Genova, Trani, Milano, Roma e chissà quante altre città dimentico – solo per limitarsi agli ultimi giorni – delle quali i mass media hanno raccontato episodi di corruzione, concussione e abusi vari perpretati da parte di politici locali. E non solo locali. Per non parlare poi dei casi accaduti all’interno delle istituzioni (a esempio l’Agenzia delle entrate) o nella Asl, dove spesso dirigenti, impiegati a quadri fanno a gara o si mettono insieme ai politici per commettere reati che arricchiscono solo le tasche di chi abusa ai danni della collettività. Passano gli anni ma l’epoca di Tangentopoli e Mani Pulite sembrano essere passati invano. Anzi: ogni giorno ci racconta di nuovi episodi. Ogni giorno la sua croce. Ma i politici non mollano la poltrona. Anzi le escogitano di tutte per non mollare l’osso. Come le storie che racconterò domani nel corso del mio programma in onda su Radio 24 alle 19.30, “Guardie o ladri”. La prima è quella di Claudio Fanchin, milanese di orgine veneta, ex consigliere provinciale e inserito in vari altri posti organici al potere, che nel 2002 fu beccato, anzi, video-beccato (usiamo questo neologismo), mentre cercava di mettere le mani nella marmellata e arricchirsi ai danni di un imprenditore. Per una serie di incredibili concause la Cassazione, più garantista del garantismo, ha riaperto il processo nonostante si fosse beccato una condanna in primo grado, poi ridotta (ma va che novità) in appello e così ora si dovrà ricominciare tutto daccapo. Vedrete che il furbacchione – che nega tutto – riuscirà a farla franca. Non è mai uscito dalla politica, ha sempre agito dietro le quinte e ha promesso che quando sarà completamente riabilitato, candido come una vergine a primavera, tornerà a fare politica attiva. Per me è una minaccia ma ognuno è libero di pensarla come vuole.
L’altra storia è quella di Marzio Strassoldo, ex presidente della Provincia di Udine, ex rettore della locale Università, professionista stimatissimo, di origini teutoniche alle quali (chissà perché) tiene, ricco da brivido (condivide con altri membri della famiglia perfino un Castello che fa sfigurare quello di Biancaneve, visitabile su Internet e che porta lo stesso cognome, pardon casato). Lo scorso anno fu al centro di uno scandalo perché dopo aver messo nero su bianco (ma si, un regolare contratto) che avrebbe assicurato ad un politico locale un posto da mega-consulente o dirigente in cambio di un bel pacchetto di voti, non ha mantenuto le promesse. E così il politico al quale aveva fatto marameo ha fatto esplodere la vicenda, seguitissima dai giornali locali che lo hanno (dice lui) costretto alle dimissioni. Voi direte: è uscito dalla scena. Macchè siori e siore: si è ripresentato con una lista che ha raccolto i voti equivalenti ai residenti di un condominio ed è ancora li che predica e smoccola contro i cattivi politici. E sì, perché per lui è normale barattare posti in cambio di voti: così fan tutti ostregheta! Lui ha avuto solo l’incauta pensata di metterlo per iscritto ma nega persino (contro l’evidenza) di aver promesso posti. Una cosa dimenticavo: i partiti di appartenenza li hanno difesi fino all’ultimo, le istituzioni se ne sono lavate le mani, la collettività ha dormito e le varie opposizioni politiche hanno abbaiato con la stessa faccia feroce che fa un barboncino nano della Valtellina di fronte ad un Pitbull allevato per i combattimenti clandestini. Un’ultima cosa: i due casi sono avvenuti al Nord e non al Sud, dove pure accadono ma (chissà perché) fan più rumore. Forse perché Roma è ladrona solo dalla Capitale in giù. In attesa che politici abituati a lavorare come Bossi (passatemi l’ironia!) e luminari della Politica con la P maiuscola come Borghezio o Gentilini ci illuminino, gridiamo viva l’Italia e, come disse anni fa in una vignetta Ellekappa, viva “Mani impunite”.