 2012) Ebbene, il dispositivo della sentenza prevede per l’ex presidente della Regione Calabria Loiero Agazio la condanna a un anno di reclusione per abuso d’ufficio. Condannato anche il suo capo di gabinetto Nicola Durante nell’appalto sul censimento del patrimonio immobiliare della Regione. I giudici, riconoscendo le attenuanti generiche, li hanno condannati a un anno oltre alla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. La condanna, comunque, è stata sospesa. Peggio è andata ad Antonio Saladino condannato a 3 anni e 10 mesi di reclusione (in primo grado gli erano stati inflitti 2 anni). L’ex leader calabrese della Compagnia delle opere è stato ritenuto colpevole di associazione per delinquere (ipotesi da cui era stato assolto in primo grado) insieme a Giuseppe Antonio Maria Lillo, condannato a due anni (in primo grado aveva avuto 1 anno e 10 mesi). Per Saladino è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena. Inoltre gli è stato revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena. È stata diminuita di un mese la condanna per Antonio La Chimia che dovrà quindi scontare un anno e 9 mesi. Per l’ex presidente della giunta calabrese Giuseppe Chiaravalloti è intervenuta santa-prescrizione per il capo d’accusa relativo al progetto “Ipnosi” (i sostituti procuratori Massimo Lia ed Eugenio Facciolla avevano chiesto una condanna a un anno e 6 mesi). Assolti Pietro Macrì e Vincenzo Morabito che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a 9 mesi e a 6 mesi. Confermate le condanne in primo grado nei confronti di Francesco Saladino (4 mesi) e Rinaldo Scopelliti (1 anno). Assolti anche in appello l’ex assessore regionale Gianfranco Luzzo, Tommaso Loiero (fratello di) , Franco Nicola Cumino, Pasquale Anastasi, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio. « L'impianto accusatorio è stato confermato. Siamo pienamente soddisfatti per la sentenza, anche perché è stato riconosciuto il reato associativo per alcuni degli imputati, così come avevamo chiesto nel nostro appello. I giudici hanno aggiunto altre condanne a quelle di primo grado e questo riteniamo che dimostri come la tesi dell'accusa è stata sostanzialmente accolta»: il sostituto procuratore generale Massimo Lia, ha commentato così il dispositivo della sentenza.
IL TESTO DELLA MAIL DI CATERINA MERANTE
Da: caterinamerantexxx@xxxxxx.it
Inviato: giovedì 05/03/2009 15.29
A: Galullo Roberto
Oggetto:
Gentile Giornalista Roberto Galullo,
ha ragione, noi (non so se lo abbiano fatto anche altri) abbiamo depositato formale istanza per essere avvisati della richiesta di archiviazione del procedimento contro Romano Prodi, onde proporre opposizione.
Siamo stati costretti a farlo.
Nel lontano agosto 2007, infatti, il nostro legale Alessandro Diddi depositò esposto per la storia, che brevemente racconto:
– il consiglio regionale calabrese varò una legge di proroga, che consentiva al consorzio Brutium e quindi anche a Why Not di continuare a lavorare. Ciò accadeva circa 1 mese prima che fosse noto il mio ruolo nell’inchiesta del dr. De Magistris.
Prodi e il suo governo, più o meno un mese dopo, lo dico solo per scandire temporalmente i fatti, impugnarono tale legge e così noi (Why Not), ovviamente ci affrettammo a depositare “denunzia-querela” per quella che ci appariva un’ingiustizia, ed effettivamente la Corte Costituzionale dopo qualche tempo diede torto al governo. Nella denunzia scriveva il nostro legale, che “qualora ci fosse stata richiesta di archiviazione volevamo essere avvisati”, cosa non avvenuta, ed ecco perché “formalmente” ci opponiamo.
Caterina Merante
IL TESTO DELLA MAIL SENZA RISPOSTA INVIATA A SAN MARINO
PRESSO LA “SEGRETARIA DELLA SEGRETERIA DEL SEGRETARIO”
(IN PRATICA IL "CHA-CHA-CHA MAIL-MAIL-MAIL
DELLA SEGRETA-A-A-A-RIA”
—–Messaggio originale—–
Da: Galullo Roberto
Inviato: martedì 3 marzo 2009 15.58
A: 'segretario.mularoni.esteri@gov.sm'
Cc: 'lidia.serra.esteri@gov.sm'
Oggetto: da roberto galullo sole 24 ore
Egregio Segretario di Stato,
mi presento brevemente prima di inoltrare le mie due richieste.
Sono un inviato del Sole 24 Ore che – da tempo – tra Sole, Radio24 e blog, sta seguendo la vicenda Why Not.
E vengo alle domande alle quali Le chiedo (sperando di non abusare della Sua pazienza) di rispondere via mail in modo da garantirne la fedele riproduzione.
1) Il Suo predecessore, Fiorenzo Stolfi, in un primo momento dichiarò di essere disponibile a ricevere la rogatoria internazionale richiesta da Luigi De Magistris per le parti che competevano un coinvolgimento di alcune società e personaggi operanti a San Marino poi, da ultimo, ha dichiarato di non saperne nulla.
Questo è quanto sono riuscito ad apprendere dalla stampa locale e navigando su Internet.
Le Vorrei chiedere se la richiesta è stata inoltrata (se Le risulta intendo dire) ed eventualmente a che punto è la richiesta. Dall'ultima intervista (17 febbraio 2008 su newssanmarino.it) di Stolfi, infatti, non se ne è saputo più nulla. Nel frattempo però c'è stata la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Catanzaro per la parte che avrebbe coinvolto Romano Prodi e altre 9 persone.
Se lei volesse aggiungere qualche considerazione alla vicenda – oltre a quanto espressamente chiesto – può scrivermi in modo che io possa riportare fedelmente e per intero le sue dichiarazioni ma le lascio anche il mio cellulare: 33x/ xxxxxxxxx
2) Mi rendo conto che Mularoni è un cognome diffuso nella Vostra Repubblica ma – per scrupolo – Le chiedo se Lei ha gradi di parentela (ed eventualmente quali) con Claudia Mularoni (Teresy Foundation e società Pragmata).
Nel ringraziarLa Le auguro buon lavoro e buona giornata
Dott. Roberto Galullo