Alle Olimpiadi di Pechino pugni e calci alla camorra

Ora che sono finite le Olimpiadi mi viene in mente una canzone tra le più note di Pino Daniele: Napul’è mille culure. Napoli è mille colori canta Daniele. Sarà, ma a me sembra – cari amici di blog – che in questo momento Napoli (e con lei tutta la Campania), abbia solo due colori: il bianco e il nero.

Il bianco, l’anima candida e in cerca di riscatto, l’abbiamo vista alle Olimpiadi. No, non parlo di medaglie seppur conquistate, ma degli allori virtuali da assegnare a due atleti che – nel silenzio dei media pronti a titoloni sulle imprese atletiche ma ciechi di fronte all’impegno civile – hanno sputato in faccia alla camorra.

Uno è Clemente Russo (che tra l’altro avrebbe vinto l’oro anziché l’argento se avesse lasciato negli spogliatoi l’atteggiamento da guappo di periferia). Per mestiere tira pugni e li tira forti nelle palestre e nei ring di mezzo mondo. È campione del mondo e ora vicecampione olimpico. Viene da Marcianise (Caserta), paese di camorra allo stato puro. Da Pechino il suo grido è passato inosservato. Ha dichiarato che con le sue gesta tira pugni alla camorra e ai clan che dalle sue parti divorano vite ed economia.

Sempre a Pechino Mauro Sarmiento, da Casoria, anche lui medaglia d’argento, prima medaglia in assoluto nel Taekwondo, ha dichiarato che almeno per una volta del suo paese si parlerà perché ha spedito dall’altra parte del mondo un atleta vincente. “Tiro calci alla camorra” ha dichiarato. Bravo. Bene: pugni e calci ai clan. Un bel colore, quello vincente a cinque cerchi olimpici.

Mentre in Cina la Campania mostrava il volto più bello, quello della maggioranza dei suoi cittadini, soggiogata da un pugno di malavitosi criminali, in regione continuava (ancora una volta nel silenzio dei media nazionali) lo scempio dell’abusivismo edilizio. E’ il colore nero della Campania. Uno sfregio continuo, disgustoso. Non capirò mai amici di blog – e mi rivolgo soprattutto ai campani a cui chiedo di esprimere le proprie impressioni – perché ci divertiamo in Italia a distruggere quanto di più prezioso abbiamo: l’ambiente.

Ecco una breve cronaca di quanto è accaduto in 20 giorni di agosto. Fatti veri, tratti dalle edizioni campane del “Corriere della Sera” e di “Repubblica”. A Varcaturo è stata sequestrata una città abusiva: centinaia di appartamenti e ville di lusso già abitate e con tanto di fiori alla finestra. Ad Agropoli (ma qui siamo, lo precisiamo, nella legalità assoluta, che però non ci piace e non vorremmo mai commentare) arriverà probabilmente il Club Med con 430 appartamenti nella baia di Trentova. Per Legambiente si tratta di “una speculazione nel Parco del Cilento”. A Pianura, dove “Repubblica” ha persino documentato l’evento con fotografie, la municipalità si è arresa: “qui nessuno denuncia più” hanno affermato gli amministratori.

Cemento che uccide anche quando si resta in attesa di una demolizione. L’ecomostro di Alinuri deve essere abbattuto da 44 anni: questa estate un ragazzo si è tuffato in mare dallo scheletro e ora lotta in ospedale tra la vita e la morte. La Regione, ha dichiarato l’assessore regionale all’Urbanistica Gabriella Cundari, non ha più fondi per demolire le case abusive e il satellite che dovrebbe monitorare il territorio non può essere messo in funzione perché ci vorrebbero circa sei milioni di euro all’anno. Praticamente una resa e un via libera a ogni deturpazione sulla quale  – ricordiamolo – specula la camorra che detiene il monopolio delle costruzioni abusive. Solo a Napoli e provincia nel 2007 sono stati scoperti 160mila metri cubi illegali. Figuriamoci il resto. Per dare un’idea, il cemento abusivo del 2007 nella provincia di Napoli equivale a un isolotto nel Mediterraneo con una base di mille metri quadrati e un’altezza di 160 metri. A presidiare contro gli abusi appena 124 persone.

Gli amministratori locali non possono però chiamarsi fuori da questo scempio. Il Capo della Procura di Torre Annunziata, Diego Marmo, ha raccontato al Corriere della Sera che in un anno ha emanato 300 ordinanze di demolizione e non una è stata eseguita. “Non stiamo parlando di piccoli abusi – ha detto – ma di opere consistenti, case, ampliamenti di ristoranti e alberghi”.

A me, finite queste Olimpiadi, non frega quasi nulla delle medaglie e porterò con me le parole dei due atleti campani che si battono a calci e pugni contro i clan. Vorrei che di questo si parlasse e di come i campani – la maggioranza – possano essere aiutati a battersi contro la camorra che gestisce tutto: rifiuti, economia e mattoni selvaggi. Altro che concerto di Vinicio Capossela contro la futura discarica di Andretta (Avellino), che il 18 agosto ha richiamato 5mila persone. Per carità, non discuto l’impegno civile, ma vorrei vederlo un concerto di questi “cantautori impegnati” a Varcaturo contro l’abusivismo edilizio. Non gli concederebbero neppure lo spazio sul quale piazzare gli strumenti.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

  • francesca |

    caro roberto,
    quando sono nata il mostro di alimuri era già lì. mi ha vista fare il primo bagno, imparare a nuotare, innamorarmi del mio vicino di ombrellone. una presenza familiare al punto che – a 18 anni suonati – mi sono sorpresa quando ho scoperto che da tempo i due comuni confinanti si rimpallavano la responsabilità di abatterlo.
    il senso è proprio questo: chi nasce in un luogo – immersa in una cultura – fatica il triplo anche solo per aprire gli occhi, per capire cosa è giusto e cosa no, cosa è “normale” e cosa no.
    per farlo, spesso, c’è bisogno di andare lontano, a vedere il resto del mondo o anche solo il resto d’italia. solo il confronto t’insegna a misurare le cose, ti dà un metro per giudicare, un termine di paragone per guardare con occhi nuovi la tua terra.
    solo che poi chi va via si chiede perchè mai dovrebbe tornare indietro.

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