Clamorosi sviluppi di Why Not: complotti, sms della superteste e registrazioni galeotte del compagno, il magistrato Greco!

Dall’avvocato Francesco Gambardella,

legale del veterinario Antonio Saladino, principale indagato della vicenda Why Not, ho ricevuto una lettera – di natura squisitamente privata – sulla ormai famosa vicenda Why Not.

La lettera fa riferimento ad un preciso capitolo di quanto ho scritto nel post del 18 febbraio (le pagine strappate dal decreto dei Pm di Salerno, che invito a rileggere).

Ho chiesto all’avvocato – e lo troverete nello scambio di missive – se fosse disponibile a rendere pubblica quella che era una mail schietta e riservata, tra due persone che si conoscono da due anni per le note vicende calabresi. La nostra conoscenza – fin dal primo momento, vale a dire allorchè il suo difeso, Saladino, concesse a me, al mio giornale e alla mia trasmissione su Radio 24  la prima intervista in assoluto sull’inchiesta Why Not – è stata improntata al rispetto delle regole del gioco: io faccio il giornalista, tu l’avvocato di un indagato messo sotto i riflettori di tutta Italia. Durante questo rapporto non sono mancati momenti di forte tensione per quanto – via via – andavo pubblicando. Ma le regole del gioco sono state sempre rispettate. Cosa rara.

Sono contento che la richiesta sia stata accettata, perche la lettera contiene elementi sorprendenti che annunciano nuovi e clamorosi sviluppi della vicenda Why Not.

La lettera, in parte, anticipa questi sviluppi, ovviamente tutti da verificare semmai ci sarà un processo, che, per sintesi riassumo lasciandovi poi il gusto di leggerla:

1)     un teste chiave dell’inchiesta Why Not avocata a Luigi De Magistris, Daniela Marsili, avrebbe spedito sms a Saladino allertandolo sull’esistenza (fittizia o reale?) di un complotto;

2)     Marsili e il suo compagno-marito si sono opposti alla videoregistrazione della deposizione richiesta dalla difesa;

3)     un colloquio di Saladino con Marsili, registrato a sua insaputa nel luglio 2007 e che potrebbe essere quello di cui ho dato ampiamente conto su questo blog il 1° febbraio, volontariamente non è stato usato dalla difesa di Saladino per rispetto di De Magistris;

4)     Marsili e il suo compagno-marito, che altro non è se non il magistrato Giuseppe Greco, direbbero il falso e il falso avrebbero dichiarato anche ai magistrati di Salerno

5)     Il magistrato Giuseppe Greco, a sua insaputa, è stato registrato e presto il contenuto sorprendente di quelle registrazioni verrà alla luce.

Seguono la lettera dell’avvocato Gambardella (di cui ho evidenziato in grassetto alcune parti) e la mia risposta. Con una seconda mail l’avvocato Gambardella mi ha autorizzato a pubblicare e rendere pubblico il carteggio.

Alla prossima e imminente puntata delle mirabolanti avventure di Why Not, cari amici di blog.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

—–Messaggio originale—–
Da: Studio Legale Gambardella
Inviato: giovedì 26 febbraio 2009 17.34
A: Galullo Roberto
Oggetto: ..quelle pagine strappate

Avv.Francesco Gambardella

Lamezia Terme,23.02.09

PREG.MO DR.

ROBERTO GALULLO

    Carissimo Roberto,

    nel leggere con la dovuta e consueta attenzione quanto da Te scritto nel blog del "Sole 24Ore", non foss'altro per la grande stima e considerazione professionale ed umana che ho nei confronti della Tua Persona, non ho potuto fare a meno di soffermarmi sul passo avente ad oggetto" la superteste Marsili e il complotto da montare …e smontare". Ritengo opportuno, pertanto, intervenire al fine di renderti edotto di alcuni particolari che sicuramente non sono (mai) stati portati a tua conoscenza. La tesi del complotto, così come inopinatamente affermato dalla Marsili, non è stata ordita da alcuno, quanto meno non dal dr.Saladino. E' stata proprio la Marsili ad inviare a Saladino numerosi sms aventi simile contenuto, allertando il Saladino sull'esistenza del complotto (reale o fittizio, poco importa) ai suoi danni. Da qui l'idea di Saladino di registrare la Marsili a seguito di un incontro sollecitato proprio da quest'ultima. La difesa tecnica, a questo punto, interveniva chiedendo, a termini e condizioni di legge, di escutere la Marsili, e ciò faceva previamente dando formale comunicazione al PM – Dr. De Magistris – della nomina di un investigatore difensivo. Il giorno in cui doveva essere raccolta formalmente la deposizione, la Marsili ed il suo compagno (o marito che sia) si opponevano (bada bene) alla videoregistrazione dell'atto istruttorio (e di ciò ne dà atto la Marsili nel corso del suo esame a Salerno), ma non per le ragioni vilmente rappresentate da costei e dal suo compagno-marito davanti all'AG di Salerno, bensì per ragioni diverse che emergeranno successivamente. Sta di fatto che non potrà sfuggirti che la videoregistrazione di un esame, o interrogatorio che sia, rappresenta il mezzo più sicuro che garantisce l'assoluta fedeltà di quanto avviene in quel contesto e, di certo, non se ne avvale chi intende carpire determinate risposte diverse dalla verità. Sta di fatto che anche io, mio malgrado, vengo lambito da sospetti per avere (quanto meno) avallato questo fantomatico complotto, e tale sospetto deriverebbe proprio da quanto dichiarato dalla Marsili e dal suo compagno-marito Greco. Purtroppo per loro, entrambi dicono bugie e di ciò risponderanno davanti all'Autorità Giudiziaria. Il Greco è stato già querelato. Nei confronti della Marsili, teste del processo, si è, allo stato, soprasseduto per la sola ragione che si vuole evitare la potenziale strumentalizzazione da parte di qualche avvocatucolo azzeccagarbuglia che, magari, potrebbe sostenere che si vuole screditare una teste o precostiuire artatamente situazioni di connessione che imporrebbero una valutazione diversa in sede processuale. Ovviamente, ancora una volta, sono conversazioni registrate a loro insaputa a disvelare il bieco mendacio a cui i due debbono ricorrere per ragioni, intuibili, ma, ancora per poco, non dimostrabili. I due, poveretti, non sapevano, allorquando dichiaravano il falso ai PM di Salerno, che immediatamente, esattamente il giorno successivo al precedente incontro fissato per l'assunzione della prova orale (con esito negativo), il sottoscritto difensore ha informato formalmente il Dr. De Magistris, con istanza scritta a cui era allegato il primo degli sms (in cui si parlava del complotto) inviati dalla Marsili al Saladino. Nell'istanza, oltre alla descrizione di tutto quanto era accaduto nei giorni precedenti, si chiedeva al dr. De Magistris di procedere lui stesso ad escutere la Marsili, ovvero di promuovere un incidente probatorio ( investendo in tal modo un giudice-terzo, nel contraddittorio tra le parti). In conclusione, debbo segnalare come il materiale in nostro possesso (dichiarazioni della Marsili registrate a sua insaputa), ci consentiva fin dal luglio del 2007 di sollevare un polverone ( usando un eufemismo) mediatico e non, atteso che la pubblicazione di quelle conversazioni avrebbe disvelato particolari tutt'altro che insignificanti. Ti sembrerà strano, ma proprio il massimo rispetto e la grande stima che avevo nei confronti del Dr. De Magistris mi ha fatto escludere quialsiasi possibilità di utilizzo di quelle registrazioni. Vai a controllare quale sia stato il criterio adottato dalla Marsili nella scelta del suo difensore o le accuse rivolte dallo stessa Marsili al Dr. De Magistris con riferimento alla fase della verbalizzazione delle sue dichiarazioni: se avessimo voluto ordire od avallare complotti contro quel PM, quale elemento migliore potevamo avere in possesso per metterne in discussione la credibilità? Un giorno, a breve, verrai in possesso di quanto dichiarato (e registrato a sua insaputa) da Greco. Penso che già da adesso non potrà accettarsi un lettura unilaterale della vicenda e domandarsi nel contempo, per come fa il Dr. Saladino dall'inizio di questa amara vicenda, perchè questa storia processuale è lievitata a dismisura portando anche ad uno scontro istituzionale senza precedenti. Confusione, tensioni e fibrillazioni: cui prodest?

    Con l'affetto e la stima di sempre.

Francesco

LA MIA RISPOSTA

Caro Francesco,

anche una lettera come questa – ben scritta e motivata – conferma in me la domanda: ma che cavolo ci fai tu a Lamezia? Sai quanto io sia schietto e l'ho anche scritto in un post del mio blog: ho grande considerazione per le tue capacità professionali. A Lamezia sei davvero sprecato: fossi stato a Milano o Roma saresti un principe del Foro.

Ciò detto spero che tu abbia apprezzato la mia sensibilità perchè in quel post sulle "pagine strappate" non ho mai citato il tuo nome. Lo avrei potuto fare tranquillamente – come ha fatto il collega del Corriere della Sera Carlo Vulpio nel suo blog riprendendo ciò che ho scritto nel mio blog – ma per rispetto della tua persona non l'ho fatto. Pubblicando le pagine mancanti ho lasciato che il tuo nome lo leggesse il lettore, dando nell’articolo le precise coordinate per arrivare a leggere e svelare la sorpresa annunciata. Certo, qualche considerazione e più l'ho fatta, visto che vengo pagato per fare il giornalista. Credimi: il modo in cui mi sono comportato è stato solo per rispetto nei tuoi confronti. E sai perchè? Perchè ti sei sempre comportato da signore nei miei confronti anche quando Saladino mi attaccava furiosamente, e queste cose io le ricordo. Così come viceversa - avvilito – assisto ancora ai comportamenti del tuo difeso, Saladino, che nei miei confronti sta usando tutte le armi legali per impedirmi di scrivere o parlare della vicenda Why Not per le cose che lo riguardano. Ovviamente di questo ho portato a conoscenza anche i legali del Sole, che hanno anche alcune lettere di un altro suo legale siciliano.

Ma come vedi – e di questo continuo a ringraziare il direttore de Bortoli e l’intero gruppo editoriale – io continuo a scrivere e parlare di Why Not perchè non ho altri padroni se non i lettori e il mio direttore. Il rispetto che ho per la mia professione e per i lettori è sacrale. E vengo dunque, più nel dettaglio, alla tua lettera e alle tue importanti rivelazioni. Io – riportando alcuni passaggi delle pagine strappate dal decreto di Salerno – ho solo ed esclusivamente fatto, come sempre,  il mio mestiere di cronista. Ho dunque riportato fedelmente una sintesi del contenuto di quelle pagine, che ho poi integralmente pubblicato. Così come ho sempre fatto in passato e continuerò a fare in futuro. A me non interessa prendere le parti di Tizio, Caio o Sempronio – gioco nel quale sguazzano tanti miei colleghi – a me interessa solo riportare notizie.

Detto in altro modo: me ne frego tre quarti di Saladino, Merante, Marsili, De Magistris o delle altre centinaia di persone indagate. Per me sono solo ed esclusivamente nomi. Punto. La mia forza – lo avrai capito – è solo il mio mestiere e la mia professionalità. Credo di essere tra i pochi che non ha paura di essere intercettato, pedinato, seguito, fotografato etc etc: la mia vita professionale è tesa solo alla caccia di notizie. Stop. Senza guardare in faccia a nessuno.

E dunque – concludendo – sai quante volte ho rivolto a te la stessa domanda che rivolgo a tutte le mie fonti: fatemi avere documenti, testi, insomma tutto quanto mi permetta di scrivere nuovi tasselli di questa vicenda.

Ti ripeto dunque ancora la stessa domanda: fammi avere testi, registrazioni insomma materiale per cui io possa scrivere.

E ti dirò di più: la lettera che hai scritto – suppongo e ovviamente sarà così – è di natura riservata. Ma se tu volessi pubblicarla sul blog dimmelo perchè la riproporrei pari pari. Magari con questa risposta che ti ho scritto, in modo da fornire un contributo in più ai lettori.

Un caro saluto e aspetto altre notizie sulle quali possa scrivere.

Roberto

L’AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE

—–Messaggio originale—–
Da: Studio Legale Gambardella
Inviato: venerdì 27 febbraio 2009 11.49
A: Galullo Roberto
Oggetto:

Avv.Francesco Gambardella

Lamezia Terme, 27.02.2009

PREG.MO DR.

ROBERTO GALULLO

    Carissimo Roberto,

avevo immediatamente colto l'importanza ed i motivi della Tua scelta dettata da un garbo che conferma quanto di positivo io penso della Tua Persona. 

Sappi che la grande stima che ho nei Tuoi riguardi deriva, oltre che dalle Tue indubbie qualità professionali ed umane, proprio dall'essere consapevole che sei un uomo libero e scevro da condizionamenti.

    Nel salutarti, condivido con piacere e gratitudine l'idea di pubblicare (e di ciò, quindi, mi permetto fartene espressa richiesta) sul Tuo blog la mia lettera del 23.02.2009 e la Tua risposta ( quest'ultima per me, comprensibilmente, ristoratrice e gratificante). 

    Un abbraccio affettuoso ed a presto.

Francesco

  • yugen |

    A distanza di tanti anni ancora si parla di Why Not ???
    E’ una dei tanti scandali che coinvolgono la Calabria o meglio la Regione Calabria con dentro ,Politici,Dirigenti,Funzionari ,tutta gente che dovrebbe essere rimossa dai loro posti di lavoro perché incapaci ed inietti o meglio capaci solo di imbrogli e sperpero di denaro pubblico- Scambio di voti come avvenuto nel 2010 nella Giunta di destra che ha permesso di fare assumere personale di ogni genere e grado costituendo società di comodo per poi assumere dipendenti anche dalla ex Why Not – ma in Regione si trova di tutto e di ogni “Genere” Il Palazzo nuovo della Regione Calabria ospita di tutto e di più-è già inquinato per la gente seduta con il culo sulle poltrone !!!!

  • stefano rossi |

    Caro Bartolo,
    se per fb intende facebook, mi spiace ma non ho uso social network.
    Se le può interessare ho un blog a cui potrà arrivare cliccando sul mio nome evidenziato in blu.
    un saluto!
    sR

  • bartolo |

    Un Grande Grazie a Stefano Rossi!
    Posso chiederLe se è presente su fb?
    grazie ancora
    bartolo iamonte

  • Roberto Galullo |

    Cara Maria Teresa,
    che l’avvocato Gambardella mi abbia scritto coltivando la speranza che io pubblicassi la sua lettera seppur privata è fuor di dubbio. Ci arriverebbe anche un neonato e io qualche annetto di esperienza ce l’ho…
    A quel punto io potevo fare due cose: tenerla riservata ignorando il suo subliminale grido oppure pubblicarla con la mia risposta.
    Ho deciso di tenere il gioco e pubblicarla e sapete perchè: perchè quella lettera conteneva importantissimi aspetti che, non a caso, io ho sintetizzato nella mia premessa. Se non avessi seguito questa strada i lettori non sarebbero venuti a conoscenza di nuovi elementi che, preannuncio a te e a tutti, ne richiameranno presto altri.
    Notizie, insomma, come quella sul complotto sul quale aspettati presto altre rivelazioni da parte mia.
    Questa è cronaca, dunque, niente altro, della vicenda Why Not. Certo ormai si fa fatica a seguire tutti i tasselli ma non è colpa mia: io faccio il giornalista e non faccio nè il giudice nè l’indagato nè l’avvocato.
    E, infine, vengo ad un ultimo aspetto: la mia risposta non è stata pacata ma è stata quella che doveva essere. Nè più nè meno, perchè, ripeto e l’ho anche scritto, non mi frega niente di nessuno e non guardo in faccia a nessuno. Non dovevo rispondere diplomaticamente perchè non sono un diplomatico che deve raffreddare i conflitti o un incendiario che deve ravvivare le polemiche. Sono un giornalista che si specchia ogni giorno felice allo specchio per i suo valori (non certo per la sua bellezza). Oltretutto voi, adorati lettori, sapete che spesso anche le mie risposte a voi sono, come dire, rudi. Non ho altro modo di esprimermi che francamente.
    Un caro saluto
    roberto

  • stefano rossi |

    DA STEFANO ROSSI: IL RIASSUNTO DELLE INCHIESTE POSEIDONE E WHY NOT
    In questo articolo cercheremo di spiegare sinteticamente la vicenda De Magistris e i suoi ultimi sviluppi.
    Nel farlo non ci soffermeremo sui nomi degli indagati, perché quello che qui interessa è mettere in evidenza un sistema criminale che, riteniamo, riguardi l’intera penisola.
    Comunque, chi fosse curioso, o chi volesse conoscere più nel dettaglio la vicenda e magari, riconoscendo qualche nome, aiutare la Procura nelle indagini, può scaricare direttamente gli atti a questo indirizzo: http://www.ilresto.info/11.html
    La sottrazione delle indagini a De Magistris
    De Magistris nel 2006, a seguito di una denuncia, inizia ad indagare sul fenomeno della illecita gestione pubblica, locale e nazionale, di finanziamenti, convenzioni, commesse e appalti nel settore della depurazione delle acque e della emergenza ambientale.
    Il procedimento è il c.d. Poseidone.
    Un altro filone di indagine porta De Magistris ad indagare sul fronte della illecita gestione regionale di commesse, appalti e finanziamenti pubblici nei settori della informatizzazione ed innovazione tecnologica degli uffici pubblici, del lavoro interinale, della sanità, dell’energia eolica. Tale procedimento è il c.d. Why Not
    All’interno della Procura, alcuni magistrati pongono in essere delle attività illecite allo scopo di sottrarre le suddette inchieste a De Magistris, nonché di delegittimarlo ed isolarlo professionalmente. Lo scopo viene raggiunto e a De Magistris vengono tolte le inchieste.
    I procedimenti sottratti a De Magistris, vengono, poi, senza che vi sia una giusta causa, smembrati in tanti procedimenti diversi ed assegnati ad altri procuratori, ovviamente del tutto estranei alle indagini sino a quel momento svolte.
    Tutto ciò porta ad una stagnazione delle indagini e al dissolversi di importante tracce investigative.
    Il dott. De Magistris, ritenendo illegale quanto successo, inoltra regolare denuncia la Procura della Repubblica di Salerno, ovvero la Procura competente (ex art. 11 c.p.p.) ad indagare sulle ipotesi di reato commesse dai magistrati di Catanzaro.
    Trasferimento di De Magistris
    A questo punto succede una cosa di gravità assoluta. Il Ministro di Grazia e Giustizia, Clemente Mastella, coinvolto nelle indagini, chiede al CSM il trasferimento cautelare urgente di De Magistris; ovverosia chiede il trasferimento del magistrato che sta indagando su di lui.
    Il Procuratore Generale promuove, quindi, un’azione disciplinare contro De Magistris, che molti autorevoli giuristi valutano assolutamente infondata.
    Il giorno prima della seduta in cui verrà discusso il caso De Magistris, Letizia Vacca, il Vice Presidente della Prima Commissione del CSM rilascia dichiarazioni alla stampa dove esprime giudizi di disvalore nei confronti di De Magistris e parla chiaramente dell’intento di “colpirlo” (Forleo e De Magistris sono cattivi magistrati”, tengono “condotte devastanti”, “devono fare le inchieste e non gli eroi). In altri termini, anticipa l’esito della seduta ancora prima che questa venga discussa.
    Il CSM, quindi, come anticipato, condanna De Magistris. Si badi bene che De Magistris viene condannato per aspetti disciplinari, ovvero per aspetti che riguardano la “forma” con cui sono state condotte le indagini; non si giudica cioè la fondatezza delle indagini stesse.
    Le motivazioni della sentenza lasciano, ancora una volta, ai giuristi ben più di una perplessità.
    De Magistris decide di impugnare la sentenza davanti alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Il ricorso è ben fatto e, secondo l’opinione di molti giuristi, ha ottime possibilità di venire accolto.
    Però c’è un colpo di scena. L’avvocato di De Magistris si sbaglia e deposita il ricorso in ritardo. Il ricorso viene quindi giudicato inammissibile e non valutato nel merito. In altri termini non vengono esaminate le motivazioni del ricorso, la sentenza del CSM diventa definitiva e De Magistris viene trasferito a Napoli.
    Inchiesta della Procura di Salerno
    La Procura della Repubblica di Salerno, intanto, investita delle indagini dalla denuncia presentata da De Magistris (è quindi obbligata ad indagare), a febbraio chiede alla Procura di Catanzaro di trasmettergli gli atti relativi alle indagini di De Magistris, ma questa rifiuta di inoltrare i fascicoli.
    La Procura di Salerno, grazie ad altre prove raccolte, ritiene che siano ravvisabili delle ipotesi di reato nei comportamenti tenuti da alcuni magistrati della Procura di Catanzaro. Dalle indagini, infatti, emerge che gli indagati, da un lato avrebbero indebitamente rifiutato di compiere atti del proprio ufficio non procrastinabili e, dall’altro avrebbero compiuto, invece, diversi atti contrari ai doveri dei propri uffici sulle indagini portate avanti da De Magistris. Sempre secondo la Procura di Salerno tali comportamenti sarebbero stati attuati, sostanzialmente, per favorire, mediante la deviazione del regolare procedimento penale, alcuni indagati.
    A suffragare tale ipotesi investigativa vi sarebbe anche il comportamento tenuto da alcuni indagati dei procedimenti di De Magistris che, una volta sottratte a questo le indagini, avrebbero assicurato a parenti ed affini di coloro che avevano reso possibile la sottrazione, l’ingresso in studi professionali di grande prestigio, quote societarie, e posti di lavoro vari.
    La Procura di Salerno rinnova, quindi, la richiesta di trasmissione degli atti relativi alle indagini di De Magistris alla Procura di Catanzaro. Ma, anche questa volta, la Procura rifiuta di inoltrare i fascicoli. La Procura di Salerno per ben sette volte inoltra la suddetta richiesta ma, per ben sette volte, la Procura di Catanzaro si rifiuta di consegnare gli atti.
    La Procura di Salerno, quindi, dopo aver atteso nove mesi ed inviato ben sette richieste, decide il sequestro degli atti.
    Questo iter, fin troppo corretto, viene dipinto dalla stampa come una guerra tra Procure. Ciò è assolutamente falso. E vi spiego perché.
    Facciamo un parallelo per rendere le cose più chiare.
    Io presento una denuncia contro Tizio affermando che questi spaccia cocaina in via X al numero civico 3 all’interno di una panetteria. Il magistrato ha l’obbligo di accertare se il reato da me denunciato è stato commesso.
    Il reato ipotizzato è lo spaccio di sostanze stupefacenti, il corpo del reato è la cocaina e il luogo della commissione del reato è il negozio di panettiere.
    Il PM ordina la perquisizione della panetteria (ed anche della casa del presunto spacciatore, vi potrebbe essere cocaina conservata anche li), nonché il sequestro, ove rinvenuta, della cocaina (corpo del reato) o di altro materiale inerente l’indagine (magari polveri necessarie a tagliarla).
    Nulla di strano vero? Tutto normale.
    Bene, veniamo a quanto fatto dalla Procura di Salerno.
    La Procura di Salerno riceve una denuncia su presunte ipotesi di reato (ricordiamo gli indagati avrebbero indebitamente rifiutato di compiere atti del proprio ufficio non procrastinabili compiendo, invece, diversi atti contrari ai doveri dei propri uffici sulle indagini portate avanti da De Magistris) compiute all’interno della Procura di Catanzaro da alcuni magistrati.
    Abbiamo come luogo della commissione del reato la Procura della Repubblica di Catanzaro, come corpo del reato gli atti omessi o compiuti dai magistrati indagati e, come materiale inerente l’indagine, i fascicoli sottratti a De Magistris.
    Il Pm, dunque, ordina la perquisizione della Procura della Repubblica di Catanzaro, luogo del commesso reato, nonché della casa degli indagati (alcune carte potrebbero essere conservate a casa) e, ove rinvenuto, il sequestro del corpo del reato (gli atti contrari ai doveri dei propri uffici) e/o di altro materiale inerente l’indagine (es. i fascicoli sottratti a De Magistris).
    Conclusione: se il comportamento del PM era corretto per l’ipotesi di denuncia di spaccio di sostanze stupefacenti, altrettanto lo deve essere in questo caso. Qual è la differenza qui? NESSUNA! L’agire della Procura di Salerno è stato assolutamente corretto e legittimo.
    Perché, allora, la stampa ci vuol far credere falsamente (non si sa per ignoranza o per mala fede), che sia in corso una guerra tra Procure?
    Contenuti delle inchieste Poseidone e Why Not
    Sino ad ora si è parlato tanto della vicenda De Magistris, dello scontro tra Procure, ecc.. ma pochissimo del contenuto delle indagini, perché?
    Probabilmente perché il contenuto di quelle indagini fa paura ed è meglio non parlarne.
    Infatti gli elementi raccolti indicano l’esistenza di una metodologia criminosa costante e comune riconducibile, attraverso sofisticati reticoli societari, ad esponenti della politica di rilievo delle aree UDC, Forza Italia e DS.
    “E’ la criminalità dei c.d. “colletti bianchi” – afferma De Magistris – …opera in modo assolutamente ramificato e consolidato in questo settore con capacità tecniche criminali di assoluto rilievo. Le condotte di reato hanno ad oggetto, in estrema sintesi, i seguenti passaggi: la deliberazione del finanziamento a livello nazionale e regionale. Questo è il passaggio in cui determinanti divengono le forti collusioni con esponenti della politica e della burocrazia (in particolare alti funzionari)… per ottenere illecitamente immani risorse pubbliche la criminalità organizzata – quella dei c.d. “colletti bianchi” – che agisce con consolidate convergenze parallele con la ‘ndrangheta, che rappresenta, allo stato, l’organizzazione mafiosa più potente, utilizza in particolare, lo strumento apparentemente lecito, delle società, soprattutto miste pubblico-private che sono proliferate in Calabria, ma non solo, in tutti i settori, soprattutto quelli dove è consistente la presenza di erogazioni pubbliche: l’ambiente, la sanità, i lavori pubblici, l’informatica, il settore interinale, il terziario. …altro momento decisivo in cui intervengono le modalità operative dei sodalizi che ho potuto ricostruire nelle mie indagini è quello dell’approvazione dei progetti che debbono ottenere l’erogazione pubblica. Spesso è in tale fase che vengono abilmente nascoste dilazioni illecite quali prezzo di corruzioni che vengono mascherate quali consulenze o attività legate alla predisposizione di progetti vari….Altro momento determinante in cui si realizza il pactum scelleris, e/o stessa vita della organizzazioni criminali, è quello delle assunzioni dei lavoratori nelle società e nelle attività finanziate…. Si sono potute constatare assunzioni di persone strettamente collegate o comunque segnalate da magistrati, prefetti, appartenenti alle forze dell’ordine, personaggi inseriti in istituzioni varie. E’ ovvio che quale contrapposizione vi è in diversi casi la copertura istituzionale che garantisce la sostanziale impunità a queste persone…”
    In altri termini, per assicurarsi l’impunità chi gestisce e ruba queste immani risorse di denaro compra il silenzio di magistrati, prefetti, forze dell’ordine, politici, finanzieri, regalando posti di lavoro ad amici e parenti di questi.
    Grazie a questo collaudato sistema i finanziamenti della Comunità europea per costruire strutture necessarie al paese finiscono nelle mani dei soliti noti. Ma chi sono i soliti noti?
    Agli atti si legge che in questo scandalo “un ruolo centrale assume la c.d. Loggia di San Marino”. Inoltre, una delle società maggiormente coinvolte è ricollegabile ad una persona che non solo era iscritto nella loggia P2, ma era già stato coinvolto nel c.d. processo Enimont.
    In sostanza, ancora una volta, la massoneria.
    Le persone coinvolte, inoltre, sono di primissimo piano e, leggendo le cariche ricoperte, la mente non può che tornare agli anni ’80 a agli elenchi P2:
    Presidente del consiglio,
    Ministri,
    vertici della guardia di finanza
    vescovi
    magistrati
    forze dell’ordine,
    servizi segreti
    imprenditori
    industriali
    ecc…
    Tutti legati da un vincolo di comune appartenenza, probabilmente da un giuramento, che evidentemente, vale ben più di quello fatto alla Repubblica.
    Conclusioni.
    Questa in estrema sintesi la vicenda De Magistris. Questa l’opera di disinformazione. Questo l’ennesimo attacco ai magistrati onesti. Questo l’ennesimo aiuto dato all’associazione criminale dei colletti bianchi.
    Il meccanismo che viene usato nelle Procure, quando indagato è un uomo che fa parte del potere occulto, è sempre lo stesso.
    Quanto successo alla Procura di Catanzaro, probabilmente, è successo e continua a succedere nelle Procure di tutta Italia.
    Una volta capito il meccanismo non è difficile vederlo ed indagare su di esso. Inoltre il marcio è talmente tanto che non si deve fare molta fatica per individuarlo, basta aprire gli occhi anche solo 5 minuti al giorno.
    Il problema è che oggi, con tutti questi atti di intimidazione operati anche in ambito istituzionale, sarà difficile trovare un magistrato che abbia il coraggio di fare il proprio dovere.
    Oggi, quindi, un magistrato onesto, se non viene ucciso, viene massacrato personalmente e professionalmente.

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